2014-08-02 08:03:00

Gaza : non regge la tregua. L’Egitto annulla la mediazione


Raid israeliani e bombardamenti su Rafah e lanci di missili palestinesi. Nella striscia di Gaza non cessa la violenza. E’ saltato dopo solo 90minuti il cessate il fuoco umanitario, entrato in vigore ieri mattina. L’Egitto ha annullato i tavoli di trattativa. Hamas respinge le accuse del rapimento di un soldato israeliano, mentre il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon si dice “scioccato e deluso” per la situazione. Il bilancio delle vittime ora sale a 1.650 palestinesi uccisi sull’altro fronte sono 63 i soldati israeliani morti e 3 civili. Il servizio di Graziano Motta:

“Sarà molto difficile realizzare un altro cessate il fuoco se la comunità internazionale non è certa che Hamas possa rispettarla” dice sconsolato il presidente americano Obama, dopo la sospensione al Cairo dei previsti negoziati. “Occorre rimuovere le condizioni strutturali che alimentano l’odio cieco, a partire dall’embargo”, afferma mons. Fouad Twal , patriarca latino di Gerusalemme . Queste due tra le tante reazioni alla rottura della tregua umanitaria promossa dall’ONU e dagli Stati Uniti nella striscia di Gaza ieri mattina. E’ entrata in vigore da appena un’ora e mezza quando nei pressi della città di Rafah una squadra di soldati israeliani cade nell’ imboscata tesagli da miliziani sbucati da un tunnel, uno dei quali, kamikaze, causa la morte di un maggiore e un sergente e consente ai suoi compagni la cattura del sottotenente Hadar Goldin, di 23 anni.

La reazione israeliana è immediata e furiosa, con l’avvio delle ricerche per recuperarlo a tutti i costi, l’ordine di evacuare l’ospedale al-Najar e la ripresa dei  bombardamenti in tutta la zona. La nazione ebraica comincia a rivivere “l’incubo Gilad Shalit”, il soldato rapito da Hamas nel 2005 e rilasciato nel 2011 solo dopo lo scambio con mille detenuti palestinesi. Fra i particolari unificanti: entrambi pressoché coetanei e immigrati, Gilad aveva anche la cittadinanza francese, Hadar  quella britannica. Hamas, contestando l’orario dell’operazione di ieri mattina e sostenendo così di non aver violato la tregua, fa sapere di aver perso i contatti con un gruppo di guerriglieri che potrebbero essere morti insieme con Hadar durante i bombardamenti israeliani. Che nella zona di Rafah provocano la morte di 107 palestinesi e il ferimento di trecento altri, mentre da varie zone della Striscia riprendono i lanci di missili su Israele, due intercettati sul cielo di Tel Aviv. 

“Non odio, alimentiamo rapporti di fraternità”: a sostenerlo è anche Sonia Zelazo, del Movimento dei Focolari, da 11 anni  a Gerusalemme e collaboratrice del "Franciscan Media Center" della città. L’intervista è di Gabriella Ceraso:

R. – La situazione è veramente tragica. Aumenta l'ostilità e in questi giorni si è arrivati anche all’odio fra l’uno e l’altro. C’è soprattutto paura nelle persone. Addirittura, alcuni dei nostri amici arabi, per esempio, non si muovono più nelle zone ebraiche perché hanno paura che possano fare loro del male e viceversa... E magari, quello che si è costruito per anni e anni, anche nel campo del dialogo, sembra perso. Ma non è esattamente così, ed è un peccato che se ne parli così poco sulla stampa. Ci sono tante persone che si impegnano. Ci sono artisti, medici, avvocati, giovani di varie religioni, da tutti e due i lati, che si incontrano e che si ritrovano insieme per le preghiere. Oggi, per esempio, nella chiesa latina qui, a Gerusalemme, tutta la Chiesa si unisce a pregare. Poi, ci sono anche quelli che hanno ancora il coraggio di credere nella convivenza. Di questo si dovrebbe veramente parlare di più. Non ci sono più arabi ed ebrei: ci sono estremisti e persone normali.

D. – C’è un tentativo dunque di ricucire uno strappo che invece, a livello politico, sembra assolutamente compiuto e inconciliabile?

R. – A livello politico, penso che nessuno speri. Netanyahu ha detto chiaramente che assolutamente andrà fino in fondo. Però, veramente è anche tanto difficile capire la situazione, perché abbiamo sentito anche il nostro padre di Gaza che dice che, quando c’è la tregua, Hamas comincia a lanciare missili addirittura dai punti nei quali si trova la gente… La cosa certa, che anche tanti israeliani dicono, è che la risposta è sproporzionata. Ero qui nel 2009 e sono andata a Gaza al termine della guerra di allora: c’era distruzione però esisteva ancora la città. Non so invece cosa esista adesso. Però, c’è anche una cosa straordinaria da dire tra quei pochi cristiani che sono lì: quanto bene e amore reciproco tra loro. Per me, ti confesso, è eroico! Non so se avrei il coraggio di continuare ad amare… Spero che questa testimonianza sia per noi tutti un incoraggiamento nelle nostre situazioni quotidiane, per non arrenderci davanti alle difficoltà. Penso che il compito nostro, veramente grande, sia oggi di promuovere qualsiasi – qualsiasi! – iniziativa di buona volontà tra tutte le religioni per dare voce veramente a quella maggioranza silenziosa che vuole coesistenza, vuole vivere con gli altri.

D. – Che cosa è rimasto, secondo te, di quella presenza del Papa a Gerusalemme, di quell’abbraccio a tre davanti al Muro del pianto o della preghiera comune fatta in Vaticano?

R. – Penso sia tanto più importante e tanto più viva di quello che si pensi. Penso che quella presenza qui a Gerusalemme ci abbia incoraggiato e continui: continua a darci il coraggio di non perdere ogni occasione per promuovere rapporti veri, rapporti fraterni. Solo così si cambia la storia.








All the contents on this site are copyrighted ©.