2014-07-31 14:18:00

Medio Oriente. Padre Hani: i cristiani rispondono all'odio con l'amore


Le cronache degli ultimi giorni riportano le persecuzioni che i cristiani sono costretti a subire a Mosul. Eppure in Medio Oriente la situazione va diversificata Paese per Paese: se in Iraq i cristiani vengono cacciati dalle loro case dagli estremisti islamici, a Gaza, invece, sono le parrocchie ad essere luogo dell’accoglienza in una terra martoriata dai bombardamenti. Paolo Giacosa ha delineato un quadro della situazione con padre Hani Polus Al-Jameel, iracheno di Mosul, ora impegnato nella comunità orionina di Zarqa, in Giordania:

R. – Una risposta sulla situazione dei cristiani in Medio Oriente non si può dare in maniera precisa, perché ogni Paese ha la propria situazione, iniziando dalla Giordania, dove i cristiani vengono molto rispettati e c’è dialogo religioso, molta tranquillità e libertà e molta comunione tra i musulmani e i cristiani. In Iraq, invece, e in Siria la situazione è diversa. Purtroppo, i cristiani nel Nord dell’Iraq vengono perseguitati, loro che sono abitanti originari di quei Paesi. Avete sentito le notizie da Mosul, dove i cristiani - che parlano l’aramaico, la lingua di Gesù, nel centro di Ninive, una provincia antica, presente anche nella Bibbia - sono stati mandati via dalle loro case e anche le chiese sono state prese dagli estremisti e non sappiamo cosa stia succedendo. C’è un monastero molto vicino al mio paese, Karakosh, un monastero antichissimo, che è stato conquistato dagli estremisti. All’interno si trovavano tre sacerdoti. Noi abbiamo vissuto anni e anni con i fratelli musulmani, senza nessun problema, vivendo in pace. La maggior parte degli estremisti non sono iracheni, vengono da altri Paesi, ma hanno creato questo odio. A Mosul sono stati mandati via tutti i cristiani dalle loro case e hanno conquistato le chiese, mentre a Gaza la maggior parte dei rifugiati musulmani vanno in chiesa per trovare protezione e pace, e vengono accolti con molta generosità. Proprio uno dei sacerdoti di Gaza ha detto: "Se gli israeliani distruggono le vostre moschee, voi potrete dire le preghiere nelle nostre chiese". La risposta dell’amore all’odio.

D. – Si stanno susseguendo le manifestazioni di solidarietà di alcuni musulmani nei confronti dei cristiani...

R. – Sì, sì, appunto, e ciò ha creato una reazione molto positiva nei musulmani stessi iracheni, che dicono: “Non si può agire così; noi sappiamo chi siete voi cristiani, perché abbiamo vissuto in pace con voi: siete costruttori di pace”.

D. – La comunità orionina ha un progetto di accoglienza dei profughi siriani. Di cosa si tratta?

R. – Noi stiamo portando avanti lì un progetto da un anno, in aiuto dei profughi siriani che sono arrivati in Giordania. I rifugiati siriani sono più di 10 mila e noi ne aiutiamo quasi 1000, 1500, dando loro cibo, coperte e stufe. Qualcuno di loro viene accolto anche a casa nostra. Li stiamo aiutando da quasi un anno.

D. – Lunedì la Francia ha dato disponibilità ad accogliere i cristiani perseguitati in Iraq. Il primo passo di una comunità internazionale, che fino a questo momento è sembrata quasi indifferente. Perché?

R. – Noi ci aspettavamo dalla comunità internazionale una risposta più forte. Ci siamo sentiti veramente dimenticati da tutto il mondo. In questi ultimi giorni la Francia ha fatto questa proposta ed io, come sacerdote, non la vedo una proposta pratica. Noi non vogliamo, infatti, lasciare il nostro Paese, perché altrimenti dove andrà la comunità cristiana appartenente a questi antichissimi posti, dove il cristianesimo si era radicato? Ringraziamo, però, la Francia che almeno ha dato questa possibilità.

D. – In Europa ed anche in Italia si sono susseguite manifestazioni di preghiera. Sentite questa vicinanza da parte della Chiesa?

R. – Il Santo Padre è intervenuto dal primo momento ed è sempre in contatto con il Patriarca e con i sacerdoti del posto. Sentiamo molto la sua vicinanza. Certamente la preghiera fa miracoli.








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