2014-07-28 15:05:00

Chiesa di Gela: non tagli ma investimenti per la raffineria


È partito alle nove di stamattina il corteo di lavoratori e sindacati per la raffineria di Gela, impianto che dà lavoro a 2000 persone, considerando anche l’indotto. Si deciderà il futuro dell’attività produttiva nei prossimi giorni, ma le voci sono discordanti. I lavoratori sono preoccupati perché l’Eni, l’azienda titolare dell’impianto, ha annunciato un investimento di ben 50 miliardi in Mozambico: una cifra consistente che aggrava le preoccupazioni sui tagli. Dall’altra parte ci sono le dichiarazioni dell’ad Eni Cludio Descalzi che ha affermato di «non avere intenzione di accedere agli ammortizzatori sociali, né di chiedere contributi al governo», assicurando che i 970 operai non saranno licenziati. In un quadro così delicato, la Chiesa continua ad essere presente: Paolo Giacosa ha intervistato Mons.Rosario Gisana, Vescovo della Diocesi di Piazza Armerina-Gela, autore di una lettera ai vertici dell’Eni e presente al corteo svoltosi in mattinata.

R. - Oggi tutta la città di Gela, ma anche il territorio circostante, si è radunata sotto forma di uno sciopero generale per sollecitare i dirigenti dell’Eni a riflettere seriamente sulla condizione che in questo momento sta vivendo la raffineria. Ci sono tantissimi lavoratori; si contano circa duemila persone tra l‘indotto e il diretto, anche se coloro che fanno parte del diretto sicuramente avranno la possibilità di essere sistemati, ricollocati, certamente non nella città di Gela ma dovranno emigrare; mentre i lavoratori dell’indotto andranno tutti via. Questo significherebbe, senza fare una quantificazione precisa che circa cinque-seimila persone, parlando di famiglie, sarebbero coinvolte. Il corteo è servito a dare sicuramente un segnale forte, anche se io sono dell’avviso che tutto questo rischia di tramutarsi in chiacchiere. Allora ho voluto che un operaio parlasse con me, perché mi è sembrato opportuno dare la voce ad una persona che vive quotidianamente di sacrifici. Ha citato anche il testo di Paolo sulla dignità del lavoro… tutto questo in maniera spontanea.

D. - Nei giorni scorsi ha espresso la sua vicinanza ai fedeli con una lettera aperta: quali sono i punti fondamentali che vuole trasmettere?

R. - Prima di tutto il fatto che noi tutti, testimoni della Parola del Signore e del Vangelo, non possiamo non essere vicini alle persone che soffrono. Da questo punto di vista mi piace citare il testo di Paolo “ … e se un membro soffre, le altre membra che cosa fanno?”. In secondo luogo, ho cercato di motivare, nei confronti dell’Eni, la possibilità di continuare a restare. Loro devono tener conto che hanno una grande responsabilità. Noi non dobbiamo dimenticare che l’inquinamento ha operato veramente tante situazioni gravi. In terzo luogo, è il momento giusto perché un ricco faccia la carità ad un povero, non perché gli dà l’elemosina, ma perché gli dà un posto di lavoro! Ma questo è un bellissimo segno! E finalmente si potrà inserire in una visione, che sicuramente oggi non è comune - culturalmente parlando, che è quella dell’investire per guadagnare - anche il concetto della solidarietà.

D. - Cosa auspica si possa ottenere con le manifestazioni di questi giorni?

R. - Un cambiamento di mentalità. Credo che oggi la potenza del Signore possa cambiare tempestivamente le loro menti, perché purtroppo è questa la vera questione.








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