2014-08-05 10:35:00

I ministranti tedeschi dal Papa: liberi di fare il bene


Cinquantamila ministranti di lingua tedesca incontreranno, oggi alle 18, Papa Francesco in Piazza San Pietro, in occasione del loro pellegrinaggio a Roma. L’iniziativa ha come motto “Liberi! Perché è lecito fare del bene” ed è stata presentata ieri con una conferenza stampa nella sala Marconi della Radio Vaticana. Il servizio di Davide Maggiore:

Hanno tra i 13 e i 27 anni, arrivano dalla Germania ma anche dall’Austria e dalla Svizzera, li accomunano la fede in Cristo, l’entusiasmo della gioventù e l’attesa per l’incontro con il Santo Padre. Un sentimento così riassunto da mons. Karl Heinz Wiesemann, presidente della Commissione per i giovani della Conferenza episcopale tedesca, che accompagna il pellegrinaggio:

“C’è grande attesa per il Papa. Qualcuno ha già vissuto l’esperienza di vederlo a Rio de Janeiro, l’anno scorso, ma tanti lo vedono per la prima volta e sentono la comunità universale della Chiesa e della fede”.

E proprio “comunità” è il termine che più ricorre nelle parole dei ragazzi arrivati a Roma, in rappresentanza degli oltre 430 mila bambini, adolescenti e giovani impegnati – nella sola Germania – nel servizio all’altare:

(Parole in tedesco)
“Sono ministrante da quando ho ricevuto l’Eucaristia”, racconta Eva, 13 anni. Per lei svolgere questo servizio è far parte di una comunità immensa, quella della Chiesa, che si aspetta di conoscere ancora meglio dopo questo incontro.

(Parole in tedesco)
“Essere parte della Chiesa e sostenerla” è invece il significato che Jacob, 13 anni, dà all’essere ministrante. Un sostegno che, dice a sua volta mons. Wiesemann, si esprime anche nell’apertura continua della comunità ai nuovi arrivati: i più grandi sono invitati a preoccuparsi dei più piccoli, in modo che, continua il presule, possano “crescere nella responsabilità l’uno per l’altro”. Altro elemento cardine è quello espresso dal motto del pellegrinaggio, “Liberi! Perché è lecito fare del bene”, tratto dal dodicesimo capitolo del Vangelo secondo Matteo. Mons. Wiesemann spiega la ragione di questa scelta:

“Liberi in Cristo, per fare il bene. Loro, cioè, vivono in un mondo libero, ma spesso senza il senso di cosa fare con la libertà. Allora, noi proponiamo il cammino di Cristo, il Vangelo: tu sei libero in Cristo per fare del bene, per la sequela di Cristo”.

Questa sequela, continua il presule, si esprime soprattutto nella pratica della virtù della misericordia, di cui è esempio Gesù che, nel tempio di Gerusalemme, guarisce di sabato la mano paralizzata di un malato:

 “La misericordia è il nucleo del Vangelo di Cristo. Essere misericordioso è comprendere la logica del Vangelo. Non pensare solo a se stessi, ma guardare al prossimo, soprattutto quello bisognoso”.








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