2014-08-10 18:37:00

In Iraq nuove stragi dei miliziani islamici


Continua l’emergenza politica ed umanitaria in Iraq, dove i miliziani del cosiddetto Stato islamico sono accusati di nuove stragi. E mentre proseguono i raid statunitensi, l’Unione Europea chiede di indagare sui crimini contro l'umanità dei fondamentalisti e il patriarca caldeo Louis Sako lancia un nuovo allarme sulla situazione dei cristiani. Davide Maggiore:

 

Sono riusciti a mettersi in salvo ventimila componenti della minoranza yazidi che si trovavano sulle montagne di Sinjar, ma a decine di migliaia restano intrappolati: potrebbero essere fino a 150 mila secondo fonti britanniche. Per loro, oggi sono arrivati i primi aiuti umanitari della Royal Air Force. Circa 500 invece - secondo il governo iracheno - sarebbero stati uccisi dai jihadisti, che avrebbero sepolto vivi anche bambini e donne. Sul terreno le forze curde, sostenute dai bombardamenti americani, rivendicano di aver riconquistato importanti avamposti a 40 chilometri da Erbil. Resta però caotica la situazione politica a Baghdad: il presidente Fuad Masoum ha intimato al parlamento di nominare un premier, minacciando lo scioglimento dell’assemblea. Anche il ministro degli Esteri francese Fabius ha chiesto la formazione di un governo di unità nazionale, escludendo un intervento militare francese. Intanto, l’Unione Europea condanna “le persecuzioni e violazioni dei diritti umani” da parte dei fondamentalisti nel Nord: si possono considerare, specifica l’Alta rappresentante Catherine Ashton “crimini contro l’umanità” su cui “bisogna indagare rapidamente”. È “allarmante”, denuncia infine il patriarca caldeo Louis Sako, la situazione dei profughi cristiani. Sono almeno 70 mila ad Ankawa, sobborgo di Erbil, e 60 mila a Dohuk: la scelta per loro è restare - malgrado manchi tutto - o emigrare. 








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