2014-09-18 11:20:00

Acli: più che l'abolizione dell'art. 18 serve un piano industriale


Via libera della commissione Lavoro del Senato alla delega sul mercato del lavoro. Voto positivo anche all'emendamento del governo che introduce il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti e apre la strada a modifiche sull'articolo 18. Il ministro del Lavoro Poletti afferma che non il governo non apporterà modifiche al provvedimento. Alessandro Guarasci ha sentito il presidente Gianni Bottalico:

R. – Non sono tanto le regole in questo momento che ci devono appassionare, ma ci deve appassionare il fatto che dobbiamo creare un lavoro e quindi dobbiamo riportare le aziende, quelle che sono andate via, nel nostro Paese, e dobbiamo cercare di far crescere nuove imprese, perché ne abbiamo chiuse tante. Questo Paese ha bisogno di una grande riflessione, di un grande piano industriale per decidere su quale "asset" investire e coerentemente tutti quanti concorrere a questo. Il sistema deve concorrere a questo: il sistema formativo, il sistema della cultura d’impresa, il sistema creditizio.

D. – Mi sembra che il tema della riforma dello Statuto dei lavoratori, non vi appassioni molto?

R. – Noi riteniamo in questo momento che l’art. 18 sia stato l’elemento per l’espulsione dal mondo del lavoro e oggi sia un ostacolo perché si faccia impresa. Credo che i problemi siano ben altri. Credo che in questo momento ci siano date da scrivere nuove regole e altre regole. Parliamo di quali tutele oggi mettiamo in campo per aiutare chi oggi perde il posto di lavoro a ritrovarne un altro. Questa è infatti l’angoscia: non tanto quella di rimanere a lavorare nello stesso posto per 30 anni, come poteva essere prima, ma sapere che nel momento in cui perdo il posto io posso trovarne un altro e che soprattutto c’è un sistema di servizi, pubblico o privato, che mi aiuta a risolvere questo problema.

D. – Un piano, dunque, industriale per l’Italia. Ma, secondo lei, perché il Paese in questo momento è poco attrattivo nei confronti di quelle aziende che potrebbero nascere?

R. – Il tema della giustizia civile in questo momento è uno dei temi che creano questo ostacolo. Il tema creditizio, l’accesso al credito delle banche, è un tema estremamente attuale. Il fatto che questa burocrazia ci impieghi due o tre anni per poter dare la possibilità a qualcuno di impiantare un’impresa è un problema serio. C’è poi un tema vero che è l’aspetto malavitoso. Non dimentichiamo che questo Paese è spaccato in due e c’è un Paese in mano alla malavita. Poi, credo ci sia anche qui un’assunzione di responsabilità da parte degli imprenditori, per incominciare a creare imprenditori che abbiano una cultura d’impresa. Noi veniamo da anni in cui molta classe imprenditoriale ha deciso e ha preferito investire nella finanza, in tutto e subito, invece che investire nel fare e nel produrre cose, prodotti e oggetti.








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