2014-09-07 13:57:00

Myanmar: celebrazioni per i 500 anni dall'arrivo dei primi missionari


Quest’anno la Chiesa del Myanmar celebra i 500 anni dall’arrivo dei primi cattolici nel Paese. Tante le iniziative dei vescovi, che hanno puntato anche sull’aspetto artistico, coinvolgendo numerosi musicisti cattolici che hanno realizzato l’album “Revelation” e anche un musical sulla figura di Gesù, rappresentato allo stadio nazionale. La cerimonia di chiusura dell’anno giubilare è prevista fra il 21 e il 23 novembre prossimi. Il direttore di AsiaNews, padre Bernardo Cervellera, che nei mesi scorsi si è recato in Myanmar, ha raccontato a Roberta Barbi come sta vivendo l’anniversario la comunità locale:

R. – I festeggiamenti prevedono anzitutto una serie di celebrazioni e di catechesi per riscoprire la storia del loro Paese. In ogni diocesi stanno riscoprendo la storia dei missionari che hanno portato lì la fede, i valori che hanno portato e anche la valorizzazione archeologica o architettonica di tutto quello che i missionari e i grandi testimoni della fede hanno portato. Poi, l’altra cosa che stanno facendo, è la valorizzazione dei loro martiri. Quest’anno, la diocesi di Loikaw ha avuto due Beati: uno è un missionario del Pime, Mario Vergara, e l’altro è Isidoro Ngei Ko Lat, un catechista locale. La riscoperta della storia, la riscoperta di queste grandi figure dà un senso di forte appartenenza e anche un’energia nell’affrontare la situazione.

D. – In realtà, i primi cattolici arrivarono nell’attuale Myanmar nel 1510, cioè 504 anni fa, ma il Giubileo si festeggia quest’anno perché finalmente le religioni stanno ottenendo dal governo spazi di libertà in questa delicata fase di transizione democratica …

R. – Sì, infatti alcuni anni fa c’erano ancora molte, moltissime tensioni tra i gruppi Kachin, Chin, Shan, Karen e il governo centrale. In più, anche il governo centrale era in una situazione delicata di trasformazione da una dittatura militare a un abbastanza apparente governo laico. Questa transizione ha creato anche diversi sconvolgimenti nei rapporti con queste tribù e con questi Stati che da decenni cercano l’indipendenza o l’autonomia. E devo dire che i vescovi si sono anche impegnati moltissimo per la dignità di questi Stati tribali, e anche per cercare di costruire la pace.

D. – Oggi i cattolici nel Paese costituiscono l’1 per cento della popolazione. Come vive la comunità locale in un contesto in cui gli scontri tra la maggioranza buddista e la minoranza islamica sono all’ordine del giorno?

R. – Questo è un problema molto, molto grave. Credo che comunque la Chiesa cattolica stia dimostrando proprio l’attenzione a ogni persona, a ogni individuo e questo per la mentalità buddista è una correzione molto forte, perché il buddismo supera l’individuo per cercare una pace, una tranquillità e un distacco a volte fuori dal mondo. Nello stesso tempo, la Chiesa cerca a tutti i costi di far sì che lo Stato sia rispettoso di ogni comunità.

D. – In quali ambiti è più impegnata la Chiesa cattolica del Myanmar e quali sono le sfide che dovrà affrontare in futuro?

R. – La prima sfida è quella dell’educazione, soprattutto nel mondo della povertà e nel mondo dei gruppi tribali. Il problema è che questi gruppi tribali vivono ai margini di tutto lo sviluppo e di tutta la ricchezza che c’è in Myanmar, che è un Paese ricchissimo: però di tutta questa ricchezza i tribali non fanno assolutamente parte, anzi, le loro terre vengono depredate proprio per sfruttare il sottosuolo. Allora, l’educazione, i diritti umani e – terza cosa – il lavoro: creare occasioni e scuole per insegnare a tutte queste persone un lavoro perché entrino nella società con il loro contributo.








All the contents on this site are copyrighted ©.