2014-09-19 20:01:00

Regina Elisabetta: con Scozia, sostegno e rispetto reciproco


"Non ho dubbi che gli scozzesi siano in grado di esprimere le loro forti convinzioni per poi tornare di nuovo insieme in uno spirito di sostegno e di rispetto reciproco": lo ha affermato la Regina Elisabetta II, in un messaggio diffuso dopo la vittoria del ‘no’ al referendum sull’indipendenza della Scozia. Mentre si discute su quali saranno le nuove relazioni tra Londra e Edimburgo, il primo ministro scozzese Alex Salmond ha rassegnato le sue dimissioni. Da Edimburgo, Giovanni Vale:

E’ con un’aria triste che Alex Salmond, il leader della battaglia indipendentista scozzese, è comparso alla televisione per rassegnare le sue dimissioni. L’ormai ex primo ministro di Edimburgo ha detto che contribuirà alla vita politica del suo Paese, ma senza più ricoprire questa carica. Salmond era da 20 anni alla guida del Partito nazionalista scozzese, che ora passerà nelle mani della sua vice Nicola Sturgeon: potrebbe diventare la prima donna a ricoprire la carica di primo ministro di Scozia. La stampa inglese parla di notizia shock, soprattutto se si considera l’enorme rimonta che il fronte del ‘sì’ ha realizzato dai primi sondaggi dell’agosto scorso, quando l’indipendenza convinceva solo un terzo degli scozzesi. Nel frattempo prosegue il dibattito sulla riforma dei rapporti tra Londra ed Edimburgo: David Cameron ha confermato la sua volontà di mettere in atto un progetto di decentramento non solo per la Scozia, ma anche per il Galles, l’Inghilterra e l’Irlanda del Nord. I nuovi poteri che saranno affidati al parlamento di Edimburgo riguarderanno le tasse, la spesa pubblica e il welfare.

In che modo gli scozzesi hanno vissuto questo referendum? Lidia O’Kane lo ha chiesto a mons. John Keenan, vecovo della diocesi scozzese di Paisley:

R. – The Scots believe in democracy...

Gli scozzesi credono nella democrazia, credono nel processo politico, credono nell’onestà e nella franchezza. Poi, dopo che la decisione è stata presa, cioè quella del rimanere uniti e di procedere su questa strada, io credo non ci saranno difficoltà eccessive per quanto riguarda il processo di riconciliazione. Certo, alcuni hanno perso e sono amaramente delusi, altri hanno vinto e sono molto sollevati. Ma penso anche che quelli che hanno vinto stiano riflettendo sullo svolgimento della campagna elettorale. Penso che quando tutto questo polverone si sarà attenuato, tutti gli scozzesi saranno orgogliosi dell’andamento del referendum e anche di come la loro regione sia stata guardata da tutto il mondo. La Chiesa sarà coinvolta ovviamente nell’incoraggiare le persone che non fanno parte dello schieramento che ha vinto ad accettare questa decisione, ad accettarsi l’un l’altro, per costruire una Scozia migliore. Ma ho la sensazione che questa campagna elettorale abbia mostrato il modo in cui gli scozzesi sono abituati a condurre diversità di opinioni e dibattiti, e alla fine hanno mostrato il loro volto migliore.

Sugli aspetti salienti del referendum per l’indipendenza della Scozia, Giancarlo La Vella ha chiesto l'opinione di Gianni Riotta, del quotidiano La Stampa:

R. – Intanto il risultato in sé, perché un paio di settimane fa il "sì" era passato avanti nei sondaggi e quindi la vittoria del "no", così larga, non era né scontata, né facile. Un netto risultato, quindi, a favore dell’Unione, che però lascia molti problemi aperti: per esempio quelli di una "devolution", diciamo un’autonomia di stampo sudtirolese, a cui certamente adesso la Scozia guarderà.

D. – Un referendum che va a colpire il senso di tradizione che c’è nel Regno Unito, anche in campo politico...

R. – Il risultato unitario ha confermato che, malgrado tutti i problemi e tutti gli acciacchi di 307 anni di Unione, gli scozzesi sono voluti rimanere con la Regina. Io credo veramente che l’intervento di Elisabetta II, uscendo dalla Chiesa, sabato scorso, abbia avuto un importantissimo effetto quando la regina ha detto “Riflettete, riflettete”. Ecco, gli scozzesi hanno avviato una loro riflessione e hanno deciso che era meglio rimanere con Londra.

D. – Praticamente, come si pensa possano cambiare i rapporti ora tra Londra ed Edimburgo, ma non solo, si parla anche di Galles e Irlanda del Nord?

R. – Galles e Irlanda del Nord erano pronti ad andare avanti se ci fosse stata anche una secessione scozzese. Non c’è stata e quindi si fermeranno. Ora, deve esserci uno sforzo intelligente da parte del premier Cameron, che deve guardare con favore all’autonomia scozzese. Allo stesso tempo, però, gli scozzesi devono capire che il popolo ha parlato. In Inghilterra c’è il partito di Farage, che è molto irritato nei confronti degli scozzesi che lamentano una sorta di oppressione da parte degli inglesi. Quindi, tirare troppo la corda da una parte o dall’altra sarebbe esiziale.

D. – Quale ricaduta, per quanto riguarda le varie istanze autonomiste che ci sono in Europa, dopo questo referendum?

R. – Questo risultato sembra dire: “Non fate sciocchezze, non pensate che sia il momento di alzare bandierine autonomistiche, perché la crisi economica e la crisi geopolitica – dalla Libia, all’Ucraina, alla Grecia – è pronta a ricordarvi con grande fermezza che l’unione fa la forza.

 








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