2014-07-16 13:57:00

Iraq: eletto il presidente del Parlamento. Soddisfazione del Patriarca Sako


In Iraq, il parlamento ha eletto il suo nuovo presidente. Si tratta del sunnita moderato Salim Al Jubouri.  Soddisfazione dalla Casa Bianca: il vicepresidente Joe Biden ha parlato di primo passo verso il governo di unità nazionale. Soddisfatto anche il patriarca di Babilonia dei Caldei, mons. Louis Sako, che aveva sollecitato i deputati con una lettera appello, e ora auspica un rinnovato sforzo per completare le nomine. Intanto, l’esercito da ieri cerca di riprendere la città di Tikrit, mentre il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon pensa a nuove sanzioni soprattutto in termini monetari e di embargo sulle armi, per i miliziani dello Stato Islamico che ora conta tra le sue fila oltre ai siriani, anche 3 mila marocchini. Su questa nomina - al microfono di Cecilia Seppia - il commento di Alessandro Politi, analista politico e strategico:

R. - È un primo passo, però è chiaro che Noury Al Maliki non se ne vuole andare; questo è un problema, però è un primo passo. Al Juburi fa parte di una delle grandi famiglie sunnite irachene e quindi in realtà è un elemento di continuità tra prima della guerra e il post guerra. La sua è una famiglia molto importante e in vista; inoltre il posto tradizionalmente è riservato ad un sunnita, quindi una divisione delle alte cariche molto simile a quella libanese, però il cammino è ancora difficile, tanto più che Maliki ha lanciato una serie di accuse all’amministrazione curda regionale del Nord, che ha reagito in modo molto duro dicendo che l’Iraq per colpa di Maliki è uno "Stato fallito" e che quindi è il momento di pensare alla propria indipendenza. Questa non è una vuota minaccia, ma è una verità visto che i curdi si stanno preparando da molto tempo a questo passo a meno che - speriamo di non essere arrivati ad un punto di non ritorno - lo Stato centrale di Baghdad capisca di dover assumere davvero uno spirito ed una pratica federale. D’altro canto, l’appello dell’Isis è molto seducente, non tanto per la religione o per le esecuzioni che terrorizzano, quanto per il fatto che offre ai sunniti iracheni la possibilità di sentirsi finalmente comunità e cittadini, sia pure di un governo dispotico.

D. - I miliziani dell’Isis sicuramente hanno un’ideologia molto forte, anche la creazione di questo califfato lo dimostra. Che cosa sta facendo Al Maliki in questo momento per essere un’alternativa credibile?

R. - Lui punta sul successo militare, è molto chiaro. Secondo il suo ragionamento con un successo militare lui riprende in mano la situazione, almeno a breve. In realtà le sue controparti negoziali - quindi tanto i curdi quanto i sunniti anche una buona fetta di sciiti  - sanno che anche se c’è una vittoria puramente tattica, le logiche politiche di Al Maliki sono esattamente le stesse. E questo credo che si sia capito molto bene anche in Iran, dove l’elezione di questo nuovo presidente della Camera è stata salutata come un successo contro i terroristi.

D. - Ecco, l’esercito sta cercando di recuperare quello che viene definito come il “triangolo sunnita”, ovvero parliamo di Mosul, Kirkuk e in queste ore, da un paio di giorni, Tikrit dove si concentra l’offensiva e dove i miliziani hanno preso particolarmente piede. È inevitabile che questi “ribelli” abbiano appoggi fortissimi, basti pensare al Qatar, all’Arabia Saudita che sicuramente - quanto meno - gli hanno fornito le armi ...

R. - Gli appoggi ci sono, ma è stata soprattutto la capacità di sfruttare il malcontento – quindi di inserire un cuneo politico – che ha premesso all’Isis di sviluppare una rete di città occupate o contestate che vanno da Aleppo fino alle porte di Baghdad. È importante anche capire che da subito questo governo ribelle, di fatto, ha impostato però ai cittadini anche delle regole, quindi sta cercando di sviluppare, nonostante la durezza dell’occupazione, una serie di regole amministrative. Quindi il califfato in larghe parti del Medio Oriente viene deriso come l’ennesima avventura effimera di un gruppo di esaltati, però Al Baghdadi, leader dell’Isis, sta cercando di fare di tutto per creare invece una presenza costante.








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