2014-09-06 13:40:00

Strage in Siria, Tensione Damasco-Beirut


In Siria, almeno trentuno persone, di cui 16 civili e 15 jihadisti sono morti oggi in raid aerei del regime nel nord del Paese. Lo riferisce l'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria,  che precisa che tra le vittime civili dei bombardamenti nella regione di Raqqa si contano anche donne e bambini

E c'è tensione tra Siria e Libano dove oltre al sedicente Stato Islamico (Is) sono attivi diversi altri gruppi terroristi. Tra questi, il fronte Al- Nusra legato ad al Qaeda che accusa e minaccia di attentati il governo libanese dopo la diffusione di un video degli Hezbollah sciiti libanesi che sostengono il regime di Assad, in cui sui vedono 9 militari di Beirut tenuti duramente in ostaggio. Oltre la minaccia di attacchi terroristici, la situazione è al collasso sul fronte umanitario: si contano migliaia di profughi e sfollati. Ma qual è il clima nel Paese?  Cecilia Seppia lo ha chiesto a Tommaso Della Longa, responsabile comunicazione per la crisi mediorientale della Croce Rossa Internazionale: 

R. – Quello che si legge sui giornali, quello che si sente nei discorsi, in mezzo alla strada, tra la gente, è che la preoccupazione, i problemi che arrivano dall’esterno, come il conflitto armato siriano, si possano ripercuotere nel territorio libanese.

D. - Al Nusra lancia minacce a Beirut ... La gente è più spaventata del solito ma sono state anche intensificate le misure di sicurezza: ci sono soldati schierati, il governo libanese ha previsto misure particolari?

R. – Nelle strade della città si vedono le normali procedure di sicurezza che si sono sempre viste. Sicuramente però in alcune città al confine con la Siria l’esercito libanese ha intensificato gli interventi.

D. – Com'è invece la situazione sul fronte profughi?

R. – Diciamo che la situazione umanitaria legata alla crisi siriana è solamente in peggioramento. L’Unhcr ha fatto avere gli ultimi dati pochi giorni fa, secondo i quali i profughi siriani nelle nazioni confinanti con la Siria hanno superato i tre milioni. Sette milioni sono gli sfollati interni dentro la Siria. Solo in Libano i profughi registrati sono un milione e duecento. Questo significa che le priorità umanitarie continuano ad aumentare invece che diminuire e che la mancanza di fondi, la mancanza di attenzione della comunità internazionale sulla crisi siriana diventa più grave di giorno in giorno.

D. - Stanno arrivano persone anche dall’Iraq dove lo Stato Islamico ha costretto migliaia di civili alla fuga…

R. – In Iraq abbiamo un nuovo spostamento di popolazione nelle zone più sicure e lontane dai combattimenti. In alcuni casi, addirittura, la Mezzaluna Rossa siriana si è trovata ad aiutare e supportare profughi che dall’Iraq sono entrati in Siria per trovare posti sicuri dove stare.

D. – Come vengono accolte queste persone? Cosa si sta facendo? Quali le priorità?

R. – In questo momento le priorità sono il cibo e l’accesso a tutti i servizi sanitari e una delle nostre priorità sono i kit per l’inverno. In questa zona del mondo l’inverno può essere molto rigido. L’anno scorso abbiamo avuto temperature sotto lo zero e neve. In molti casi gli sfollati vivono in case ancora non finite, quindi per capirci senza porte e finestre, e senza acqua corrente, e senza elettricità o, addirittura, solamente sotto ripari di fortuna e quindi tutti i materiali che possono servire per proteggerci dal freddo e dall’inverno sono di fondamentale importanza.

D. – Il Libano era già al collasso per la massiccia presenza di profughi siriani... Adesso c’è stato anche il conflitto in Medio Oriente, l'avanzata dell'Is in Iraq: si sta fronteggiando un’emergenza ancora più grande, in questi giorni?

R. – Il problema è generico, non è solamente legato al Libano. Penso alla Giordania, per esempio, che è uno Stato che ha sempre aperto le porte a tutti i profughi di tutte le crisi che ci sono state negli ultimi venti, trent’anni. Quello che la comunità internazionale dovrebbe capire dall’esterno è che questi Stati stanno facendo in molti casi tutto il possibile ma mancano le materie prime e in molti casi c’è un problema di acqua e di elettricità, come nello stesso Libano, e che quindi c’è bisogno di un grandissimo bisogno di supporto e di intervento. Anche perché il rischio reale e concreto è quello di accendere una miccia di conflitto sociale interno nelle nazioni che accolgono i profughi. E’ chiaro che posti e nazioni come la Giordania o come il Libano che vedono milioni di persone arrivare alle loro porte e con cui, quindi, devono condividere due su tutte, acqua e elettricità, potrebbero ingenerare una sorta di nuovo conflitto tra poveri.








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