2014-08-19 15:05:00

Iraq, l'esercito cerca di prendere Tikrit. I curdi: il Papa venga da noi


E’ in atto un’importante offensiva delle forze irachene per riprendere il controllo della città di Tikrit, a nord di Baghdad, nelle mani dell’Isis dall’11 giugno scorso. L'Isis però avrebbe respinto gli assalti. Intanto, prosegue l’avanzata dei peshmerga curdi che due giorni fa hanno strappato ai miliziani la strategica diga di Mosul, la più grande del Paese. Il servizio di Francesca Sabatinelli:

L’esercito, appoggiato dai volontari sciiti e dagli elicotteri, ha iniziato all’alba l’attacco contro la città natale di Saddam Hussein, nel momento in cui i jihadisti vengono attaccati anche al nord, stretti tra i combattenti curdi e i raid aerei statunitensi. I peshmerga consolidano le loro posizioni prima di sferrare l’attacco finale alla città di Mosul, dopo la riconquista, due giorni fa, dell’importante diga.

Stanno intanto per arrivare gli aiuti Onu a circa 500 mila sfollati nel nord Iraq. L’intervento umanitario verrà avviato a partire da domani, l’Unhcr ha annunciato un ponte aereo, convogli via terra e via mare, che coinvolgeranno Turchia, Giordania, Emirati arabi e Iran. Domani intanto, il Parlamento italiano sarà chiamato a decidere sull’invio di armi ai curdi. E da Erbil, nel Kurdistan iracheno, dove si è recato l’inviato del Papa, cardinale Filoni, e dove sono riparati centinaia di migliaia di civili, soprattutto delle minoranze yazida e cristiana, lancia il suo appello l’Alto rappresentante del governo regionale del Kurdistan in Italia presso la Santa Sede, Rezan Kader:

R. – C’è un’enorme folla di gente, noi non eravamo né preparati né ci aspettavamo una situazione del genere. È accaduto tutto velocemente e il problema è che nessuno di noi era pronto ad affrontare un tiranno di questo genere: è piombato in casa nostra e purtroppo non ha risparmiato né donne né bambini, nessuna etnia, nessuna religione. La situazione è molto grave, per sette-otto giorni gli yazidi sono stati sulle montagne aride di Sinjarl. Tanti bambini, tante donne sono morti. Abbiamo anche cercato di aprire un corridoio, ma noi non abbiamo neanche gli elicotteri per farli scendere dalle montagne... Comunque, abbiamo fatto di tutto per salvare quelli che potevamo salvare, altri purtroppo hanno perso la vita nelle montagne. La situazione dei cristiani è altrettanto grave, sia quelli di Mosul che quelli della Piana di Ninive sono dovuti scappare via, sono stati cacciati dalle loro case e sono stati maltrattati, derubati di tutti i beni. Sono arrivati in Kurdistan, qui abbiamo cercato almeno di salvare la loro vita, ma purtroppo non è stato possibile fare altrettanto per gli yazidi perché sono stati aggrediti improvvisamente e sono scappati verso le montagne e lì è successo quello che sappiamo. I fratelli cristiani sono a Erbil e in altre città. Hanno trovato riparo nelle chiese, nelle scuole e per la strada, non c’è albero sotto il quale non abbia trovato riparo una famiglia. In questo momento, abbiamo più di un milione e duecentomila persone rifugiate in questo territorio, oltre a coloro che sono fuggiti dalla Siria.

D. – Di cosa c’è bisogno in questo momento?

R. – Di tutto. Di viveri, di generi di prima necessità, di tende, di tutto. Ma soprattutto non abbiamo niente per poter difendere la nostra gente. Non vogliamo aggredire nessun Paese, ma noi non abbiamo mezzi di difesa. Quei pochi mezzi che i nostri peshmerga hanno sono i residui di armi molto vecchie provenienti dal governo dell’Iraq. Abbiamo solo quello e nient’altro. Noi abbiamo bisogno di una cintura di sicurezza internazionale.

D. – Quanto è stata importante la visita dell’inviato del Papa, il cardinale Filoni?

R. – Quella del cardinale Filoni è stata la visita più importante per noi, per tutta la popolazione, che siano cristiani, che siano yazidi o musulmani, e anche per le autorità del Kurdistan. Il cardinale Filoni ha fatto una missione veramente molto importante. È stato accanto alle persone, non ha fatto distinzioni tra cristiani, musulmani, yazidi. È stato con tutti quanti, lui è rimasto con noi. È stato veramente un grande appoggio, un grande sollievo per tutta la nostra popolazione e specialmente per i peshmerga, affinché possano continuare a difendere la nostra gente. Perché questa è una catastrofe! Una tragedia umana commessa dalle mani di persone che non conosciamo, non sappiamo chi sono. I peggiori dei Paesi del mondo si sono radunati, si sono messi d’accordo con l’Isis e massacrano la popolazione del Kurdistan. È un’aggressione, un’agenda ben precisa per poter annientare e togliere quel bel mosaico del Kurdistan da parte dei nemici dell’umanità, della convivenza, della tolleranza. La parola del Santo Padre per me è importantissima. Non possiamo fare nulla senza il suo appoggio. La nostra gente lo sta aspettando qui in Kurdistan per una visita, anche lampo, per poter accarezzare questi bambini, per ridare dignità a questa gente, per poterla abbracciare e dire:  Dio è con voi. la Chiesa è con tutti voi.








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