2014-09-02 12:54:00

Venezia. "Dancing with Maria", il ballo che unisce il corpo all'anima


Presentato alla Settimana Internazionale della Critica “Dancing with Maria”, il film italiano dedicato alla straordinaria danzatrice argentina Maria Fux: una vita dedicata a fare della danza la medicina dell’anima e del corpo, una donna amata da tutti il cui ritratto ha commosso il pubblico della Mostra del Cinema di Venezia. Il servizio di Luca Pellegrini:

Racconta come il suono diventa musica e, avvolgendo i corpi, può cambiare la vita. La vita di tutti: di chi sta bene e di chi sta male, di chi è felice e di chi soffre. Non fa preferenze di persone, si dona attraverso l’arte che fin da bambina è stata anche la sua ragione di essere e di esistere: la danza. Per lei davvero una missione. Per questo Maria Fux è amata da tutta l’Argentina, a novantatre anni è divenuta una icona. Ha insegnato come superare i propri limiti, ora è lei che ne porta il peso con un sorriso che non ha pari, la dolcezza della voce, la leggerezza dei movimenti, la carità dell’accoglienza. Una artista della quale il regista friulano Ivan Gergolet è rimasto affascinato, decidendo di dedicarle un film delicato e commovente pieno di suggestione, amore, bellezza. La danzatrice argentina, che della danza ha fatto una terapia, ha incantato il pubblico della Mostra del Cinema: una standing ovation ha accolto le immagini finali in cui i suoi allievi e i suoi amici danzano invadendo una “avenida” di Buenos Aires, come se con quella loro danza potessero cambiare il mondo. Abbiamo chiesto al regista che cosa rappresenta Maria Fux per l’Argentina.

D. – Chi è Maria Fux per l’Argentina?

R. – Maria Fux per l’Argentina è la pioniera della danza contemporanea, quella che ha rotto gli schemi. Ed è la danzatrice che dagli anni Sessanta nei suoi gruppi di danza ha cominciato a includere non solo danzatori e danzatrici professionisti, ma anche persone con limitazioni anche molto forti, psichiche, fisiche, e a includerli in gruppi di danza integrati senza fare differenza.

D. – Come sei entrato in contatto con la storia e l’attività artistica di Maria Fux?

R. – Io sono entrato in contatto con Maria Fux tramite una storia, un episodio molto personale, nel senso che stavo accompagnando mia moglie che è una sua allieva a Buenos Aires per un seminario. Mia moglie mi chiese a quel tempo di fare un’intervista a Maria Fux che sarebbe dovuta rimanere un documento familiare, o comunque un ricordo di quel viaggio. In realtà, io rimasi folgorato. Qualche tempo dopo, feci vedere quell’intervista a Igor Princic, che era già il mio produttore, che convintamente mi rispedì a Buenos Aires per chiedere a Maria Fux se era d’accordo che facessimo un film insieme.

D. – Di lei, dopo aver girato il film, dopo averla studiata, dopo averla seguita nelle sue lezioni incredibili, che cosa alla fine ti ha veramente colpito?

R. – Io credo che mi abbia colpito e anche segnato quella che è la sua visione del mondo e il suo approcciarsi all’altro, all’altro soprattutto quando l’altro è diverso da noi, quando ha difficoltà o quando non vogliamo guardarlo, quando evitiamo lo sguardo sulle persone che ci danno fastidio. Maria Fux, nella danza ritrova quello che è un autentico scoprire la relazione con l’altro, quando egli è soprattutto è limitato nel fisico, quando è limitato nella mente, quando è limitato nell’udito. Quando ci è più comodo girarci dall’altra parte, invece, Maria si butta, entra con la mente e soprattutto col corpo dentro quel corpo dentro quel conoscersi nella diversità.








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