2014-08-19 16:37:00

Il Papa, conferenza stampa aereo: lecito fermare aggressore


Si è concluso ieri sera con l’arrivo all’aeroporto di Roma Ciampino poco prima delle 18.00 il terzo viaggio apostolico che ha portato il Papa in Corea. Ancora prima di rientrare in Vaticano, Francesco ha voluto rendere omaggio alla Madonna in Santa Maria Maggiore, con un mazzo di fiori che una bimba coreana gli aveva offerto in Nunziatura a Seoul. Di oggi un tweet di ringraziamento agli “amici coreani” che prosegue: “Con l’aiuto di Dio tornerò molto presto in Asia, nelle Filippine e in Sri Lanka”. Un viaggio dunque intenso come emerso anche dalla conferenza stampa che il Pontefice ha tenuto sul volo di ritorno. Una sintesi nel servizio di Gabriella Ceraso:

Il pensiero al popolo coreano apre e chiude sostanzialmente il dialogo articolato in sedici domande che il Papa ha tenuto con i giornalisti, ma è stata l’attualità internazionale a irrompere tra gli argomenti. Innanzitutto, l’Iraq: l’approvazione o meno del bombardamento americano e un ipotetico viaggio del Papa nel Paese. “Sono disposto ad andare”, rivela Francesco, “ma in questo momento non è la cosa migliore da fare”. E poi ribadisce: “È lecito fermare l’aggressore ingiusto”, fermare, non dico bombardare, chiarisce, e quindi “valutare i mezzi con cui farlo”:

“Fermare l’aggressore ingiusto è lecito (…) Ma dobbiamo avere memoria, pure, eh? Quante volte sotto questa scusa di fermare l’aggressore ingiusto (…) le potenze si sono impadronite dei popoli e hanno fatto una vera guerra di conquista! Una sola nazione non può giudicare come si ferma questo, come si ferma un aggressore ingiusto”.

Poi, la guerra in Medio oriente. Inutile dunque la preghiera di giugno con Abu Mazen e Peres in Vaticano?, gli si chiede. Quell’iniziativa “nata da uomini che credono in Dio” pace” “non è stata un fallimento”, risponde il Papa. Senza preghiera, non c’è negoziato né dialogo – spiega – dunque è stata “un passo fondamentale di atteggiamento umano”. “Credo che la porta sia stata aperta”:

“Adesso il fumo delle bombe, delle guerre non lasciano vedere la porta, ma la porta è rimasta aperta da quel momento. E io credo in Dio, io credo che il Signore guardi quella porta e quanti pregano e quanti chiedono che Lui ci aiuti”.

Le emozioni provate incontrando tanti testimoni di sofferenza in Corea sono l’occasione per il Papa per parlare degli effetti della guerra. Nell’abbraccio con le anziane donne superstiti della deportazione in Giappone nella Seconda Guerra mondiale, Francesco rivela di aver visto il dolore dell’intero popolo coreano, diviso, umiliato, invaso, eppure forte nella sua dignità. Da qui, il monito al mondo: “Dobbiamo fermarci a pensare un po’ al livello di crudeltà al quale siamo arrivati”. E poi sulla tortura usata nei processi e dall’intelligence, dice,:

“E la tortura è un peccato contro l’umanità, è un delitto contro l’umanità e ai cattolici io dico: torturare una persona è peccato mortale, è peccato grave! Ma è di più: è un peccato contro l’umanità”.

Sollecitato dai giornalisti, il pensiero del Papa torna anche sull’apertura al dialogo con il popolo cinese, definito “bello, nobile e saggio”, con cui, dice Francesco, “la Santa Sede tiene aperti i contatti”. Parla anche del processo di Beatificazione dell’arcivescovo di San Salvador, Oscar Arnulfo Romero, sbloccato, spiega il Papa, con l’auspicio che ora “si chiarisca e che si proceda in fretta”. Poi, le immancabili domande sui viaggi nel 2015: è certa la tappa a Philadelphia per l’Incontro mondiale delle famiglie, cui si potrebbero aggiungere New York e Washington. Probabili poi il Messico e la Spagna. Infine, le tante curiosità dei giornalisti sul privato: la vita normale condotta a Santa Marta, le vacanze fatte di un “ritmo diverso” con più lettura, più riposo e più musica e il rapporto con Benedetto XVI:

“Il nostro rapporto è di fratelli, davvero, ma io ho detto anche che lo sento come avere il nonno a casa per la saggezza: è un uomo con una saggezza, con le nuances, ma che mi fa bene sentirlo E anche mi incoraggia abbastanza”.

La scelta , che ne fa oggi un Papa emerito, ha aperto, afferma Francesco una “porta istituzionale”:

Perché la nostra vita si allunga e a una certa età non c’è la capacità di governare bene, perché il corpo si stanca… La salute forse è buona, ma non c’è la capacità di portare avanti tutti i problemi di un governo come quello della Chiesa. E io credo che Papa Benedetto XVI ha fatto questo gesto di Papi emeriti. Ripeto: forse qualche teologo mi dirà che questo non è giusto, ma io la penso così. I secoli diranno se è così o no, no? Vediamo. Ma lei potrà dirmi: ‘E se lei non se la sentirà, un giorno, di andare avanti?’. Ma, farei lo stesso! Farei lo stesso. Pregherò, ma farei lo stesso”.








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