2014-08-23 12:22:00

Il Papa al Meeting: Chiesa in uscita, unica possibile per il Vangelo


Non perdere “mai il contatto con la realtà”, tenere “sempre lo sguardo fisso sull’essenziale”. Sono i due punti chiave intorno ai quali ruota il messaggio di Papa Francesco indirizzato al 35.mo Meeting per l’amicizia dei popoli, al via questa domenica a Rimini. Nel documento, a firma del cardinale segretario di Stato vaticano Pietro Parolin, il Papa ringrazia gli organizzatori delle evento per aver scelto come tema “le periferie del mondo e dell’esistenza” e ribadisce che  una “Chiesa in uscita” è “l’unica possibile secondo il Vangelo”. Il servizio di Alessandro Gisotti:

Lavorare per il “ritorno all’essenziale, che è il Vangelo di Gesù Cristo”. E’ l’esortazione che Papa Francesco rivolge ai partecipanti al Meeting di Rimini, sottolineando due attenzioni particolari. Anzitutto, scrive, non “perdere mai il contatto con la realtà”, anzi “essere amanti della realtà”. Nel messaggio, a firma del cardinale Parolin, il Papa cita don Giussani e afferma che “l’unica condizione per essere sempre e veramente religiosi è vivere sempre intensamente il reale”. Ancor più, “in presenza di una cultura dominante che mette al primo posto l’apparenza, ciò che è superficiale e provvisorio”.

Francesco invita dunque a “tenere sempre lo sguardo fisso sull’essenziale”. I “problemi più gravi, infatti – avverte – sorgono quando il messaggio cristiano viene identificato con aspetti secondari che non esprimono il cuore dell’annuncio”. Anche perché, annota, Gesù è tornato ad essere “uno sconosciuto in tanti Paesi anche dell’Occidente”. Per questo, si legge nel messaggio, “un mondo in così rapida trasformazione chiede ai cristiani di essere disponibili a cercare forme o modi per comunicare con un linguaggio comprensibile la perenne novità del Cristianesimo”. Anche in questo, soggiunge, “occorre essere realisti”.

Il Papa ringrazia quindi i promotori del Meeting per aver scelto come tema “le periferie del mondo e dell’esistenza”. Una “Chiesa in uscita – ribadisce – è l’unica possibile secondo il Vangelo”, come dimostra la vita di Gesù che andava di villaggio in villaggio annunciando il Regno di Dio. Il cristiano, prosegue, “non ha paura di decentrarsi, di andare verso le periferie, perché ha il suo centro in Gesù Cristo”. Solo così si può vincere il “rischio", anche per i cristiani, "di vivere una tristezza individualista, isolata anche in mezzo a una quantità di beni di consumo, dai quali comunque tanti restano esclusi”. 

Al Meeting di Rimini partecipano quest’anno quanti stanno vivendo sulla pelle le tragedie del mondo contemporaneo: vescovi, politici, intellettuali provenienti dalle aree calde del Pianeta. Luca Collodi ne ha parlato con Giorgio Vittadini, uno degli organizzatori dell’evento:

R. – Il Meeting vuole far parlare i protagonisti, mostrando l’orrore di chi non butta le bombe su alcuno, ma le subisce, e vivendo lì da secoli non gli è permesso di vivere in Iraq, in Nigeria, in Pakistan e altrove, indipendentemente dalla guerra di religione. Noi, invece, abbiamo sempre questi figli dell’Illuminismo di basso profilo, che non guardano la realtà. Il Meeting vuol parlare della realtà, della realtà della povera gente, che prende le bombe da una parte e dall’altra e che non è difesa.

D. – Il Papa ha detto: si deve fermare l’aggressore, ma ci devono pensare le Nazioni Unite. Le Nazioni Unite, però, sembrano lontane dal prendere una decisione...

R. – Ma questa è la cosa grave, che sta andando avanti da anni. Ricordiamoci che Giovanni Paolo II si è opposto alle due guerre in Iraq, pensando che questo avrebbe portato solo tragedie. Questo è il risultato, cui hanno portato gli sfracelli dell’Occidente. Certo, ci vorrebbe che le Nazioni Unite prendessero una posizione e bisognerebbe avere Paesi che intervenissero. Qui ci vuole una forza di interposizione. Io sono totalmente d’accordo col Papa, ma questi Paesi che sono all’origine del disastro mediorientale, insieme al fondamentalismo, questi Paesi se ne infischiano. Invece ci vorrebbe veramente che le Nazioni Unite intervenissero e difendessero gli inermi. Non solo lì, però, anche in Nigeria. Perché la gente nigeriana deve essere uccisa da Boko Haram ogni giorno?








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