2014-09-19 19:09:00

Is: raid francesi sull’Iraq. Allarme profughi tra Siria e Turchia


È iniziata l’offensiva francese sulle postazioni jihadiste in Iraq, in accordo con la coalizione voluta dal presidente statunitense Barack Obama. Ma sul terreno la violenza rende più critica la situazione degli sfollati, in particolare cristiani. La Turchia, intanto, ha aperto il proprio confine con la Siria per accogliere i profughi curdi. Il servizio di Giada Aquilino:

Prima l’adesione alla coalizione internazionale contro lo Stato Islamico, poi i raid. L’aviazione francese ha bombardato basi jihadiste nel nord est dell’Iraq, in supporto di forze irachene e peshmerga curdi. L'Eliseo ha spiegato che i caccia hanno attaccato e distrutto un deposito logistico dei terroristi. Già annunciati prossimi raid. Soddisfazione è stata espressa dalla Casa Bianca. La violenza, intanto, percorre anche le strade di Baghdad, dove è di almeno 20 morti e 40 feriti il bilancio dell’esplosione di due autobombe, e di Kirkuk, con 10 vittime e una ventina di feriti per una moto bomba. Sempre più critica la situazione dei cristiani: monsignor Emil Shimoun Nona, arcivescovo caldeo di Mosul, ha denunciato ad AsiaNews che le milizie dello Stato Islamico impediscono agli studenti cristiani di frequentare le scuole. Emergenza anche per i profughi curdi che scappano dalla Siria per l'avanzata dei gruppi jihadisti: la Turchia ha aperto il proprio confine, dove nelle ultime ore si accalcavano almeno 4 mila persone. La minaccia dell’estremismo islamico è in queste ore al centro di una riunione ministeriale al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, in vista del dibattito della prossima settimana all’Assemblea Generale.

 

Il Senato americano ha intanto approvavo la risoluzione che autorizza il sostegno ai ribelli filoccidentali siriani. Previsto anche il conferimento di armi per fronteggiare il sedicente Stato Islamico (Is). Il presidente Usa, Barack Obama, plaude all'adesione della Francia ai raid aerei in Iraq e assicura la distruzione dell’Is. Sulla decisione di Hollande Antonio Elia Migliozzi ha intervistato Antonio Ferrari editorialista del Corriere della Sera:

R. - Si allarga il campo dei partecipanti e più si allarga, più per l’Is dovrebbe essere il pesantissimo segnale che il mondo è determinato. Abbiamo molti Paesi dell’Occidente e abbiamo anche molti Paesi dell’islam, dell’islam cosiddetto moderato. E questo per l’Is è un segnale molto importante. Le possibilità a questo punto per questi tagliagole - perché non trovo altro termine per classificarli - sono o di alzare ancora il tiro - non so fino a quanto a loro convenga, ma la loro logica naturalmente ci sfugge - oppure di cominciare a ripensare - se c’è qualcuno pensante all’interno di questa congrega! - a una strategia che per il momento ha soltanto scatenato la rabbia del mondo. E se un presidente degli Stati Uniti si è spinto a dire, in maniera molto chiara e netta, “li annienteremo”, questo vuol dire qualcosa…

D. - Preoccupa l’ingresso tra i ranghi dell’Is di ribelli balcanici?

R. - E’ un’altra novità, oltre a quelle che abbiamo ascolto nei mesi scorsi, nelle settimane scorse, con un forte inserimento di europei, magari di discendenza islamica o comunque anche non islamici che volevano andare a trovare una ragione di vita. Nei Balcani ci sono delle tensioni che non sono state superate: basta andare a Sarajevo - e non soltanto a Sarajevo - per rendersi conto che sotto la cenere cova ancora una grandissima percentuale d’odio e di risentimento per quello che è stato stabilizzato finora. Questa - ahimè  - può essere una spinta molto pericolosa, perché rischia di creare veramente la “multinazionale del terrore”. Era quello che si temeva un tempo e che oggi potrebbe esserci se il mondo non fa seguire alle minacce di intervento un’azione concreta. Voglio dire: se non succede questo, il rischio di creare questa “multinazionale del terrore” è molto ampio.

D. - Si combatte anche in Siria e il Congresso americano autorizza la Casa Bianca a fornire sostegno ai ribelli filoccidentali. C’è il rischio che queste armi finiscano per essere usate contro l’Occidente?

R. - Abbiamo vissuto questi ultimi anni con mille sorprese. Abbiamo seguito la storia di Osama Bin Laden, che aveva avuto le armi dagli americani per combattere contro i sovietici in Afghanistan e poi ha rivolto queste stesse armi contro chi gliele aveva date e cioè contro gli americani, fino a organizzare o a pianificare gli attentati alle Torri dell’11 settembre del 2001. Quindi, è evidente che abbiamo dei precedenti e questo - quello che ho appena citato - non è l’unico. Credo che questa sia semplicemente una formulazione per dire non siamo favorevoli al regime di Assad, ma siamo pronti anche ad aiutare i ribelli: io non so dove si trovino questi ribelli "puri", diciamo non contaminati dai due estremismi islamici presenti sul territorio… In fondo, questa mi sembra una dichiarazione e un proponimento più legato ad acquietare quelli che si chiedono come sia possibile che l’anno scorso gli americani fossero pronti, diciamo, a bombardare il regime di Assad e oggi, in qualche misura, possono essere visti come coloro che agiscono contro i nemici di Assad.








All the contents on this site are copyrighted ©.