2014-07-23 13:42:00

Nigeria. 100 giorni fa il rapimento di 276 ragazze. Ricerche vane


Era il 14 aprile quando il gruppo estremista islamico Boko Haram rapiva nel nord est della Nigeria 276 ragazze tra i 12 e i 17 anni, con un blitz nel liceo di Chibok, nello Stato del Borno. Di quel gruppo, ancora 219 adolescenti mancano all’appello, mentre oltre 50 di loro sono riuscite a fuggire. I parenti delle rapite per la prima volta hanno potuto incontrare ieri, a 100 giorni dal sequestro, il presidente Goodluck Jonathan, dopo mesi di disperazione per le sorti delle giovani, ma anche di polemiche per la gestione dell’emergenza. I familiari hanno ricevuto rassicurazioni sulla vicenda, dopo che la scorsa settimana anche la giovane attivista pakistana, Malala Yousafzai, si era recata in Nigeria per supportarli. Della situazione nel Paese, Giada Aquilino ha parlato con padre Patrick Tor Alumuku, portavoce dell’arcidiocesi di Abuja:

R. - Dopo l’incontro del presidente Goodluck Jonathan con i parenti di queste ragazze, c’è speranza in tutto il Paese perché i familiari hanno percepito dal presidente la sua voglia di fare il possibile per trovare queste giovani. Il Paese sta pregando per loro, sperando che tornino a casa. Stanno già facendo qualcosa, ha detto il presidente ai genitori, però sono molto preoccupati che un eventuale attacco a Boko Haram possa mettere in pericolo le vite di tutte queste ragazze.

D. - In questi mesi, la Chiesa cosa ha fatto?

R. - In questi mesi abbiamo pregato in tutte le chiese del Paese, su invito dei nostri vescovi. Quindi, abbiamo fatto adorazioni, abbiamo recitato il Rosario e abbiamo fatto delle veglie per la liberazione di queste ragazze.

D. - Il dialogo interreligioso, in questi frangenti, come può aiutare?

R. - Il cardinale di Abuja, John Olorunfemi Onaiyekan, ha dato un importante contributo: cercava di fare in modo che i cristiani non confondessero i Boko Haram con i veri musulmani. Anche i capi dei musulmani in questo Pese stanno dicendo: “Boko Haram non appartiene a noi”.

D. - Dai rapimenti agli attacchi alle chiese: perché i Boko Haram agiscono con tanta violenza?

R. - Possiamo capirlo solamente all’interno del contesto globale attuale. Ad esempio, il Papa negli ultimi giorni ha chiesto alla comunità internazionale di aiutare i cristiani in Iraq. Ci sono movimenti contro i cristiani in Iraq, in Egitto, in parte in Libia e in altri Paesi. Non si può vedere Boko Haram isolato da tutto questo movimento globale. Chi finanzia Boko Haram? Sono gli stessi che finanziano Al Qaeda in Maghreb e negli altri Paesi islamici. Infatti, la Nigeria ha scoperto che c’è un fiume di soldi che va a finanziare i Boko Haram: una ricerca indica che quasi chiaramente Arabia Saudita, Kuwait, Qatar, Iran mandano i soldi, danno la possibilità di formazione di questi islamisti, inviano armi che arrivano poi in Egitto, Libia, Tunisia e, da lì, scendono attraverso il Sahara per arrivare a noi, in Nigeria.

D. - Dal rapimento delle ragazze ad oggi, sono morti 11 familiari delle adolescenti, per problemi di salute legati al tragico sequestro ma anche in attacchi e violenze…

R. - È una tragedia grave, perché molti di questi genitori non vogliono più vivere. Conosco la storia di un genitore di queste ragazze che, prima di morire, recitava i nomi delle figlie rapite da Boko Haram. È una tragedia che si aggiunge alla tragedia...

D. - Cosa sperare?

R. - Speriamo che tutto ciò finisca presto. Ma pensiamo anche che la comunità internazionale debba dare un aiuto al nostro Paese.








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