2014-08-04 19:13:00

Tregua finita: ancora raid e vittime. Due attentati a Gerusalemme


Una fragile tregua umanitaria unilaterale, di sette ore, proclamata da Israele ha segnato l’odierna 28esima giornata di operazioni militari in Medio Oriente. Poi intorno alle 17.30 ora italiana, Tel Aviv ha ripreso i raid dichiarando che “andrà avanti fino al ristabilimento totale della sicurezza dello Stato ebraico”. In realtà le violenze non sono mai cessate del tutto- almeno 50 i morti a Gaza - e anche a Gerusalemme è tornato l’incubo terrorismo. Inutili dunque gli appelli internazionali per una tregua definitiva anche se al Cairo si continua a trattare. Il servizio di Gabriella Ceraso:

"Stiamo riprendendo le nostre operazioni, compresi i raid contro le infrastrutture dei terroristi a Gaza e i soldati si stanno riposizionando nella Striscia e altre truppe si stanno ritirando”.La notizia arriva dalle forze armate israeliane allo scadere dellatregua scattate stamattina alle 10 .Poco prima il premier aveva ribadito la linea: avanti fino ad uno stato di sicurezza prolungato e totale. D’altra parte Hamas contrario allo stop, non ha mai interrotto il lancio di razzi. 1850 i morti palestinesi finora, compresa una bambina di 8 anni uccisa durante il raid al campo profughi di Shati nei pressi di Gaza City, mentre anche Gerusalemme ha rivissuto il terrore degli attentati terroristici. Due in una giornata con un bilancio di due morti, compreso il kamikaze, e almeno 6 feriti. Di "massacro ingiustificato" parla la Francia che caldeggia una soluzione politica imposta, data l’inutilità finora della trattativa al Cairo, dove Israele comuqnue è assente. Una Striscia gestita dall’Onu, è invece la proposta del ministro degli Esteri israeliano Lieberman,"tra le poche opzioni", dice,"da valutare". La realtà è che il mondo si continua ad indignare specie quando si colpisce una scuola dell’Onu e muoiono 9 persone tra cui 5 bambini come accaduto ieri a Rafah, ma per ora nessuna azione sembra definitiva.

Su tutti però si alza la voce delle Ong: ogni tregua violata rende impossibile il soccorso dei civili, bambini soprattutto. In Giordania Francesca Sabatinelli ha raggiunto Karl Schembri, responsabile comunicazione per il Medio Oriente di Save the Children:

R. – Tutto questo ha un impatto diretto sul nostro lavoro, perché noi proviamo a raggiungere quelli che hanno più bisogno, quelli che sono in situazioni disperate. E questa operazione è sempre compromessa quando la tregua non regge! Ci sono ormai più di un milione di bambini che sono intrappolati, senza elettricità, senza acqua, senza i servizi medici e i servizi essenziali di cui hanno bisogno. Noi facciamo tutto quello che possiamo per raggiungerli. Anche oggi la stessa esperienza: una tregua dichiarata, della quale vediamo il collasso nel giro di un’ora o due, con civili uccisi un’altra volta ancora.

D. – Manca l’elettricità, manca l’acqua, tutto questo sta anche impedendo che si svolga la normale attività sanitaria a sostegno dei bambini, che muoiono ogni giorno …  

R. – Infatti! Muore un bimbo ogni ora, come media, sotto questo assedio. Questa guerra è una guerra sui bambini! Sono i civili quelli che stanno pagando il prezzo più alto di questo conflitto. In quegli ospedali che ancora funzionano, perché in altri o è troppo pericoloso lavorare oppure sono andati totalmente distrutti, vediamo quasi l’esaurimento totale del carburante. E questo significa che non ci sarà più elettricità per far funzionare le apparecchiature essenziali di cui ogni ospedale ha bisogno. Anche i medicinali si stanno esaurendo o sono già esauriti. Tutti coloro che stanno lavorando a Gaza, lo fanno in condizioni disperate. Noi, così come l’Onu, come la Croce Rossa e la Mezzaluna Rossa, non siamo in grado di proteggere bambini e civili da questo assolto. Non c’è alcun posto, alcun luogo sicuro a Gaza! Abbiamo visto ospedali e scuole attaccate, dove c’erano sfollati. Fino a ieri erano in 3 mila sotto attacco in una scuola dell’Onu. Nessun luogo è sicuro! Non c’è alcun rispetto della legge internazionale umanitaria! In questi casi c’è sempre l’imperativo umanitario! Noi dobbiamo poter raggiungere queste persone, dobbiamo poter dar loro delle zone, dei luoghi, dove possano radunarsi e trovare protezione. Questo non lo possiamo fare!

D. – Voi avete anche sottolineato il fortissimo aumento di parti prematuri a Gaza…

R. – I parti prematuri si sono raddoppiati a causa dei traumi subiti da parte delle donne in gravidanza. Noi facciamo appello a tutte le parti, alla Comunità internazionale, affinché si risponda alla guerra in corso contro i bambini e affinché si metta in campo tutta l’influenza diplomatica per fermare questo bagno di sangue. Ci deve essere una risposta, devono esserci misure di lungo periodo che fermino questa assurda spirale di violenza, ma anche che segnino la fine del blocco di Gaza. Non è possibile la ricostruzione di Gaza sotto il blocco! Adesso c’è bisogno dell’intervento diplomatico di tutte le parti che hanno influenza sulle parti in conflitto e quindi su Israele e Hamas.








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