2014-09-11 14:01:00

Mons. Marcianò: Papa a Redipuglia, monito contro la guerra


Papa Francesco compirà sabato prossimo 13 settembre un pellegrinaggio al Sacrario militare di Redipuglia, in provincia di Gorizia, per pregare per i caduti di tutte le guerre. L’occasione è il centenario dell’inizio della Prima Guerra Mondiale. Il Pontefice, proprio per rispettare il carattere commemorativo dell’evento, non utilizzerà negli spostamenti la papamobile. Sul significato di questa visita, Luca Collodi ha intervistato l’arcivescovo Santo Marcianò, ordinario militare per l’Italia:

R. - Ritengo che la commemorazione, con tutte le celebrazioni e riflessioni annesse, della Prima Guerra Mondiale sia un monito, un monito forte: un monito - da una parte - per non per non far perdere la memoria, perché il mondo di oggi è un mondo “sme-morato”, cioè senza memoria; e quindi - dall’altra - recuperando la memoria far sì che si individuino percorsi pedagogici, culturali, religiosi e antropologici di realizzazione per la pace.

D. - Non è un’occasione solo per storici, non è un momento di festa e di turismo della Prima Guerra Mondiale: il Papa arriva prima in un cimitero e poi in un sacrario militare…

R. - Intanto vorrei sottolineare che un sacrario - pur essendo un cimitero - è luogo sacro per due motivi: è luogo sacro perché lì riposano corpi umani e il corpo umano è sacro; è sacro perché in questo luogo c’è la presenza di Dio. Il Papa ha scelto di venire in questi luoghi per pregare, mi verrebbe da dire per trovare il Signore e per invocare il dono della pace da Lui. E credo che questa sia un po’ la parola chiave. Si parla, infatti, di pellegrinaggio. Da qui la seconda dimensione di questo pellegrinaggio: la preghiera per i caduti, ma la preghiera per la pace. Chiederà, forse per l’intercessione anche di questi morti, il dono della pace. Da qui il tono direi, lo stile di questo pellegrinaggio, che mi sembra importante sottolineare. Non vorrei contrapporlo al termine festa o alla dimensione della festa, perché dove c’è il Signore c’è sempre festa: noi crediamo nella Risurrezione, quei morti sono morti che vivono in Cristo. Però quegli aspetti un po’ più esteriori, che caratterizzano di solito la visita del Papa, quelli si cercherà di evitarli proprio per sottolineare il senso di questo pellegrinaggio, il senso di questa visita. Non si userà la papamobile… Si cercherà di tenere un tono - possiamo dire - sommesso, quasi penitenziale: ovvero riconoscere che quei morti non sono morti naturali, ma sono morti causate da quell’orribile e inutile strage che è stata la Prima Guerra Mondiale.

D. - Lei, mons. Marcianò, proprio su questi temi ha composto anche una preghiera…

R. - Pregheremo al termine della Messa lì a Redipuglia. E’ una preghiera per coloro che sono morti; è una preghiera per invocare la pace; è una preghiera dove io voglio stigmatizzare i valori, ma anche i disvalori; voglio stigmatizzare quello che dovrebbe, in qualche modo, scomparire nell’umano martoriato e segnato purtroppo dal peccato. Io vorrei che questa preghiera fosse un elemento che accumuni tutti nell’invocazione a Dio del dono della pace.

D. - Mons. Marcianò, cosa significa oggi difendere la sicurezza e la libertà dei popoli?

R. - Significa, prima di tutto, riconoscere che l’uomo, la persona umana ha una sua dignità e che la vita è il valore più assoluto nel Creato. L’uomo è un essere libero: noi parliamo di figli di Dio liberi, della libertà dei figli di Dio. E allora difendere la sicurezza e difendere la libertà significa difendere l’uomo. La Gaudium et Spes fa riferimento a quello che è il compito, a quelli che sono i compiti dei militari: i militari sono a servizio di questo; i militari sono a servizio della sicurezza; i militari sono a servizio della libertà, della difesa della libertà e quindi sono i difensori della pace. Il Concilio questo lo dice con estrema chiarezza e se il Concilio parla della vita militare e della militarità evidentemente i militari hanno una loro - tra virgolette - importanza all’interno di una società, di un popolo, di un Paese; sono necessari proprio perché costituiscono questa garanzia, questa possibilità di difesa- tra virgolette - in senso ampio.








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