2014-09-18 13:00:00

Papa a vescovi ivoriani: dialogare con islam per scoraggiare derive violente


Il vostro Paese ha patito “gravi divisioni”, voi fate “tutta la vostra parte nell'opera di riconciliazione nazionale”. È l’invito che Papa Francesco ha rivolto ai vescovi della Costa d’Avorio, ricevuti in visita ad Limina. Il Papa ha anche esortato i presuli a proseguire il dialogo con i musulmani, così “da scoraggiare – ha detto – ogni deriva violenta e ogni errata interpretazione religiosa del conflitto che avete sperimentato”. Il servizio di Alessandro De Carolis:

C’è il sole della speranza, che illumina una Chiesa in crescita. E c’è il “vento contrario” che rende “fragile” la fede di tanti, perché i recenti conflitti che hanno insanguinato il Paese, lo hanno anche diviso e “il particolarismo etnico” ha preso il “sopravvento sulla fraternità evangelica spingendo “molti battezzati, stanchi o delusi”, ad allontanarsi “dalla luce della verità e ad aderire a proposte più facili”.

È la Costa d’Avorio a metà del secondo decennio del 21.mo secolo, secondo Papa Francesco, che la ritrae sulla base delle relazioni dei vescovi locali, incontrati nel Palazzo Apostolico. Il Papa definisce “grande” il lavoro di evangelizzazione svolto nella nazione africana e, come in queste circostanze, le indicazioni pastorali del Papa sono tutte per la cura del clero, l’attenzione agli Istituti religiosi, l’impegno per i laici specialmente se giovani.

Ma l’inizio del discorso consegnato ai presuli è soprattutto uno sguardo al ruolo sociale della Chiesa ivoriana. Avete sofferto molto, riconosce Papa Francesco, e quindi avete bisogno di riscoprire la “fraternità”. Ricostruirla richiede un “grande impegno” e dunque, prosegue, “non posso che invitarvi a fare tutta la vostra parte nell'opera di riconciliazione nazionale”, a patto che – asserisce – rifiutiate “qualsiasi coinvolgimento personale in dispute politiche a scapito del bene comune”.

È “importante – ripete il Papa – mantenere relazioni costruttive con le autorità del proprio Paese, come con le varie componenti della società, in modo da diffondere un vero spirito evangelico di dialogo e collaborazione”. E in ciò “il ruolo della Chiesa – che è apprezzata e ascoltata – può essere fondamentale”. Con “questo stesso spirito”, soggiunge, “vi incoraggio a proseguire il dialogo con i musulmani, in modo da scoraggiare la deriva violenta e qualsiasi errore di interpretazione religiosa del conflitto che avete sperimentato”.

Confronto, “ascolto”, clima di reciproca confidenza. Questo costruisce un cristiano là dove vive. E le ricadute di questo spendersi, assicura Papa Francesco, sono semi che fanno crescere la pianta del bene. Per esempio fra i preti, seguiti – chiede ai vescovi – con “dolcezza”,  “persuasione” e “incoraggiamento” perché è solo con un “presbiterio fraterno e solidale attorno al proprio vescovo, che i sacerdoti – dice il Papa – saranno attaccati alla propria diocesi e portati a servirla come una priorità”, a differenza di quei “molti tentati di andare troppo lontano, a scapito del popolo di Dio e delle esigenze del loro ministero”.

O come fra le famiglie, realtà rese oggi “molto fragili”, ribadisce Papa Francesco, sia dal “processo di secolarizzazione che raggiunge ora la società ivoriana – o a causa dello spostamento delle persone e delle divisioni causate dal conflitto – sia per le proposte, meno esigenti sul piano morale, che sorgono da tutti i lati”. O fra gli anziani molti dei quali, “nonostante la tradizionale mentalità africana che ‘li circonda di una venerazione speciale”, sono ormai – afferma il Papa – soli e abbandonati, giacché la coltivazione del ‘rifiuto’ appare ora nelle vostre società”.

L’ultimo pensiero è in realtà un pensiero sintesi ed è dedicato all’inculturazione, in risposta alle altre “proposte facili” che seducono anche tanti cristiani. “È certamente necessario – sostiene Papa Francesco – approfondire il dialogo con la realtà culturale e religiosa tradizionale al fine di giungere a un’autentica inculturazione della nostra fede, rifiutando senza ambiguità ciò che è contrario, ma accogliendo e portando a compimento ciò che è buono”.








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