Papa Francesco è a Seoul per il suo terzo viaggio internazionale. L’aereo papale è atterrato nell'aeroporto della capitale sudcoreana quando in Italia erano circa le 3.15 del mattino (del 14 agosto). Ad accoglierlo la presidente sudcoreana Park Geun-hye. Nel suo primo discorso, incontrando le autorità del Paese, ha lanciato un forte appello per la pace e alla riconciliazione. Il servizio del nostro inviato a Seoul, Davide Dionisi:
Is a great joy for me to come to Korea …
“È una grande gioia per me venire
in Corea, la ‘terra del calmo mattino’, e fare esperienza non solamente della bellezza
naturale del Paese, ma soprattutto della bellezza della sua gente e della sua ricchezza
storica e culturale”. Le parole
di Papa Francesco in Corea, nel suo primo discorso ufficiale, sono di ringraziamento,
di grande affetto e di gratitudine nei confronti di un popolo che ha manifestato fin
dall’inizio del Pontificato una grande ammirazione nei suoi confronti. Accolto nella
Blue House dalla presidente della Repubblica di Corea, il Santo Padre si è intrattenuto
in colloquio privato con la signora Park Geun-hye, alla quale ha donato una incisione
della Biblioteca Apostolica Vaticana della pianta monumentale di Roma, per poi incontrare
le autorità nel palazzo presidenziale. Rivolgendosi loro, il Papa ha ricordato le
sofferenze che il Paese asiatico ha dovuto patire a causa della violenza, della persecuzione
e della guerra. Prove che non hanno mai fatto venire meno la speranza di giustizia,
di pace e di unità.
"What a gift hope is! We cannot become discouraged …"
“Che grande dono è la speranza! Non
possiamo scoraggiarci nel perseguimento di queste mete che non vanno solo a beneficio
del popolo coreano, ma dell’intera regione e del mondo intero”. Papa Francesco ha poi sottolineato i motivi della sua visita:
la VI Giornata Asiatica della Gioventù e la proclamazione di 124 Beati. Celebrazioni
che si completano, ha aggiunto, perché la cultura coreana ben comprende la dignità
e la saggezza proprie degli anziani e onora il loro ruolo nella società. Ma un popolo
che ama le tradizioni valorizza i giovani e a loro trasmette l’eredità del passato.
Il Pontefice è tornato a sottolineare l’importanza della pace soprattutto in una terra
che ha sofferto lungamente:
"Korea’s quest for peace is
a cause close to our hearts, …"
“La ricerca della pace da parte della
Corea - ha detto - è una causa
che ci sta particolarmente a cuore perché influenza la stabilità dell’intera area
e del mondo intero, stanco della guerra. La ricerca della pace rappresenta anche una
sfida per ciascuno di noi e in particolare per quelli tra voi che hanno il compito
di perseguire il bene comune della famiglia umana attraverso il paziente lavoro della
diplomazia”. Una diplomazia
che, sottolinea il Papa, intesa
come arte del possibile, è chiamata ad abbattere i muri della diffidenza e dell’odio
e a promuovere la cultura della riconciliazione e di solidarietà. L’auspicio è che
a tutti i livelli ci si possa dedicare alla costruzione, alla preghiera per la pace,
rafforzando l’impegno per realizzarla. Rivolgendosi ai leader politici e civili, il
Papa ha ricordato che il progresso e lo sviluppo non deve avere unicamente una connotazione
economica ma anche umana, e considerato che la Corea, come la maggior parte delle
nazioni sviluppate, si confronta con le problematiche sociali, le divisioni politiche,
le diseguaglianze economiche e i problemi legati alla gestione responsabile dell’ambiente,
è fondamentale che nessuno venga escluso.
"How important it is that the
voice of every member of society be heard …"
"Com’è importante che la voce di
ogni membro della società sia ascoltata, e che venga promosso uno spirito di aperta
comunicazione, di dialogo e di cooperazione! E’ ugualmente importante - ha detto
- che sia data speciale attenzione
ai poveri, a coloro che sono vulnerabili e a quelli che non hanno voce, non soltanto
venendo incontro alle loro immediate necessità, ma pure per promuoverli nella loro
crescita umana e spirituale. Nutro la speranza che la democrazia coreana continuerà
a rafforzarsi e che questa nazione dimostrerà di primeggiare anche in quella 'globalizzazione
della solidarietà' che è oggi particolarmente necessaria: quella solidarietà che ha
come obiettivo lo sviluppo integrale di ogni membro della famiglia umana".
Il Papa ha ricordato poi la seconda visita in Corea di Giovanni Paolo II, sottolineando che il suo predecessore, già 25 anni fa, aveva manifestato la convinzione che il futuro del Paese asiatico sarebbe dipeso dalla presenza e dal contributo di uomini e donne saggi, virtuosi e profondamente spirituali. Per la realizzazione di tale obiettivo ha assicurato l’impegno della Chiesa a partecipare pienamente alla vita della nazione:
"The Church wishes to contribute
to the education of the young …"
“La Chiesa desidera contribuire all’educazione
dei giovani, alla crescita di uno spirito di solidarietà verso i poveri e i disagiati
e contribuire alla formazione di giovani generazioni di cittadini, pronti ad offrire
la saggezza e la lungimiranza ereditate dai loro antenati e nate dalla loro fede,
per affrontare le grandi questioni politiche e sociali della nazione”. Questioni ancora irrisolte quali, tra le
altre, l’attuale divisione tra le due Coree, che hanno minato le fondamenta di un
popolo e allontanato tante famiglie. Così come evidenziato dalla presidente Park nel
suo indirizzo iniziale di saluto al Papa.
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