2014-09-19 15:45:00

Roma, mostra sui luoghi di preghiera dei cristiani d'Oriente


L’attività a favore dei poveri, così come del dialogo interreligioso ed ecumenico, sono stati alcuni dei temi toccati dal fondatore della Comunità di Sant’Egidio, Andrea Riccardi, e dal presidente Marco Impagliazzo, nell’incontro con il Papa che li ha ricevuti questa mattina in Vaticano. Ieri proprio Impagliazzo, assieme al presidente di Armenia, Serzh Sargsyan, anch’egli ricevuto oggi da Francesco, aveva inaugurato una mostra fotografica ospitata al Vittoriano di Roma sino al primo ottobre. “Parabole d’Oriente. Il Cristianesimo alla sfida del nuovo millennio”, presenta gli scatti di Michele Borzoni che dall’Iraq all’Azerbaijan, dalla Turchia, alla Giordania e alla Siria documentano la diaspora dei cristiani dai Paesi del Mediterraneo orientale, spesso ridotti a minoranze perseguitate. Francesca Sabatinelli ha intervistato Marco Impagliazzo:

R. – Con il prof. Riccardi siamo stati ricevuti dal Santo Padre per ringraziarlo, innanzitutto, della bellissima visita che lui ha fatto alla Comunità nel mese di giugno e per l’incontro che ha avuto con tanti poveri. Abbiamo riferito al Papa dell’incontro interreligioso per la pace, avuto pochi giorni fa ad Anversa, in Belgio, nell’anniversario dello scoppio della Prima guerra mondiale, e abbiamo anche annunciato al Santo Padre l’intenzione di svolgere lo stesso incontro il prossimo anno a Tirana, in Albania. Si è parlato molto della situazione di questo Paese, soprattutto della sua storia di persecuzione durante gli anni del comunismo, del fatto che sia stato il primo Stato ateo del mondo e di aver visto la testimonianza di migliaia e migliaia di nuovi martiri cattolici, ortodossi, protestanti, di tutte le confessioni cristiane. Naturalmente, abbiamo aggiornato anche il Santo Padre della nostra opera per l’Africa, per lo sviluppo di questo grande continente, particolarmente di ciò che la comunità sta facendo per la cura dell’Aids. Il Santo Padre si è fortemente interessato a questa opera. E poi, naturalmente, si è parlato tanto di Iraq, di cristiani d’Oriente.

D. – Il Papa oggi ha ricevuto anche il presidente della Repubblica d’Armenia che con lei, Impagliazzo, ieri ha inaugurato un’importante mostra su dove pregano i cristiani d’Oriente. Che percorso ci indica questa mostra?

R. – Si chiama “Parabole d’Oriente” ed è una mostra che mette in evidenza la storia religiosa di queste comunità attraverso fotografie molto toccanti dei loro luoghi di culto, molti dei quali purtroppo adesso versano in cattivo stato architettonico, ed è anche una mostra che testimonia, seppure nella loro piccolezza, la vitalità di tante comunità di cristiani d’Oriente, non solo cattoliche, ma anche ortodosse. Ed è un’occasione per tutti noi e per tutti i visitatori, di condividere, seppure in parte, e da lontano, la sofferenza di queste comunità in un periodo così difficile della loro storia per ciò che sta accadendo con la guerra in Iraq e in Siria.

D. – Le foto sono molto attuali, ma alcune ci riportano anche a un lontano passato. Ne cito una che mostra un sacerdote di una città della Turchia, Diarbakir, che oggi non ha praticamente quasi più cristiani: si parla di sei famiglia siriache, mentre nel 1869 contava 21 mila cristiani. Questa mostra sembra parli della storia e dell’agonia, se vogliamo, dei cristiani in Oriente…

R. – Sì. Io direi che più che l’agonia è la sofferenza di questi cristiani. Il caso che lei cita è un caso che conosco, perché ho visitato personalmente questo prete ortodosso che è molto felice di essere lì con i suoi fedeli. Ma quello che devo dire è che in tutta l’Anatolia e nella Turchia orientale si realizza il vero ecumenismo, l’ecumenismo che raduna le varie comunità, le varie confessioni attorno a un unico prete. E, in fondo, questi sono anche luoghi in cui viene mostrata la vitalità e la forza dell’unità dei cristiani: quando i cristiani sono uniti, possono resistere anche alle più grandi difficoltà. Ciò che mostra la storia di questi cristiani è che l’unità si può vivere anche molto in pratica, nella vita di tutti i giorni e nel condividere la stessa liturgia.

D. – Quindi, il percorso delle foto ci mostra la tragedia di queste popolazioni, ma anche la loro capacità di sopravvivenza grazie all’unità?

R. – Sì. Qualche anno fa è uscito un libro francese molto bello, che si intitola “Vita e morte dei cristiani d’Oriente”. In Oriente esiste sempre questo duello, che poi è il duello che noi vediamo nella Pasqua: il duello tra la vita e la morte. E i cristiani, oggi, stanno testimoniando la forza della resurrezione nell’unità e noi dobbiamo mostrare loro che siamo tanto vicini a loro e condividiamo con loro la gioia della resurrezione.








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