2014-09-01 16:48:00

L'esercito ucraino si ritira da Lugansk. Merkel: conflitto è con Mosca


Preoccupazione per la crisi ucraina. Kiev perde posizioni nell’est e accusa Mosca di aggressione. ''In Ucraina è arrivata una grande guerra mai vista dall'Europa dai tempi della seconda guerra mondiale'', scrive il ministro della difesa ucraino, Valeri Gheletei secondo cui potrebbero esserci decine di migliaia di morti. In questa clima si riunisce a Minsk il gruppo di contatto con rappresentanti di Russia, Ucraina, ribelli separatisti filorussi e dell’Osce. Il servizio di Debora Donnini:

L’esercito ucraino si ritira dall’aeroporto di Lugansk sotto l’offensiva dei ribelli filorussi. Duro il bilancio delle vittime per Kiev: sette soldati uccisi ed altri 25 feriti nelle ultime 24 ore  e 680 militari presi come prigionieri di guerra dopo le ultime battaglie nella regione di Donetsk. Per Kiev a essere decisivo è stato l’apporto delle forze russe. Mosca però assicura che non interverrà militarmente in Ucraina e il ministro degli esteri russo Lavrov si  augura che i negoziati a Minsk portino ad un cessate il fuoco immediato e senza condizioni. La tensione però resta altissima specialmente con l’Unione europea. Donald Tusk , presidente in pectore del Consiglio Ue, intervenendo vicino a Danzica in occasione del 75.mo anniversario dello scoppio della seconda guerra mondiale, ha detto i leader della Nato penseranno una nuova politica per fronteggiare la minaccia della guerra, ormai non solo nell’est dell’Ucraina. E parlando al Bundenstag il cancelliere tedesco Angela Merkel ha evocato nuove sanzioni verso la Russia e sottolineato che lo scontro non è interno all’Ucraina, ma fra Kiev e Mosca. 

 

 

A questo punto della crisi, qual è l’obiettivo prioritario del presidente russo Putin? Cecilia Seppia lo ha chiesto ad Orietta Moscatelli, caporedattore Esteri di "Aska News" ed esperta dell’area:

 

R. – Putin ha un obiettivo – certamente a brevissimo termine e sul quale sta spingendo verbalmente anche sul terreno – di arrivare forse a un tavolo negoziale se sarà inevitabile anche per gli ucraini. Ma certamente di arrivare a un appuntamento elettorale in cui Poroshenko e colleghi si ritrovino a dover ammettere che non sono stati in grado di mantenere le promesse, per quanto riguarda questa parte del Paese.

D. – Altra affermazione di Putin, poi celermente smentita, è quella di avviare negoziati sul sistema statale e per dar vita a un’entità statale, appunto la cosiddetta “Novorossia”, nell’est dell’Ucraina. Ipotesi questa che riapre il dibattito sul federalismo, di fatto…

R. – Assolutamente sì. Ci ritroviamo, dopo mesi di guerra, al punto di partenza sul piano politico e la Russia si ritrova a chiedere che questa zona, la "Novorossia" – la "Nuova Russia", che in passato, quando c’era lo Stato zarista era parte integrante della Russia – abbia delle sue specificità a livello di ordinamento, a livello di leggi, a livello di tutela degli interessi di questa minoranza russa, che poi minoranza non è, e di questa maggioranza russofona.

D. – Il premier polacco Tusk, da poco nominato presidente del Consiglio Ue, ha messo in guardia dalla guerra in Ucraina e anche da atteggiamenti di ingenuo ottimismo in Europa. Sappiamo anche che l’Europa in questo momento è spaccata sul fronte delle sanzioni alla Russia. Allora, quale deve essere il suo ruolo? Quale la sua strategia in questa crisi?

R. – Adesso, l’Europa dovrebbe avere un ruolo importantissimo ma io, in tutta sincerità, non credo che ancora nell’Unione Europea ci sia la forza per una politica estera indipendente. E' basilare il ruolo degli Stati Uniti che spacca abbastanza il fronte europeo e continuerà a farlo. Si è venuta a creare, con questo giro di nomine e con la formazione del nuovo esecutivo europeo, un assetto abbastanza equilibrato: la politica estera ufficialmente è in mano a Federica Mogherini, che è a capo di un Paese storicamente propenso al negoziato con la Russia. Il presidente del Consiglio Ue diventa Donald Tusk, che invece rappresenta un Paese che, con il rapporto pessimo con la Russia, ha attraversato secoli di storia. Quindi, a questo punto, c’è una situazione di potenziale equilibrio che potrebbe – potrebbe – quanto meno consigliare alla Russia, a un ministro degli esteri come Lavrov, la possibilità di un negoziato. Io purtroppo sono convinta semplicemente che il regime di sanzioni in quanto tale non porti a soluzioni.








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