2014-07-23 14:09:00

Una donna di Gaza: solo Dio può cambiare questa realtà di morte


“Passi avanti” per un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza: così il segretario di Stato Usa Kerry, dopo l’incontro a Tel Aviv con il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon, poi trasferitosi in Arabia Saudita. Nei cieli di Israele tornano a volare le compagnie aeree americane, ma sul terreno sale il bilancio: 718 vittime palestinesi e 34 israeliane. L'intervento militare israeliano potrebbe essere considerato un crimine di guerra: lo ha affermato l'Alto commissario Onu per i diritti umani, Navi Pillay, che ha pure condannato gli attacchi indiscriminati di Hamas. Graziano Motta:

La decisione di questo organismo delle Nazioni Unite di costituire una Commissione internazionale d’inchiesta su tutte le violazioni dei diritti umani a Gaza ha incontrato la reazione del premier israeliano Netanyahu, che ha definito una “farsa” le accuse della sua presidente Navi Pillay a Israele che avrebbe commesso “possibili crimini di guerra”. Gli sforzi diplomatici per stabilire una tregua umanitaria, che hanno visto nelle ultime ore molto impegnato nella regione il segretario di Stato americano Kerry - che ha fatto ritorno la scorsa notte al Cairo - hanno trovato una risposta parziale dal capo di Hamas, Khaled Meeshal, in quanto l’ha condizionata alla cessazione del blocco di Gaza che Israele non intende attuare. Non vi sono segni di cessazione né di attenuazione del conflitto: i raid aerei e l’ operazione terrestre israeliana a Gaza sono proseguiti, facendo lievitare il numero delle vittime e aggravando sempre più quella che è ormai una catastrofe umanitaria; come sono continuati i lanci di missili palestinesi sul territorio israeliano che hanno causato - per quello che si è abbattuto su Yehud, a pochi chilometri dell’aeroporto di Tel Aviv - una parziale sospensione dei voli di molte compagnie aeree, salutata come una “vittoria” da Hamas ma che ha provocato gravi disagi anche a gruppi di pellegrini in Terra Santa. Una compagnia aerea italiana ha accettato di utilizzare l’aeroporto di Eilat, sul Mar Rosso.

 

Tra la gente di Gaza intanto prevale lo sconforto, unico aiuto sono le parole del Papa e il sostegno delle tante preghiere nel mondo, come racconta al microfono di Gabriella Ceraso una giovane donna del Movimento dei Focolari che vive a Gaza e che per ragioni di sicurezza mantiene l’anonimato:

R. – Non esiste tregua al conflitto, vediamo solo morte, distruzione e rifugiati per le strade. E‘ una cosa che non si può concepire, non si può credere. Vicino a noi c ‘è una scuola del servizio Onu per i Rifugiati,ci sono una settantina di persone che vivono in 50 metri quadrati, rifugiati sotto gli alberi. Come si fa  a trovare pace in questa situazione?

D. – Come è cambiata la vostra vita da quando è iniziato il conflitto?

R. – Sinceramente, siamo un popolo già morto. Prima e dopo questa guerra nulla è cambiato. Siamo senza elettricità, senz’acqua, senza lavoro. I giovani stanno morendo psicologicamente: parli con loro e sembra di parlare con una persona di 70 anni senza aspettative nella vita e speranze. L’unica ambizione è avere almeno l’elettricità per due ore durante il giorno e trovare un po’ di carburante

D. – Sia Hamas che le autorità di Israele finora hanno detto che non ci si può fermare, bisogna finire quanto iniziato. Lo pensa anche lei?

R. – Noi non abbiamo nessuna aspettativa. Tutto quello che abbiamo è la preghiera. Rivolgerci a Dio e affidarci a Lui, perché non c’è nessun governo che ci possa aiutare né arabo né straniero, neanche l’Onu può fare niente.

D. – E  come può cambiare questa situazione?

R. – Se le cose dovessero cambiare sarebbe solo perché chi ha responsabilità e potere si ferma al cospetto di Dio. Solo Dio può fare la differenza, può cambiare i cuori pieni di odio, può cambiare questa realtà di morte e sofferenza

D. – Vi giunge notizia delle preghiere e degli appelli del Papa per voi? Servono a sostenervi?

R. – Abbiamo ricevuto tutti i messaggi e gli appelli del Papa. Sappiamo che  lui ci è vicino e chiede a Dio la nostra protezione con l’intercessione di Maria. E poi tutte le comunità cristiane intorno a noi ci chiamano ogni giorno per non farci sentire soli e ci sostengono con la preghiera. Tutto questo ci aiuta.

D. – Lei appartiene al Movimento dei Focolari e quindi alla spiritualità dell’unità che si costruisce con l’amore scambievole, come dice il Vangelo. Come fa a metterla in pratica ora ?

R. – Cerco ogni giorno al mattino e alla sera di tenere i contatti con famigliari e amici, sapere come stanno. Molti non hanno più una casa perché distrutta dalle bombe e noi stiamo accogliendo due famiglie rifugiate. Proprio ieri, parlando con loro dicevo: non pensate alla casa, alle cose materiali, l’importante è che siamo vivi e che stiamo insieme. L’importante è che ci siamo l’uno per l’altro. Poi, ogni giorno rendo lode a Dio per la grazia di un nuovo giorno di vita. Questo è già tanto: ancora esistiamo e ancora possiamo darci da fare.

D. – Se potesse lanciare un appello cosa direbbe?

R. – Vorrei rivolgermi  a tutto il mondo, a nome del mio popolo, affinchè torni a Dio, e si ricordi che a Gaza cristiani e musulmani siamo una sola famiglia, un unico popolo e un'unica vita, e stiamo subendo tutti la stessa sofferenza. Grazie.








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