2014-09-09 16:38:00

Urgenti alcune nomine in tema di carcere e droga: l'appello delle associazioni


Si fanno attendere in Italia le nomine del nuovo Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, il DAP, del Dipartimento per le politiche antidroga e quella del Garante dei Detenuti. Alcune associazioni, tra cui Antigone e Coordinamento nazionale comunità di accoglienza, sollecitano il governo a prendere presto opportune decisioni. Alla conferenza stampa indetta oggi a Roma, per Antigone è intervenuta Susanna Marietti. Adriana Masotti l’ha intervistata:

R. - Mi concentro più su quello che il nostro specifico di Antigone: parlo allora in particolare del capo dell’amministrazione penitenziaria. Non è possibile che una dirigenza così fondamentale, una dirigenza di vertice dell’amministrazione statale sia vacante ormai da mesi; e non è possibile si possa anche solo intravvedere, nelle voci di corridoio, delle logiche spartitorie rispetto ad un posto così determinante per la vita concreta di decina di migliaia di persone: ovviamente parlo dei dipendenti, ma parlo anche di 53 mila detenuti e di 30 mila persone in esecuzione penale esterna. Allora, da un anno e mezzo a questa parte - purtroppo a seguito di condanne da parte del Consiglio d’Europa e non a seguito, diciamo, di una ispirazione politica e morale autonoma - ci sono state una serie di riforme che sono andate nella giusta direzione, anche se messe in piedi in maniera un po’ disorganica e rapsodica, e che hanno fatto diminuire i numeri delle detenzione. E non solo: hanno anche dato un imprimatur diverso alla gestione della pena. Allora bisogna scegliere adesso non un capo, ma un progetto, che non può che essere coerente con questa stagione riformatrice che ci ha indicato l’Europa con le sue condanne. Una volta scelto questo progetto, bisogna vedere qual è la persona che per storia, per competenze e per vocazione è in grado di portarlo avanti. Il posto di capo delle carceri non può rientrare nella logica della spartizione!

D. - Una parola anche sul Dipartimento per le politiche antidroga che ha a che fare col carcere, visto che oltre la metà dei carcerati è in cella per reati legati alla tossicodipendenza…

R. - Anche lì, noi ovviamente chiediamo un cambiamento di rotta! Ora c’è stata questa sentenza della Corte Costituzionale che ha cambiato la normativa e quindi ci sono molte persone che stanno dentro per motivi legati alla droga e che adesso stanno subendo una detenzione illegittima. A seguito di tutto questo ci vuole un cambio di rotta in quel Dipartimento. E anche lì,  sbrighiamoci! Dopodiché l’ultima battuta la dico sul Garante dei diritti dei detenuti, una figura sulla quale siamo inadempienti: ce lo chiede addirittura non l’Europa, ma le Nazioni Unite. Tra un mese l’Italia sarà sottoposta al vaglio del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite per la cosiddetta revisione periodica universale: arriviamo a questo appuntamento dotati di una figura così importante per la tutela dei diritti umani…

D. - E’ un auspicio, ma voi avete avuto qualche assicurazione, qualche promessa da parte del governo?

R. - Non siamo nella condizione di dialogare con il governo con questa facilità tanto da avere promesse in un momento così cruciale. Però il silenzio del ministro Orlando di queste settimane - perché la nomina del capo del DAP era annunciata, se non sbaglio, per il 28-29 di agosto che c’era un Consiglio dei ministri, e poi invece non c’è stata – questo silenzio, dicevo, auspichiamo sia dovuto all’ascolto delle nostre parole: noi siamo andati dicendolo e scrivendolo da molte parti, speriamo che questo silenzio significhi che il ministro Orlando sta resistendo a quelle logiche spartitorie di cui parlavo prima. 








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