2014-08-16 19:15:00

Ucraina. Rinforzi russi ai separatisti. Caritas: gente sotto shock


In Ucraina non c’è accordo per la distribuzione degli aiuti umanitari e resta il mistero sulla distruzione di blindati russi da parte dell’esercito ucraino: Mosca smentisce la notizia, mentre la Nato conferma la presenza militare russa nell’est dell’Ucraina. Intanto, si moltiplicano gli appelli internazionali per scongiurare l’escalation del conflitto.  Elvira Ragosta:

Mosca chiede una tregua immediata per consentire la consegna degli aiuti alla popolazione ucraina e accusa Kiev di tenere bloccati al confine i 287 camion del convoglio umanitario, ma la Croce Rossa Internazionale ribadisce che senza un accordo tra i due Paesi la distribuzione dei beni non potrà iniziare. Dal Cremlino arriva anche la smentita dell’imminente arrivo nell’est dell’Ucraina di rinforzi militari russi ai separatisti, come annunciato ieri dal nuovo premier dell’autoproclamata Repubblica di Donestsk. Sul terreno, dove si continua a combattere, nelle ultime 24 ore sono morti 3 militari ucraini, 13 sono rimasti feriti. Sul fronte diplomatico si attende l’incontro domani a Berlino tra i ministri degli Esteri di Kiev e Mosca con gli omologhi tedesco e francese. Dalla Casa Bianca un monito alla Russia: basta provocazioni in Ucraina, mentre da Nanchino, il segretario generale dell’Onu Ban Ki Moon e il presidente cinese XI Jinping sollecitano la Comunita' Internazionale a "raddoppiare gli sforzi per evitare che il conflitto ucraino scivoli in una crisi umanitaria”.

 

 In questa situazione, è la popolazione del sudest ucraino a soffrire di più. “E’ difficile far arrivare gli aiuti e non c’è chiarezza su quanto accade effettivamente nell’area di conflitto”, spiega al microfono di Gabriella Ceraso, la consulente Caritas Ucraina, Karel Zelenka:

R. – Non c’è accesso alle zone in conflitto. La situazione che si conosce di Donetsk e Lugansk è che praticamente non c’è elettricità da tanti, tanti giorni. Non c’è approvvigionamento di prodotti freschi, mentre la temperatura è tra i 30 e i 35 gradi e questo significa che la situazione, soprattutto per gli anziani, è difficile. La gente cerca di scappare, di fuggire, ma le strade non sono sicure. Ci sono 165 mila sfollati in Ucraina e circa 185 mila in Russia.

D. – In questi quasi quattro mesi di conflitto, la popolazione non ha ricevuto nessuna forma di aiuto umanitario?

R. – Limitatissimo. Non regolare. E non si sa esattamente chi riceva questi aiuti.

D. – Che cosa sarebbe necessario per sbloccare la situazione?

R. – Penso un accordo politico, che è difficilissimo, ma anche a questo intervento della Croce Rossa internazionale. Noi, come Caritas, stiamo cercando di aiutare con l’acqua, l’acqua potabile, che è importantissima.

D. – Di cos’altro c’è bisogno?

R. – Di medicine, articoli di igiene personale e materiali per ospedali: soprattutto questo, perché sembra che adesso ci siano di nuovo tanti, tanti feriti nelle zone di conflitto… Poi, c’è anche gente che sta cercando rifugio negli ospedali…

D. – Ma la gente come sta vivendo questo momento? Cosa capisce di quello che accade?

R. – Ci sono tanti casi di traumi psicologici, oltre che fisici. C’è un grande desiderio che questo conflitto finisca e che si possa tornare nelle proprie case. Ecco, questi sono i sentimenti: shock e trauma per molta gente, ma anche incertezza del futuro ha il suo peso, perché in Ucraina non è ancora finita la transizione e questo conflitto non da un buon aiuto alla transizione.

 








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