2014-08-28 13:26:00

Alture del Golan: nuovo fronte di tensione in Medio Oriente


Sono le alture del Golan, al confine tra Siria e Israele, un nuovo fronte di tensione in Medio Oriente. Dopo intensi combattimenti tra esercito siriano e ribelli, costati la vita ad almeno 20 persone, lo strategico valico di frontiera di Quneitra è ora controllato dal Fronte Al Nusra, gruppo legato ad Al Qaeda. Intanto la tv panaraba al Arabiya rende noto che almeno 40 caschi blu filippini sono stati presi in ostaggio da miliziani di Al Nusra sulle alture del Golan. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

Dopo la tregua tra Israele e Hamas a Gaza, sono le alture del Golan ad infiammare la regione con incidenti di frontiera e intensi combattimenti. All’esplosione di colpi di mortaio nel territorio controllato da Israele e al ferimento di un soldato dello Stato ebraico, è seguita la risposta dell’artiglieria israeliana contro postazioni dell’esercito siriano. Nella stessa zona, dopo violenti scontri tra militari siriani e ribelli, il valico di frontiera di Quneitra, che collega la parte siriana del Golan a quella israeliana, è ora sotto il controllo, secondo fonti locali, dei miliziani del Fronte Al Nusra, legati ad Al Qaeda. Sul significato di questi ultimi sviluppi, si sofferma Lorenzo Cremonesi, inviato del Corriere della Sera ed esperto di Medio Oriente:

R. – Nonostante l’intervento americano in Iraq – e nonostante il governo di Bashar al Assad sembrasse aver conquistato diverse posizioni tra i gruppi ribelli in generale – questi sono ancora capaci di sferrare offensive importanti. Adesso, il gruppo Al Nusra che non è lo Stato islamico – a volte combatte contro i suoi miliziani, comunque fa parte del fronte anti-Assad – arriva su confine con il Golan. Per Israele, Al Nusra è una minaccia sul fronte nord, tenendo presente che la tregua di Gaza con Hamas è molto fragile e potrebbe interrompersi da un momento all’altro.

D. – Sono equilibri precari, fragili, facilmente mutabili. I ribelli di Al Nusra non sono i combattenti dello Stati islamico, anzi volte queste due realtà sono in conflitto. Ma è anche ipotizzabile uno scenario in cui questi due gruppi – Al Nusra e i miliziani dello Stati islamico – siano insieme contro Israele o contro la Siria?

R. – Sì. Anche se Al Nusra ha una dimensione più locale. Al Nusra opera in Siria: è un gruppo siriano, di fondamentalisti siriani, anche se condizionato da al Qaeda. Non ha una dimensione panislamica, cosa che invece ha il "Califfato": lo Stato islamico opera in Iraq, ha contatti con le milizie jihadiste in Libia... Ha un’internazionale jihadista che Al Nusra non ha. E’ una minaccia sia per Israele sia per il regime di Bashar al Assad, che pure è nemico di Israele. E certamente per Israele, Bashar al Assad almeno è un nemico conosciuto con cui ha anche raggiunto degli accordi: le alture del Golan e l’area comunque confinante con la Siria sono sempre state le zone più pacifiche, storicamente, dal 1967 ad oggi. Ma la presenza di queste forze che invece non sono così credibili, che sono molto più volatili, molto più imprevedibili, rivela un grosso problema.

D. – La tregua a Gaza si può leggere anche come la decisione, da parte di Israele, di avere un fronte sicuro, anche se con molte incertezze ancora, di fronte appunto a uno scenario ancora così instabile come quello siriano?

R. – Non credo. Israele ha un problema con Gaza, ha un problema con Hamas ed è indipendente da quello che succede in Siria. Certamente, non ha concluso la tregua perché vedeva il crescere della destabilizzazione al nord. Aspetto, questo, che comunque per Israele è un tema ancora estremamente secondario, rispetto a quello con Hamas. 








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