2014-08-16 16:03:00

Commento di p. Lombardi sul terzo giorno del Papa in Corea


"Il Papa sta bene, è molto contento per l’accoglienza dei coreani e ha un meraviglioso stato di salute, veramente possiamo dire che è la grazia di stato". E’ quanto ha detto padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana, nel suo briefing odierno con i giornalisti che stanno seguendo il viaggio papale. Ascoltiamo il suo commento sulla terza giornata di Francesco in Corea. L’intervista è di Davide Dionisi:

                                                                                                                                                    D. – Nella Messa per la beatificazione dei 124 martiri coreani, il Papa ha detto che “il loro esempio ha molto da dire a noi, che viviamo in società dove, accanto ad immense ricchezze, cresce in modo silenzioso la più abbietta povertà”…

R. - Sì, questo è un tema certamente molto caratteristico di Papa Francesco e torna praticamente in tutti i suoi interventi. Per quanto riguarda specificatamente questi martiri, il legame sta nel fatto che la testimonianza cristiana nei primi tempi della vita della Chiesa coreana è stata una testimonianza di amore degli altri e che portando a trattare in egual misura e con attenzione le persone anche disprezzate o considerate inferiori dalla società di allora, erano considerati delle persone che disturbavano e quindi negative per l’ordine pubblico: il Vangelo andava controcorrente rispetto all’ordine costituito sociale. I martiri sono persone che con la loro vita hanno pagato questa testimonianza dell’amore per gli altri che diventa impegno di rispetto, di eguaglianza, di promozione delle persone più povere. E questo il Papa ci invita a viverlo anche e sempre nella nostra situazione: saper andare controcorrente rispetto alle strutture in cui noi ci troviamo, anche con un prezzo, pagando delle conseguenze negative per la nostra carriera, per l’opinione che si ha di noi, per altre situazioni, pur di affermare per amore degli altri la giustizia, l’equità, e il giusto sviluppo di ogni persona.

D. - Ha particolarmente commosso l’incontro con i bambini oggi a Kkotthongnae…

R. - Sì. Gli incontri con i bambini sono sempre qualche cosa di emozionante. I bambini che il Papa ha incontrato a Kkotthongnae erano bambini disabili, erano bambini che - proprio perché disabili - erano stati quasi tutti abbandonati da chi li aveva generati. Quindi persone che sarebbero morte di abbandono, a causa della loro infermità o della loro debolezza. Ecco, la visione cristiana porta spontaneamente a curarsi con amore anche di chi è più piccolo, più indifeso… Queste sono tutte vite, quelle che il Papa ha incontrato, che sarebbero morte se non fossero state apprezzate anche nella loro debolezza e nella loro infermità, con un amore molto grande che - forse possiamo dire - proprio perché è così profondo da essere rivolto a chi ha più bisogno è forse un amore più grande, eccezionalmente grande che nasce dal Vangelo e che quindi è un po’ miracoloso.

D. - Forte anche l’esortazione ai religiosi di fare tutto il possibile per dimostrare che la vita consacrata è un dono prezioso per la Chiesa e per il mondo: “Non trattenetelo solo per voi stessi”, ha detto il Papa...

R. - Sappiamo che il Papa ha una prospettiva missionaria. Il Papa è un religioso, un religioso di una Congregazione missionaria: da giovane aveva anche voluto andare in missione anche in senso classico, cioè andare tra l’altro proprio qui in Asia, a portare la Parola di Dio. Quindi è una persona che vive per la missione. Ma così è il credente che si mette sulle orme di Cristo, perché Cristo vive per la missione che gli dà il Padre e che è manifestare l’amore del Padre per tutti. E il cristiano si mette sulle orme di Cristo, sul suo cammino, e cerca di fare la stessa cosa. In particolare devono farlo i religiosi che sono conquistati da Cristo per trasformare la loro vita proprio alla luce del Vangelo e di un Vangelo vissuto anche con radicalità, come vogliono i Consigli evangelici che si traducono nei tre voti. Se quindi la vita religiosa perde questo gusto di seguire Gesù Cristo in un modo particolarmente intenso, vitale, profondo, pagando volentieri nella propria vita il prezzo di questo seguire Cristo, allora non ce ne facciamo più niente dei religiosi.

D. - Ai leader dell’Apostolato laico ha espresso il riconoscimento per il prezioso contributo offerto dalle donne cattoliche coreane alla vita e alla missione della Chiesa nel Paese: il genio femminile, ancora una volta…

R. - Sì, certo il Papa parlava al laicato e nel laicato ci sono uomini e donne, giustamente. Anche tra i martiri di oggi c’erano uomini e donne. Bellissime le storie di martiri donne che con la loro dedizione vivono sempre per il Signore con una passione particolarmente totale e affascinante. Quindi la dedizione delle donne nella vita della Chiesa, la loro partecipazione è fondamentale e sotto diversi aspetti: lo è nella vita familiare, il Papa ha anche parlato dell’importanza della famiglia, parlando ai laici; lo è nelle diverse forme di apostolato; e lo è anche - se mi permetti - nella vita religiosa. In quel grande auditorium, in cui erano riuniti i religiosi e le religiose, io vedevo quasi soltanto donne a dire la verità… C’erano anche dei religiosi, ma scomparivano in mezzo a un mare di figure femminili. Evidentemente c’è una dedizione, una capacità di dare la propria vita al Signore e ai grandi ideali che le donne hanno e che forse è più diffuso fra le donne che fra gli uomini. Questo lo si vedeva vedendo quante fossero le religiose… Naturalmente il Papa ricorda anche a loro di dover vivere radicalmente la loro vocazione in modo che sia proprio espressione del Vangelo e dell’amore per tutti. 








All the contents on this site are copyrighted ©.