2014-09-11 14:42:00

Sgreccia: eterologa, anonimato nega diritto nascituro a conoscere genitore


Il tema della fecondazione artificiale eterologa e dell’anonimato o meno del donatore o donatrice sta accendendo animati dibattiti nei Paesi in cui è stata già legalizzata e in quelli – come l’Italia - che si apprestano ad introdurla nel proprio ordinamento. Un argomento di grande interesse etico per credenti e non credenti, come spiega mons. Elio Sgreccia, presidente emerito della Pontificia Accademia della Vita, ribadendo la posizione della Chiesa sulla procreazione assistita. Ascoltiamolo nell‘intervista rilasciata a Danusa Rego, della Radio Televisione cattolica brasiliana Canção Nova, nello Stato di San Paolo:

R. – Perché una tecnica di aiuto alla vita sia lecita, occorrono tre condizioni. La prima è che non vadano perduti degli esseri umani, cioè degli embrioni fecondati. La seconda è che si rispetti la struttura della famiglia, cioè che il figlio che nasce sia il risultato di un atto di amore tra padre e madre, tra i due coniugi. E, la terza è che colui che nasce abbia come padre e madre i due coniugi, cioè non intervenga il contributo di una persona estranea. Ora, l’eterologa – per definizione – rompe l’unità della famiglia in quanto colui che nasce è frutto della donazione di un gamete – che sia l’ovulo o che sia lo spermatozoo – estraneo alla coppia sposata; e per quella omologa la Chiesa usa l’espressione ‘moralmente illecita’, perché anche quando la procreazione artificiale è frutto di una tecnica sostitutiva dell’atto coniugale, anche se fatta a vantaggio di due coniugi e con i loro gameti, però sostituisce l’atto coniugale, ed anche in questo caso non adempie il disegno creativo, naturale della coppia stessa.

D. – Quali sono i ‘danni’ della fecondazione artificiale?

R. – La Chiesa non è contraria all’uso della tecnica o dell’intervento della medicina per aiutare la procreazione. Però, quello che è tenuta a richiamare – per il bene di colui che nasce, anzitutto, e anche per il bene della coppia e della società - è anzitutto la perdita degli embrioni procreati artificialmente, quale forma di aborto; e secondo, la divisione dell’unità della coppia, quando chi genera non sono gli stessi sposi, ma interviene un terzo. Unità della coppia che è lesa anche quando a procreare è una tecnica, e quindi l’atto più importante di una coppia, che è quello di mettere al mondo un figlio, è alienato, conferito a un laboratorio.

D. – La legge e la scienza possono considerare che offrire alla persona nata da una fecondazione eterologa di conoscere i suoi genitori biologici sia sufficiente per affermare che tale tecnica sia eticamente corretta. Per la Chiesa, però, questo ragionamento non è convincente …

R. – La Chiesa dice che ciò non è sufficiente, perché dire a un figlio: “tu non sei figlio dei genitori che hai accanto, ma di uno che ha donato il suo seme” oppure “di una che ha donato …”, non è un aiuto al figlio; è un bloccare e turbare la sua identità; è mettere il figlio in una ricerca, in un’ansia e dover poi – anche quando l’avesse saputo – dover superare tutto un legame che si è creato con la coppia che l’ha ricevuto. Quindi, questo ‘dare la notizia’ di chi sono i veri genitori, non basta! Però, questo è un elemento importante, comunque. Per cui, tra le legislazioni che hanno regolato finora la procreazione artificiale, ce ne sono alcune che hanno posto l’anonimato, altre che lo hanno negato. Ma la tendenza che c’è adesso, è che l’anonimato debba essere tolto. L’Austria, la Germania, la Svizzera, l’Olanda, la Norvegia, la Svezia, il Nuovo Galles e altri hanno ridotto sempre più l’anonimato perché il fatto di sapere di chi si è figli è un diritto e mettere l’anonimato significa inaugurare un tipo di paternità irresponsabile, anonima appunto, nascosta, una specie di monumento al padre ignoto o alla madre ignota, che graverebbe sulla coscienza di colui che nasce come un macigno perché non concede di realizzare la propria identità. Il rivelarglielo è un diritto, anzi: alcune Nazioni stanno usando questa strategia di togliere l’anonimato per frenare la procreazione eterologa. E infatti, si è visto che laddove è stato tolto l’anonimato la procreazione eterologa è calata.

D. – Cosa può fare una coppia - in accordo con gli orientamenti della Chiesa - che non possa avere figli?

R. – E’ che quando c’è una infertilità invincibile, che non si possa curare legittimamente con terapie, con un atto chirurgico o con uno stimolo farmacologico – gli aiuti terapeutici sono sempre leciti – e quindi si veda che per quella coppia non c’è niente da fare dal punto di vista medico-sanitario per ridarle l’integralità delle funzioni procreative, allora c’è da prospettare l’adozione.








All the contents on this site are copyrighted ©.