2014-07-29 08:10:00

Svizzera: appello dei vescovi per l'accoglienza dei migranti


“Occorre interpretare i valori cristiani, spiegarli nel loro significato, ma soprattutto nella loro applicazione pratica”: è l’esortazione che mons. Pier Giacomo Grampa, vescovo emerito di Lugano, fa a nome della Conferenza episcopale svizzera. Il presule ha diffuso una nota, a cinque mesi dall’approvazione dell'iniziativa “contro l'immigrazione di massa” - promossa da alcuni partitici politici svizzeri per chiedere allo Stato di porre limiti ai migranti, fissando tetti massimi al rilascio di permessi per stranieri e richiedenti l‘asilo – e in vista del voto, fissato al 30 novembre, sull’iniziativa popolare "Ecopop", ovvero “Ecologia e popolazione”, che propone di limitare la crescita della popolazione dovuta all'immigrazione allo 0,2% e chiede che il 10% dell'aiuto svizzero allo sviluppo sia destinato al controllo delle nascite nei Paesi poveri.

In particolare, mons. Grampa rammenta “l’identità del popolo elvetico”, da sempre composta da lingue, confessioni, culture e tradizioni diverse. “In Svizzera - spiega - convivono culture liberali e socialiste, riformata e cattolica, urbana e agraria, ed i valori cristiani permangono tuttora incardinati nella popolazione”.
Tuttavia, occorre fare attenzione, mette in guardia il presule, perché “oggi questi valori sono troppo spesso sbandierati e proclamati da chi strumentalmente vuole brandirli contro un nemico, sia esso l'altro, lo straniero, il musulmano”.

“Se da parte delle Chiese, della comunità cristiana – sottolinea quindi mons. Grampa - questi valori si limitano ad essere ripetuti e non interpretati, si rischia di creare un effetto identificativo tra il credente e coloro che usano questi valori per ‘difendere le tradizioni cristiane’, senza comprenderle e soprattutto senza viverle”. Il rischio, aggiunge ancora il vescovo emerito di Lugano, è “alla fine un sacco di ‘buoni cristiani’ saranno convinti che per difendere il cristianesimo bisogna limitare l’accesso agli stranieri, impedire loro alcuni diritti, costruire muri e barriere."

Quanto all’iniziativa “contro l'immigrazione di massa", approvata lo scorso febbraio, mons. Grampa ammonisce a non tacciare di xenofobia ogni sostenitore della proposta, che ha radici anche sociali: "Si è giunti al punto – spiega - da privare del lavoro i nostri operai, per sostituirli con mano d’opera estera retribuita con salari irrisori. Questa vergogna va combattuta ed eliminata, imponendo per i diversi settori un salario minimo”.

Il presule esorta, poi, a non affrontare ingenuamente la questione degli stranieri: “Occorre prendere sul serio le reali paure della gente – spiega - perché negare la paura è negare la realtà." E il modo più adatto per superare tali timori è l'incontro: "La regola del 'guardare negli occhi una persona' quando si fa l’elemosina vale anche per quando si incontra una persona che non si conosce, in questo caso lo straniero, perché così ci si apre ad una prospettiva diversa”.

Poi, mons. Grampa invita a fare attenzione ai così detti “stranieri invisibili”: “Sono quelli senza volto – spiega - quelli impossibili da incontrare, ma che condizionano la nostra vita, come le società finanziarie internazionali che fanno crollare interi sistemi economici spostando la ricchezza, senza crearla; sono i clan malavitosi che comprano a man bassa locali e negozi, riciclando denaro attraverso società internazionali o che gestiscono centri-benessere che nascondono la pratica della prostituzione." Questo tipo di 'straniero', continua il presule, “ci conquista in modo ancor più invadente e subdolo: rubandoci coscienza e cultura". (I.P.) 
 








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