2014-07-28 13:10:00

Vescovi dell'Amecea: appello di pace e difesa della famiglia


Difesa della famiglia, fondata sul matrimonio tra uomo e donna, e invocazione per la pace, non solo in Africa, ma in ogni parte del mondo: ruota attorno a questi due punti focali il messaggio finale della Plenaria dell’Amecea, l’Associazione delle Conferenze episcopali dell’Africa Orientale che riunisce i vescovi di Eritrea, Etiopia, Kenya, Malawi, Sudan, Tanzania, Uganda e Zambia. I lavori si sono svolti dal 16 al 26 luglio a Lilongwe, in Malawi, alla presenza di oltre 150 presuli delegati che hanno riflettuto sul tema "La nuova evangelizzazione attraverso una vera conversione e la testimonianza della fede cristiana”.

Nel messaggio conclusivo - il primo a firma dell’arcivescovo di Addis Abeba, mons. Berhanneyesus Souraphiel, neo-eletto presidente dell’Amecea, i vescovi si soffermano, innanzitutto, sulla “famiglia come nucleo della vita”, puntando il dito contro “le minacce” che l’istituzione subisce oggi, a causa de “la crisi del matrimonio, l’indebolirsi della moralità, gli attacchi all’unità familiare, la povertà, la disoccupazione”. In questo contesto, la Chiesa si impegna “a proteggere la famiglia-Chiesa domestica”, offrendo “la cura pastorale a tutti i nuclei familiari in difficoltà” e “condannando ogni forma di violenza domestica”.

Inoltre, l’Amecea riafferma “l’istituzione del matrimonio come unione indissolubile tra uomo e donna aperta alla procreazione” e “denuncia ogni tentativo di ridefinire tale istituzione”. Di qui, l’appello affinché la famiglia sia “rispettata, promossa e protetta” “ad ogni costo”, in quanto “principio e pilastro della vita e della società umana”, insieme alla “ferma condanna delle unioni omosessuali e di altre derive che vanno contro la natura umana e la legge naturale”.

Un secondo appello viene, quindi, lanciato dall’Amecea in favore della pace: esprimendo “tristezza per i conflitti in Sudan, Sud Sudan, Somalia ed altre parti del mondo”, i presuli africani “deplorano la sofferenza delle popolazioni di questi Paesi” ed “invocano una risoluzione pacifica dei conflitti”, impegnandosi in prima persona, in quanto “vescovi cattolici” a “fare tutto il possibile per portare una pace duratura nelle rispettive nazioni” e chiedendo a tutti i cittadini di “abbracciare la pace, cercare la riconciliazione e lavorare alla costruzione della propria nazione”.

Guardando, poi, a tanti “atti di violenza e terrorismo” perpetrati nella regione dell’Amecea, la Plenaria chiede ai governi locali e internazionali di “agire per estirpare le cause di questo problema ed assicurare la tutela della vita delle persone”. In questo contesto, i presuli africani ribadiscono che “tutti i diritti umani devono essere rispettati e garantiti in ogni società”, in quanto “fondamento della pace e dell’armonia durature”; sottolineano l’importanza della “libertà di religione e di coscienza”, mentre condannano “tutte le forme di violenza che derivano dal fondamentalismo religioso, dal radicalismo e dal fanatismo”. “Imploriamo tutti i leader religiosi – chiedono a gran voce i vescovi – ad intraprendere il cammino del rispetto e del dialogo reciproco”.

Nell’ambito della Plenaria, poi, i presuli africani si sono soffermati su ulteriori temi, tra cui quello de “la nuova evangelizzazione di fronte alle sfide contemporanee”: a questo proposito, l’Amecea si è impegnata ad “approfondire l’annuncio del Vangelo e ad impiegare metodi diversi per assicurare davvero la catechesi, la conversione, la spiritualità e la testimonianza della fede cristiana dentro e fuori i confini della regione”. Tutti i cattolici, inoltre, vengono esortati “a partecipare attivamente alla vita delle piccole comunità cristiane”, alle quali i vescovi si impegnano a garantire l’esistenza come “luoghi di vera esperienza di fede”.

Lo sguardo dei presuli si è, quindi, allargato alle nuove tecnologie ed ai giovani: riguardo alle prime, l’Amecea ne ricorda l’importanza nella vita della Chiesa come “metodo moderno di annuncio del Vangelo”, anche se – al contempo – ne suggerisce “un uso responsabile” che non scada “nell’abuso”, soprattutto dei “social media”. Per i bambini ed i giovani, invece, definiti “dono e speranza della Chiesa e della società”, i vescovi africani esortano i genitori e gli educatori “ad insegnare loro le strade di Dio” ed a proteggerli “dagli abusi”. Al contempo, tutti i giovani residenti nella regione dell’Amecea vengono invitati ad essere “testimoni credibili della fede in casa, in parrocchia, nelle scuole e sui posti di lavoro”, a divenire “strumenti di pace, evitando di farsi usare nella diffusione di conflitti e violenze”.

Ai governi, inoltre, viene richiesto di “investire nell’educazione dei giovani, creando posti di lavoro per aiutarli a vivere in modo dignitoso”.

L’ultimo punto affrontato dai vescovi africani riguarda le istituzioni educative cattoliche: tramite esse, ribadisce l’Amecea, “la Chiesa è in grado di evangelizzare e partecipare allo sviluppo responsabile dei membri della società”, impegnandosi a “provvedere alla guida morale e spirituale degli studenti e dei docenti”. Allo stesso tempo, tutti i formatori vengono esortati a “vivere una vita esemplare, ad essere fonte di ispirazione per le giovani generazioni affinché diffondano il Vangelo della salvezza e a formare cittadini responsabili che siano davvero ispirati dalla Dottrina sociale della Chiesa”.

“Come pastori – scrivono ancora i presuli – siamo consapevoli della necessità di accompagnare i professionisti cattolici attraverso una formazione di fede continua, affinché possano dare prova del loro credo anche quando assumono incarichi importanti in ambito amministrativo, civile e politico”, così da “avere anche un ruolo attivo” in una evangelizzazione che “risponda alle domande ed alle sfide dei tempi”. Infine, l’Amecea si affida alla “intercessione ed alle cure materne di Maria, Signora dell’Africa”. (A cura di Isabella Piro) 
 








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