2014-08-26 16:40:00

Cisl su Alcoa: il governo difenda la produzione di alluminio


Il governo recuperi i ritardi sull’Alcoa di Portovesme. E’ quanto ripetono i sindacati dopo l’annuncio della multinazionale dell’alluminio americana, ieri, della sua intenzione di chiudere lo stabilimento nel Sulcis. La produzione era già ferma da due anni a causa degli elevati costi che rendono l’impianto, secondo gli americani, “non competitivo”. Alcoa, spiega Fabio Enne, segretario generale Cisl Sulcis Iglesiente, dovrebbe spiegare il perché di un annuncio così ufficiale e in questo momento, visto che erano in corso altre trattative. Francesca Sabatinelli lo ha intervistato:

R. – Appare singolare la presa di posizione di Alcoa perché proprio in questo periodo c’è una trattativa importante con una multinazionale che faceva ben sperare, e fa ancora ben sperare, in una soluzione positiva per la produzione di alluminio, e sto parlando della trattativa con la Glencore svizzera, che tra l’altro ha anche uno stabilimento molto grande nel sito di Portovesme, dove produce piombo e zinco. Ci sono contatti e interlocuzioni con il governo centrale, con il Ministero dello Sviluppo Economico, con la Regione Sardegna, la Glencore aveva chiesto al governo di capire quale potesse essere il prezzo dell’energia, considerando che le produzioni di alluminio sono fortemente energivore, per cui volevano sapere se il prezzo fosse competitivo e anche per quanto tempo, perché un piano industriale del riavvio dello stabilimento ex Alcoa prevede almeno una prospettiva di 10-15 anni.

D. – Allora come leggere questo comunicato dell’Alcoa, quando ormai da due anni la produzione è ferma. Perché oggi?

R. – Io ho una mia considerazione. Secondo me Alcoa non ha mai avuta l’intenzione di vendere niente. Intende mantenere le produzioni di alluminio che comunque farà da un’altra parte chiudendo Portovesme, per cui ha sprecato otto mesi di tempi per una trattativa con un’azienda che aveva manifestato interesse, altri sei mesi con un’altra, quando poi è finalmente arrivata la Glencore, adesso Alcoa secondo me sta comprendendo che probabilmente c’è un percorso che potrebbe agevolare la ripresa produttiva dello stabilimento. Credo che Alcoa non voglia vendere lo stabilimento, non vuole che alcuno interceda in termini competitivi con la produzione di alluminio. Non dimentichiamo mai che Alcoa ha prodotto, ha guadagnato, ha fatto degli utili per tanti tanti e tanti anni a Portovesme, ed ecco che alla prima anomalia, che poi è giunta assieme alla crisi del mercato che ha messo in ginocchio un sacco di imprese, Alcoa ha chiuso subito i battenti, ha messo in standby lo stabilimento, producendo così, con molta indifferenza, un percorso che sta arrivando alla conclusione. E’ vero che è una multinazionale e che non bisogna aspettarsi chissà quale carità, però ci sono, e possono esserci, delle possibilità di rivedere un po’ la competitività della produzione di alluminio con il prezzo dell’energia, perché è solo quello il problema fondamentale, credo che Alcoa stia avendo un po’ di timore e stia pensando di fuggire dalla proprie responsabilità, che nessuno può negare.

D. – Alcoa fa i suoi interessi e questo mi sembra nelle corde di ogni multinazionale, ma non dovrebbe essere il governo a prendere posizione?

R. – Assolutamente sì! Il governo doveva prendere posizione già da qualche anno. Sono arrivate circa un anno e mezzo fa venti manifestazioni di interesse da parte di un sacco di multinazionali, anche importanti. Erano arrivate le lettere al Ministero dello Sviluppo Economico da parte di queste società che dicevano: noi siamo intenzionati a verificare se ci sono le condizioni per acquistare la fabbrica, però fateci capire se ci sono davvero e se ci sono comunque delle situazioni dove il governo interviene per dare e consentire le produzioni di alluminio con un prezzo energetico almeno pari a tutti coloro che producono alluminio in Europa e nel mondo. Questo non è mai avvenuto, perché poi alla fine Alcoa ha chiuso lo stabilimento. Io prima ho detto “giustamente” fa i suoi interessi, beh il giustamente va tra virgolette perché poi alla fine, soprattutto quando si interviene in un territorio da un sacco di anni, e si fanno anche degli utili non indifferenti, si dovrebbe avere una sensibilità maggiore, tenendo conto che Alcoa rimaneva il perno contrale di una filiera destinata a crollare se per caso l’alluminio non dovesse essere più prodotto qua. Ci sono tante fabbriche più piccole che occupano 200 lavoratori, 150, che fanno le terze lavorazioni; i laminati di alluminio sono fermi perché non c’è alluminio fuso. Inoltre, soprattutto, si dovrebbe pensare a snellire quel serbatoio micidiale di cassa integrati che noi abbiamo fra i lavoratori delle industrie.  








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