2014-07-22 14:43:00

Gaza, non c'è più un luogo sicuro


Il parroco di Gaza, padre Jorge Hernandez, ci concede solo una manciata di secondi, non può restare collegato al telefono: "Sono alle prese con oltre 700 persone da gestire nella nostra scuola". Elena Loewenthal, scrittrice e traduttrice ebrea, spera "che questa guerra finisca presto e con il minor numero di vittime, di cui non possiamo che essere certamente straziati. Israele sta combattendo suo malgrado - sostiene - costretta ad intervenire anche brutalmente, purtroppo".

Dal Libano il giornalista Lorenzo Trombetta, corrispondente Ansa a Beirut (www.sirialibano.com), commenta lo scenario nella regione mediorientale: "Non c'è nessun tipo di solidarietà inter-araba dal Libano", sottolinea. "La questione israelo-palestinese viaggia su un binario proprio e non c'entra con quella in Siria o in Iraq. Possiamo tuttavia immaginare che, solo a lungo termine, l'azione di proselitismo da parte dello Stato islamico anche nei territori palestinesi si unisca alla violenza già nella zona, alla povertà, all'assenza di prospettive per i giovani (che ormai non vedono più nemmeno in Hamas un'alternativa reale per la propria promozione sociale) e generi la convinzione che lo Stato islamico possa essere la soluzione di tutto". 

 








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