2014-08-10 09:00:00

La Turchia al voto per le presidenziali. Favorito Erdogan


In pieno boom economico, la Turchia oggi vota per le presidenziali. Per la prima volta, 53 milioni di cittadini eleggono il nuovo capo dello Stato che in precedenza veniva scelto dal Parlamento. Nonostante le polemiche per una stretta sui social network e per le accuse di corruzione, l’attuale premier Erdogan è favorito e, dal 2002, non ha mai perso una consultazione. L’esito è davvero scontato? Benedetta Capelli lo ha chiesto a Valentina Scotti, ricercatrice Luiss ed esperta dell’area:

R. – Potrebbero apparire presidenziali scontate. Ci sono, però, tuttavia, delle incognite che meritano di essere considerate. In primo luogo, ci si chiede quale sarà la posizione che prenderanno ad esempio gli alawiti, che potrebbero votare per Ihsanoglu, in ragione di questo suo ruolo di opposizione, ma potrebbero anche decidere di confermare la fiducia ad Erdogan, vedendo nel principale candidato di opposizione un sunnita e, comunque, un pericolo per i loro diritti in quanto minoranza. E lo stesso si potrebbe dire per i curdi. Tendenzialmente, i curdi sostengono il partito di Erdogan. E’ anche vero, però, che questa volta c’è un candidato, Demirtas, che potrebbe sottrarre voti.

D. – Nei mesi scorsi Erdogan è stato, comunque, al centro di polemiche, accuse di corruzione e ha epurato la magistratura. Eppure il suo consenso non scende. Come mai?

R. – Probabilmente perché accanto a questi che possono essere considerati interventi controversi, Erdogan - e in generale l’Akp - è comunque l’autore del boom economico del Paese. Va detto che sono stati introdotti importanti e significativi miglioramenti al funzionamento del sistema sanitario nazionale e anche tutta una serie di altre infrastrutture. Questo governo è anche il governo, comunque, dell’apertura alle minoranze. Non ci dimentichiamo che la Turchia continua ad essere un Paese in crescita, anche in un tempo di crisi così evidente.

D. – Che Paese allora è oggi la Turchia?

R. – Sicuramente è un Paese fortemente diverso da quello che la Akp ha preso in mano, al momento delle prime elezioni. E’ un Paese ancora in espansione economica, un Paese che cresce. Insieme a questa crescita, però, ci sono una serie di situazioni che vanno messe in evidenza: i giovani incominciano ad assumere delle posizioni di chiara opposizione, l’abbiamo visto nei mesi scorsi - Gezi Park è un esempio -; la situazione dei social network; ed emerge in maniera crescente il ruolo delle donne. Quindi, è sicuramente una società molto più consapevole. Non è, però, semplice. La Turchia non è un Paese di facile lettura, è un Paese complesso, dalle molte sfumature, un Paese che deve risolvere il suo problema con le minoranze, perché molto è stato fatto, ma molto ancora si deve fare. Saranno elezioni molto complesse e molto interessanti.

D. – Che ruolo ha la Turchia in questo momento, nella regione, una regione attraversata da una serie di tensioni?

R. – La Turchia cerca da svariati anni di porsi come leader della regione, di diventare la vera e propria potenza regionale, in qualche modo guardando al Nord Africa e ponendosi come esempio. Comunque, però, si cerca di influenzare anche il Nord Africa. Nella situazione irachena, la Turchia ha questo difficile elemento di ponte, che sono i curdi dell’Anatolia sud orientale turca e della regione autonoma del Kurdistan del Nord in Iraq. E quindi c’è proprio un interesse a seguire con attenzione la vicenda e a guardarsi bene da quelle che sono le forze dell’Isis, perché il ritorno di questo califfato è contrario sicuramente a qualunque posizione turca.

D. – Quali sono, secondo lei, le sfide per il nuovo presidente della Turchia?

R. – Va detto che allo stato attuale la Turchia ha ancora una forma di governo parlamentare. Il ruolo del presidente, quindi, non è un ruolo estremamente centrale all’interno dell’architettura istituzionale. Sicuramente la figura del primo ministro ha una maggiore rilevanza. Certamente però se, come ci si aspetta, Erdogan sarà il vincitore di queste elezioni, la figura del presidente della Repubblica cambierà molto e assumerà di fatto delle competenze, degli incarichi e dei comportamenti che finora non abbiamo visto. Gul era molto più dotato, tutto sommato, della capacità di restare nell’alveo delle sue funzioni.








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