2014-09-01 13:53:00

Ucraina: Lavrov chiede il cessate-il-fuoco. Ue pronta a sanzioni


Non intendiamo intervenire militarmente in Ucraina e siamo per una soluzione pacifica della crisi. Lo ha detto il ministro degli Esteri russo, Lavrov. Mosca auspica che dai colloqui di oggi a Minsk del Gruppo di contatto arrivi un cessate-il-fuoco senza condizioni. Ma sul terreno l’esercito di Kiev è stato costretto alla ritirata dopo ore di combattimenti all’aeroporto di Lugansk, roccaforte dei separatisti filorussi: sette i militari ucraini morti, 680 quelli catturati. Cecilia Seppia:

Se ieri Putin si era lasciato scappare un “se voglio, posso prendere Kiev in due settimane” – oltre all’ipotesi di creare un'entità statale nel sud dell’Ucraina, che ha alimentato così una pioggia di polemiche – questa mattina ci ha pensato il suo ministro degli Esteri, Lavrov, a placare gli animi assicurando che all’orizzonte di Mosca non c’è alcuna intenzione di intervenire militarmentea, anzi si pensa e si lavora ad una soluzione pacifica della crisi e ad un dialogo inclusivo. Auspicio questo con cui si svolge a Minsk, in Bielorussia, il vertice del Gruppo di contatto sull’Ucraina che riunisce rappresentanti di Mosca, Kiev e dell’Osce (Organizzazione per la cooperazione e la  sicurezza in Europa) e dal quale si spera possa venir fuori un cessate-il-fuoco condiviso e immediato. Il leader russo, Vladimir Putin, si leva intanto anche contro l’Ue, pronta a nuove sanzioni, e chiede che a prevalere sia il buon senso e che “si evitino misure reciprocamente distruttive”. Ma il neopresidente del Consiglio Ue, Donald Tusk sembra risoluto: mette in guardia dalla guerra in Ucraina e non solo e da "atteggiamenti di ingenuo ottimismo in Europa". Dal canto suo, la Nato assicura che la sua presenza sarà più visibile ad est e verrà rafforzata la capacità di intervento delle sue forze di pronto impiego. Sul terreno, però, infuria la battaglia: l’esercito di Kiev è stato costretto alla ritirata dall’aeroporto di Lugansk. Missili a Mariupol, mentre gli sfollati dell’est superano quota 230 mila

A questo punto della crisi, qual è l’obiettivo prioritario del presidente russo Putin? Cecilia Seppia lo ha chiesto ad Orietta Moscatelli, caporedattore Esteri di "Aska News" ed esperta dell’area:

R. – Putin ha un obiettivo – certamente a brevissimo termine e sul quale sta spingendo verbalmente anche sul terreno – di arrivare forse a un tavolo negoziale se sarà inevitabile anche per gli ucraini. Ma certamente di arrivare a un appuntamento elettorale in cui Poroshenko e colleghi si ritrovino a dover ammettere che non sono stati in grado di mantenere le promesse, per quanto riguarda questa parte del Paese.

D. – Altra affermazione di Putin, poi celermente smentita, è quella di avviare negoziati sul sistema statale e per dar vita a un’entità statale, appunto la cosiddetta “Novorossia”, nell’est dell’Ucraina. Ipotesi questa che riapre il dibattito sul federalismo, di fatto…

R. – Assolutamente sì. Ci ritroviamo, dopo mesi di guerra, al punto di partenza sul piano politico e la Russia si ritrova a chiedere che questa zona, la "Novorossia" – la "Nuova Russia", che in passato, quando c’era lo Stato zarista era parte integrante della Russia – abbia delle sue specificità a livello di ordinamento, a livello di leggi, a livello di tutela degli interessi di questa minoranza russa, che poi minoranza non è, e di questa maggioranza russofona.

D. – Il premier polacco Tusk, da poco nominato presidente del Consiglio Ue, ha messo in guardia dalla guerra in Ucraina e anche da atteggiamenti di ingenuo ottimismo in Europa. Sappiamo anche che l’Europa in questo momento è spaccata sul fronte delle sanzioni alla Russia. Allora, quale deve essere il suo ruolo? Quale la sua strategia in questa crisi?

R. – Adesso, l’Europa dovrebbe avere un ruolo importantissimo ma io, in tutta sincerità, non credo che ancora nell’Unione Europea ci sia la forza per una politica estera indipendente. E' basilare il ruolo degli Stati Uniti che spacca abbastanza il fronte europeo e continuerà a farlo. Si è venuta a creare, con questo giro di nomine e con la formazione del nuovo esecutivo europeo, un assetto abbastanza equilibrato: la politica estera ufficialmente è in mano a Federica Mogherini, che è a capo di un Paese storicamente propenso al negoziato con la Russia. Il presidente del Consiglio Ue diventa Donald Tusk, che invece rappresenta un Paese che, con il rapporto pessimo con la Russia, ha attraversato secoli di storia. Quindi, a questo punto, c’è una situazione di potenziale equilibrio che potrebbe – potrebbe – quanto meno consigliare alla Russia, a un ministro degli esteri come Lavrov, la possibilità di un negoziato. Io purtroppo sono convinta semplicemente che il regime di sanzioni in quanto tale non porti a soluzioni.








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