2014-08-10 13:51:00

Iraq: continua il dramma di cristiani e yazidi


La situazione in Iraq rimane gravissima. Fonti governative britanniche stimano che tra le 50 mila e le 150 mila persone sono intrappolate nelle montagne di Sinjar in attesa di aiuti, che cominciano ad arrivare da parte degli Stati Uniti, del Regno Unito e del governo iracheno. Continuano i raid americani contro le forze dei jihadisti dello Stato Islamico, che sul terreno stanno affrontando le forze curde. E rimane tragica la situazione dei cristiani. Michele Raviart:

Aerei cargo americani e inglesi hanno consegnato ai profughi del Sinjar - principalmente yazidi scappati dalle persecuzioni dei terroristi dello Stato Islamico - oltre 20 tonnellate di aiuti, tra cui 16 mila pasti e acqua. Secondo l’Unicef infatti già 56 bambini sono morti per disidratazione sulle montagne. Nelle ultime 24 ore quattro raid americani, autorizzati giovedì da Obama per “fermare il genocidio” hanno distrutto carri armati e strutture dello Stato Islamico, che però continua a uccidere. 500 le vittime nell’offensiva dei jihadisti in corso nel nord dell’Iraq, alcune delle quali, secondo fonti governative irachene, sono state seppellite vive. In ventimila, sempre yazidi, sono intanto riusciti a raggiungere la Siria, scortati dai combattenti peshmerga curdi. Intanto in un comunicato, il patriarca dei Caldei Louis Raphael Sako, fa il punto sulla situazione dei  cristiani, “che hanno perso tutto e non hanno aiuti umanitari sufficienti”. Settemila sono gli sfollati ad Ankawa, riparati nelle chiese o che dormoni in strada. A Dohuk i rifugiati sono più di sessantamila, e cercano di trovare rifugio a Kirkuk o a Baghdad. Nei villaggi cristiani attorno a Mosul  le chiese sono deserte e sconsacrate. Due le scelte per i rifugiati, dice il patriarca Sako: migrare – ma dove, senza documenti o denaro? – o rimanere, aspettando la fine dell’estate e l’arrivo dell’inverno nei campi profughi e nei centri di accoglienza, con l’incertezza per il futuro dei loro figli e per la sorte delle loro proprietà, dalle quali sono stati cacciati a forza dai miliziani dello Stato Islamico.








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