2014-08-28 12:23:00

Kiev chiede nuove sanzioni finanziarie contro Mosca


Riunione speciale, a Vienna, dell'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (Osce) sulle "violazioni russe in Ucraina", Ogni giorno nell’est dell’Ucraina si continua a morire: almeno 11 civili hanno perso la vita nelle ultime ore a Donetsk, mentre, secondo fonti di Kiev, è stata presa dalle truppe russe la città di Novoazovsk, sulla costa del mare di Azov, dove è stato aperto un terzo fronte di guerra. Dalla metà di aprile ci sono stati 2.220 morti, di cui 1.200 solo nell'ultimo mese. Il primo ministro ucraino Iatseniuk chiede una seduta straordinaria del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, di cui peraltro fa parte anche la Russia. Inoltre Kiev chiede ai Paesi occidentali nuove sanzioni, in particolare di congelare i conti russi fino a quando Mosca non ritirerà le sue truppe dall'Ucraina. Degli effetti delle sanzioni già entrate in vigore per i Paesi occidentali oltre che per la Russia, Fausta Speranza ha parlato con Matteo Caroli, docente di Economia e gestione delle imprese all’Università Luiss:

R. - Per la Russia il problema immediato è, tutto sommato, relativo perché, ovviamente, questo significa semplicemente avere a disposizione meno prodotti provenienti dall’estero ma, anzi questo può favorire, in qualche modo, le imprese locali. La vera questione che la Russia teme sono le sanzioni al sistema delle banche russe; in particolare, le sanzioni che riducono, o addirittura impediscono l’accesso delle banche russe al credito internazionale. Questo rappresenterebbe un problema - anche nei prossimi mesi - molto importante perché, evidentemente, riduce la capacità delle banche russe di raccogliere capitali e quindi di investire a favore proprio delle imprese della Russia. Ricordiamo che, in questo momento, il costo dei capitali in Russia è molto alto - circa il 10% - quindi le imprese russe devono pagare già molto per finanziarsi; un aumento del costo per le banche di raccogliere capitali anche a livello internazionale aumenterebbe ulteriormente il costo per le imprese russe e quindi ridurrebbe la loro possibilità di investire e di creare occupazione e sviluppo. Forse potrebbero non essere sostenibili già nel breve termine.

D. - Che dire degli effetti in Europa?

R. – Per l’Italia, ci sono delle stime della Sace - l’Agenzia di assicurazione del credito all’esportazione - che valutano, per il biennio 2014/2015, una possibile riduzione dell’export di prodotti italiani in Russia, tra un miliardo e due miliardi e mezzo, a seconda dei diversi scenari. Quindi, è sostanzialmente una riduzione del mercato, quello della Russia - un mercato importante - sia per le imprese italiane. Poi, c’è un altro impatto, sempre sulle esportazioni di medio termine: perché queste sanzioni potranno ridurre la capacità di crescita della Russia, quindi la domanda interna che viene dai russi, e anche appunto la domanda verso prodotti italiani.

D. - Che dire, per esempio, della chiusura in Russia di cinque McDonald’s ...

R. - Questo è l’altro modo tipico con cui un Paese sanzionato reagisce: colpisce le aziende internazionali nel suo Paese. In realtà, formalmente, le autorità russe hanno semplicemente controllato la qualità, l’igiene, nei negozi McDonald’s e hanno verificato una non ottemperanza alla normativa. È chiaro che vengono messe sotto la lente di ingrandimento aziende importanti, straniere, in Russia e questo potrebbe anche accadere alle nostre imprese.

D. - Un Paese “guida” in Europa è la Germania. Ha attraversato la crisi ben diversamente da tutti gli altri, però le sanzioni alla Russia si sono sentite anche in Germania. Significativamente?

R. - Sì, questo problema dell’impatto sulle esportazioni riguarda qualunque Paese e riguarda, in particolare, anche la Germania perché è il primo esportatore europeo in Russia. D’altro canto, non si può immaginare che si applichino sanzioni ad un Paese senza pensare che poi questo non comporti dei costi per le economie nazionali.








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