2014-09-16 14:23:00

Convegno diocesano: evangelizzare i giovani partendo dalle famiglie


Rilanciare l’azione pastorale nelle parrocchie per promuovere non solo l’appartenenza alla comunità ecclesiale dei ragazzi, ma per coinvolgere anche i loro genitori nel cammino di fede. Questo l’obiettivo del Convegno pastorale della diocesi di Roma sul tema “Un popolo che genera i suoi figli. Comunità e famiglia nelle grandi tappe dell’iniziazione cristiana”, che si è concluso ieri sera nella Basilica di San Giovanni in Laterano. Il servizio di Marina Tomarro.

Una fede vissuta e forte, che arriva a far rileggere tutta la propria vita alla luce del Vangelo. Questo deve essere il primo aspetto fondamentale di coloro che vogliono diventare catechisti. E avere competenze educative soprattutto verso gli adolescenti, stabilendo un rapporto di fiducia con loro. Il commento del cardinale vicario Agostino Vallini sulle conclusioni del convegno pastorale della diocesi di Roma:

“L’iniziazione cristiana, vale a dire il generare alla fede delle nuove generazioni, non si può fare con una serie di incontri che rimangono fini a loro stessi e che non producono poi un’esperienza spirituale capace di orientare la vita. Quindi, si tratta davvero di metterci davanti alla realtà, comprendere che ci sono delle grandi sfide, e allora i punti fondamentali sono questi: innanzitutto, noi dobbiamo saper mostrare l’attrazione del Signore attraverso una vita bella della Chiesa. In secondo luogo, dobbiamo operare per recuperare al cammino di fede le famiglie dei ragazzi. E terzo, che tutto parte dall’esperienza dell’incontro con il Signore in una realtà che è l’annuncio del kerygma: se non c’è un primo annuncio che tocca il cuore delle persone, non illudiamoci, perché anche gli stessi incontri potranno essere pure interessanti, ma non susciteranno l’interesse e la disponibilità dei ragazzi”.

E quindi l’iniziazione cristiana, per arrivare al cuore dei giovani, deve imparare a parlare il loro linguaggio. Ascoltiamo ancora il cardinal Vallini.

“I ragazzi di oggi sono molto diversi rispetto a quando eravamo ragazzi noi, sia per il contesto generale, sia anche per le sfide che essi affrontano. Se noi riduciamo l’iniziazione cristiana agli incontri, seduti di fronte a catechisti che fanno piccole lezioni, non andremo molto avanti. E’ un grande tema, molto impegnativo, sul quale però sono ottimista e naturalmente, però, chiedo anche tanto impegno”.

E fondamentale diventa il ruolo delle parrocchie, soprattutto per portare la buona novella a quelle famiglie ancora lontane dal cammino di fede. Don Andrea Lonardo, direttore dell’ ufficio catechistico del Vicariato:

R. – Io direi una prima cosa che il Papa ricorda: la parrocchia in realtà vicina alle persone. A Roma, in Italia, le persone sono vicine alla parrocchia. Paradossalmente, c’è un funerale, c’è una nascita: le persone sentono che Gesù c’entra. Però anche la parrocchia dev’essere aperta. Deve innanzitutto essere accogliente, non deve fare le dogane pastorali: deve realmente accogliere! Poi, deve uscire non semplicemente andando fisicamente, ma anche comprendendo ciò che la gente pensa, i suoi problemi e quindi andare anche incontro fisicamente, andare nell’ultimo posto, andare dove sono i problemi della scuola, i problemi dell’educazione, i problemi degli anziani che sono soli, poi dell’handicap … Per esempio, un portatore di handicap dà uno sguardo diverso a tutti gli altri ragazzi: non è un peso, ma un dono!

D. – Tanti sono a volte i ragazzi che ricevono i Sacramenti e poi si allontanano. Allora, qual è il modo di far loro continuare un cammino di fede, coinvolgendo magari anche le famiglie?

R. – Coinvolgere le famiglie è una cosa essenziale, perché i genitori per primi devono scoprire la bellezza della fede. D’altro canto, noi non dobbiamo spaventarci perché i giovani si allontanano, perché i giovani sono fatti per allontanarsi: è un momento in cui devono riappropriarsi personalmente. Ma lì serve una proposta che li aiuti veramente.








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