2014-08-13 20:00:00

Viaggio in Corea: il Papa partito per Seoul


Papa Francesco è partito nel pomeriggio dall’aeroporto di Fiumicino alla volta della Corea per il terzo viaggio internazionale del suo Pontificato. A salutarlo, il presidente del Consiglio italiano Matteo Renzi. L’arrivo a Seoul è previsto per le 10.30 del 14 agosto, in Italia saranno le 3.30 del mattino. Nella prima giornata, il Papa incontrerà il presidente della Corea, la signora Park Geun-hye, le autorità istituzionali e una rappresentanza del corpo diplomatico. Nel pomeriggio, ora locale, ci sarà l’incontro con i vescovi coreani. Sull’attesa che si vive a Seoul, il servizio del nostro inviato Davide Dionisi:

Colorato, festoso e commosso. Il volto di Seoul appare così alla vigilia di un grande evento atteso per 25 anni. La metropoli asiatica è un viavai di colori, visi e voci che manifestano un entusiasmo non comune in questa parte di mondo abituata a misurarsi con il progresso e con la competizione sfrenata nel campo delle nuove tecnologie. Papa Francesco, a poche ore dal suo arrivo, ha già lasciato il segno. Un segno nuovo, forte, diverso. Da qui, infatti, il Pontefice intende ripartire per riproporre l’urgente priorità del primo annuncio. Sa bene quanto sia importante la sfida che il Continente Asiatico pone al Vangelo. Tutto è rilevante in Asia: il numero di abitanti, l’altezza delle montagne, l’estensione dei deserti, ma anche l’incidenza delle religioni nella vita dei singoli e della società.

In questo contesto la Chiesa è cresciuta dimostrando che, avendo ricevuto un grande valore spirituale dai laici che per primi hanno portato il Vangelo, la prosperità materiale può andare di pari passo con la crescita spirituale. E così ha sostenuto i giovani nel loro cammino di fede e preghiera, promosso programmi per aiutarli a diventare portatori di speranza nelle proprie famiglie, semplificato gli insegnamenti sociali della Chiesa per renderli più accessibili alle nuove generazioni.

Papa Francesco sostiene questo sforzo e per questo ha scelto di partecipare alla Giornata della gioventù asiatica, la loro festa, e ricordare che le virtù spirituali di fiducia reciproca e di riconciliazione, di generosità disinteressata e d’amore fraterno sono parte del retaggio e della vocazione coreana. Myŏng-dong, nel centro di Seoul, e Daejeon oggi sono i simboli di questa vocazione. Nel piazzale della Cattedrale tutto parla del Papa, della sua visita, della sua passione per i giovani e, non ultimo, della sua simpatia. Una t-shirt in vendita nel negozio di souvenir nel piazzale della Cattedrale lo raffigura mentre strizza l’occhio, ha il pollice retto ed è indicato come “Soul Food”, gioco di parole per indicare la capitale asiatica e l’anima. Benvenuto Pope Hope, Papa della Speranza.

Il primo bagno di folla con la gente coreana Papa Francesco lo avrà nel giorno dell’Assunta, quando celebrerà la Messa nello stadio di Daejeon. Al microfono del nostro inviato, Davide Dionisi, il vescovo della città, mons. Lazzaro You Heung-sik, racconta la preparazione svolta in attesa del Papa:

R. – Abbiamo cercato di prepararci bene, facendo tutti la nostra parte, cioè pregare. Le cose vanno iniziate sempre con la preghiera. L’importante è collaborare insieme, non sa soli, e creare un clima di comunione reciproca.

D. – Perché, secondo lei, Papa Francesco piace tanto ai coreani e in generale agli asiatici?

R. – Perché il suo cuore è grande. Quando sono stato in udienza dal Santo Padre, ho visto come lui abbia vissuto una bellissima esperienza con i coreani in Argentina: con i sacerdoti, con le suore. A lui piaceva molto l’evangelizzazione della Corea, l’entrata del cristianesimo attraverso un laico. In tanti hanno dato la vita come martiri e lui ha sempre visto in questo un grande miracolo. Adesso, questa testimonianza dei martiri coreani viene vista da lui come un buon esempio per i giovani asiatici e per i cristiani in genere.

D. – Papa Francesco ha scelto la Corea come primo ponte per la nuova evangelizzazione verso l’Asia. Sentite questa responsabilità come coreani?

R. – Io sì e penso che tanti coreani lo stiano capendo. L’anno scorso ho detto al Santo Padre e al cardinale Filoni come 30 anni fa, celebrando il bicentenario della Chiesa cattolica in Corea, la Chiesa abbia un poco capito se stessa. Fino a quel momento, infatti, la Chiesa era sempre stata perseguitata. Dopo cinque anni, durante il Congresso eucaristico internazionale, siamo diventati, come recitava lo slogan, “pane per gli altri”. Abbiamo quindi iniziato ad andare verso gli altri con le opere sociali e così via. Adesso, dopo 25 anni, nel 2014, il Santo Padre viene in Corea e, secondo me, la Corea aspetta ora di mandare tanti missionari in Asia e nel mondo. Questo per me è molto importante: uscire da se stessi e andare per il mondo. Il Papa parlerà a noi con la voce dello Spirito Santo. E’ importante da parte nostra, e anche da parte mia, avere il cuore aperto e che qualunque parola il Papa dirà, quella parola e quel messaggio continui ad andare avanti in futuro.

Intanto, i ragazzi asiatici stanno ultimando i preparativi per celebrare la loro sesta Giornata della gioventù con Papa Francesco, che li incontrerà una prima volta il 15 agosto, al Santuario di Solmoe di Daejeon, e poi il 17 agosto per la Messa al Castello di Haemi di Seoul. L’atmosfera che si respira è quella della grandi occasioni, come racconta Thomas Hong-Soon Han, già ambasciatore della Repubblica di Corea presso la Santa Sede, intervistato da Davide Dionisi:

R. – Siamo in un’atmosfera di grande attesa. Siamo consapevoli che la visita di Papa Francesco non deve rimanere come un avvenimento semplice: speriamo, ci auguriamo tanto e siamo molto determinati a trarre grande vantaggio da questa visita, maturandoci nella fede. Quindi, noi stiamo innanzitutto pregando, offrendo una preghiera speciale fatta proprio per questa occasione. Siamo ben consapevoli che dobbiamo imparare bene dall’insegnamento di Papa Francesco, cioè dall’esortazione “Evangeli Gaudium””: ogni parrocchia sta studiando questo documento e il suo insegnamento. Faremo del nostro meglio per mettere in pratica quello che noi impariamo da Papa Francesco.

D. – Che opinione hanno i coreani di Papa Francesco?

R. – Tutti lo ammirano, hanno grande stima di lui. Penso che non solo i coreani ma tutto il popolo mondiale vede in Papa Francesco la speranza: che il mondo si possa cambiare praticando l’insegnamento del Santo Padre e ce lo dimostra non soltanto con le parole ma anche attraverso le sue azioni. Papa Francesco è un uomo di speranza, che mette in pratica l’amore verso i poveri, verso le persone emarginate. È quindi un uomo di carità, di riconciliazione ed un uomo di pace, apostolo di pace. Questa stima non è solo dei cattolici ma di tutto il popolo.

D. – La Chiesa coreana sente una responsabilità importante, considerando che Papa Francesco ha scelto la Corea proprio per far partire la nuova evangelizzazione in tutta l’Asia…

R. – Ci sentiamo responsabili per l’evangelizzazione di tutta l’Asia, anzi è proprio quello che noi volevamo. Quindi, questa visita noi la consideriamo come un privilegio che ci dà, ci offre il Santo Padre. Anzi, un privilegio che ci offre il Signore attraverso Papa Francesco. Però, noi sappiamo bene che dobbiamo ricompensare questa grazia facendoci protagonisti dell’evangelizzazione di tutta l’Asia, nonché della Corea e anche della Corea del Nord. Abbiamo invitato i nostri fratelli del Nord a partecipare a questo avvenimento. Della visita del Santo Padre finora non sappiamo nulla, ma qua succede sempre in questa maniera e noi, con santa pazienza, aspetteremo fino all’ultimo momento. Non solo i fedeli cattolici ma tutto il popolo della Corea è grato per la decisione del Santo Padre di celebrare la Beatificazione di 124 martiri sul posto del loro martirio, cioè in Corea. Anche con i preparativi per la visita del Santo Padre siamo pronti: siamo pronti a rinnovare lo spirito di questi martiri nella nostra vita quotidiana. Penso che anche questa Beatificazione sarà un momento favorevole all’evangelizzazione di tutta l’Asia, perché avrà un impatto anche sui giovani che si raduneranno per la Giornata asiatica della gioventù.








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