2014-08-11 13:21:00

Il Papa ai coreani: anziani e giovani insieme garanzia di futuro


Tra due giorni, alle 16, dall’aeroporto di Fiumicino decollerà il volo papale che porterà Francesco in Corea per il suo terzo viaggio apostolico, in programma fino a lunedì 18. Tanti gli appuntamenti del viaggio, che vedrà il Papa stringere in un abbraccio i giovani che parteciperanno alla Giornata della gioventù asiatica, ma anche rilanciare la pace tra le due Coree e rinsaldare la fede della Chiesa locale attorno ai suoi martiri. Prima di partire, il Papa ha voluto affidare a un videomessaggio sentimenti e auspici. La sintesi delle sue parole nel servizio di Alessandro De Carolis:

Due verbi, intensi nel loro dinamismo, che valgono un nuovo inizio: “Alzati, risplendi!”. Papa Francesco si rivolge così ai coreani, come migliaia di anni fa Isaia faceva con Gerusalemme. L’agenda di sei giorni del primo viaggio di Francesco nell’Estremo Oriente è ovviamente fitta, ma al di là degli impegni al Papa sta a cuore che a essere accolta, dice, sia la “luce” di Cristo, per rifletterla – indica – “in una vita piena di fede, di speranza e di amore, piena della gioia del Vangelo”.

E i primi chiamati in causa sono loro, i giovani, che in massa Papa Francesco incontrerà il 15 agosto a Daejeon per la sesta Giornata Asiatica della Gioventù. A loro in particolare, dice, “porterò l’appello del Signore: ‘Gioventù dell’Asia, alzati! La gloria dei martiri brilla sopra di te’”:

“I giovani sono portatori di speranza e di energie per il futuro; ma sono anche vittime della crisi morale e spirituale del nostro tempo. Per questo vorrei annunciare a loro e a tutti l’unico nome nel quale possiamo essere salvati: Gesù, il Signore”.

Ci sono poi gli “specchi” nei quali brilla la luce di Cristo. Sono i martiri sul cui sangue la Corea ha costruito la propria identità cristiana. Come Paul Yun Ji-chung e i 123 compagni che a Seul, il 16 agosto, Papa Francesco eleverà agli altari. Dunque, il futuro della Corea – futuro che spera nella riconciliazione di ciò che il 38.mo parallelo oggi ancora divide – ha bisogno di guardare sempre alla storia e il Papa lo ripete tornando a un concetto a lui molto caro:

“Cari fratelli e sorelle coreani, la fede in Cristo ha messo radici profonde nella vostra terra e ha portato frutti abbondanti. Gli anziani sono i custodi di questa eredità: senza di loro i giovani sarebbero privi di memoria. L’incontro tra gli anziani e i giovani è garanzia del cammino del popolo. E la Chiesa è la grande famiglia in cui tutti siamo fratelli in Cristo. Nel suo nome vengo a voi, nella gioia di condividere con voi il Vangelo dell’amore e della speranza”.

Quella di Kkottongnae sarà una delle tappe più importanti del viaggio del Papa in Corea. In questa località sorge una struttura esclusiva per disabili che vengono abbandonati dalle famiglie. Secondo il Ministero del Welfare e della salute coreano, il numero di persone disabili in Corea è oltre due milioni e mezzo. Di questi, 42 mila sono bambini. Di questo particolare servizio pastorale parla don Ignazio Sung Jeewoon, della diocesi di Seul, al microfono di Davide Dionisi:

R. – Ho lavorato per tre anni come viceparroco. Ho lavorato anche per i ragazzi disabili. Nella nostra società, ci sono tante persone che hanno bisogno di aiuto da parte di coloro che possono offrire sostegno. Nella nostra società viviamo tutti insieme e se coloro che hanno bisogno accettano questa situazione, anche noi possiamo dare alcune cose: condividiamo i pensieri, i sentimenti…

D. – Quali sono le principali sfide pastorali che un parroco coreano deve affrontare nel suo servizio quotidiano?

R. – I fedeli, nella chiese, nella loro parrocchia pregano molto, cercano quale sia il significato evangelico. Però, nella vita quotidiana o nel lavoro trovano delle difficoltà a vivere secondo il Vangelo.








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