2014-07-30 13:49:00

Messa a Roma per i cristiani perseguitati. P. Haddad: fede testimoniata col sangue


In Iraq, continuano le persecuzioni da parte dei jihadisti dello Stato islamico contro i cristiani, costretti a scegliere tra la conversione o la morte. Per sostenere con la preghiera i fratelli perseguitati, in particolare a Mosul, è stata celebrata una Messa presso la Chiesa romana di San Gregorio Nazanzieno una Messa (alle 20.00 di mercoledì 30 luglio). A presiedere il rito è stato il vescovo ausiliare Filippo Iannone. Padre Mtanoius Haddad, procuratore della Chiesa greco-cattolico-melchita presso la Santa Sede, ha commentato quest’iniziativa al microfono di Paolo Giacosa:

R. - Ci dà un po’ di coraggio morale, anche pregare fa miracoli! Ma sul terreno i cristiani hanno bisogno anche di un altro aiuto per sostenere la loro vita lì, perché veramente noi cristiani siamo sempre nati lì e vogliamo vivere lì! Siamo lì dal primo giorno dopo la Pentecoste; cristiani che siano arabi, caldei, siri o assiri siamo figli di questa terra. Bisogna dire che in questi secoli in cui abbiamo vissuto con l’islam è vero, ci sono stati alti e bassi, ma non siamo mai arrivati al punto di dover lasciare la nostra terra, convertirci all’islam o pagare le tasse per conservare la nostra cristianità alla quale ci aggrappiamo con tutte le nostre forze, pagando con il nostro sangue; possiamo essere martiri per essere sempre cristiani orientali. Ora, la preghiera della Chiesa universale cattolica, tutti i vescovi e le conferenze episcopali ci aiutano sì tramite la loro preghiera, ma devono anche spingere e fare tanto per mantenere la componente cristiana in Oriente, perché come Papa Francesco ha detto: “Non si può vedere un Medio Oriente senza cristiani”.

D. - La situazione in Iraq è sempre più problematica. Quali sono le ultime notizie dal territorio?

R. - Il territorio si può dividere in due zone: per quanto riguarda la zona di Mosul non si possono fare previsioni circa ciò che sta accadendo, perché l’Isis - che hanno proclamato questo califfato musulmano e non hanno nulla a che vedere con l’islam - vuole uccidere ogni cristiano, cancellare qualunque segno del cristianesimo. Questo significa che non conoscono neanche la storia; non sanno che loro sono arrivati sette secoli dopo. Temo veramente per le nostre chiese, per i nostri monasteri, per i nostri cari manoscritti... Invece a Baghdad e in altre zone, che hanno capito il pericolo di avere un Medio Oriente senza cristiani, adesso anche i musulmani si sono mossi per dire “Noi e i nostri fratelli cristiani siamo tutti iracheni”. Questo ci piace e può essere un primo passo positivo che sta a significare che noi, musulmani e cristiani, siamo un solo popolo iracheno, anche se bisogna darsi molto da fare. Finora a Baghdad avevano vissuto sempre insieme cristiani e musulmani. Così i musulmani sono usciti per strada tenendo in una mano il Corano e nell’altra la Croce. Questo può essere l’inizio di un cammino di un ritorno a questa fratellanza.

D. - Perché l’opinione pubblica internazionale sembra essere indifferente alle persecuzioni contro i cristiani?

R. - Secondo me - non vorrei essere troppo duro - l’Europa cerca i suoi interessi in Medio Oriente. Sulla Chiesa non si può dire nulla, perché non ha mai dimenticato e non dimenticherà mai i cristiani, suoi figli, che siano cattolici o ortodossi. Qui parliamo degli Stati: il popolo prima era ignorante, perché i mass media hanno voluto nascondere tante realtà della sofferenza dei cristiani in Medio Oriente. Adesso, pian piano, con i mass media che hanno a cuore la nostra situazione e la nostra difficoltà, il popolo ha aperto gli occhi: non è più silenzioso, ma non ha i mezzi per andare controcorrente, perché i nostri governanti in Europa hanno i loro interessi, i loro appalti...








All the contents on this site are copyrighted ©.