2014-07-16 13:27:00

Camera approva mozione per adozioni internazionali


Le adozioni internazionali sono in calo generalizzato in tutto il mondo, a causa della crisi economica e non solo. La diminuzione più consistente degli ultimi anni si è registrata nel 2012, quando 3.016 bambini sono stati adottati rispetto ai 4.022 dell’anno precedente. Nel 2013 le adozioni andate a buon fine sono state 2.825. Negli ultimi tempi, inoltre, si sono ridotti anche i decreti di idoneità emessi per le coppie. In Italia, sulla scia del "caso Congo", la Camera nelle ultime ore ha trovato un accordo su una mozione condivisa che impegna il governo a un’attenzione più profonda sul tema, per avere un adeguamento delle risorse da destinare alla Commissione adozioni internazionali (Cai) e uno snellimento delle pratiche burocratiche per i genitori, come agevolazioni per i congedi parentali o facilitazioni fiscali per le famiglie che concludono il percorso adottivo. Secondo la deputata dell'Udc, Paola Binetti, con l’intesa “il Parlamento coglie in pieno la necessità di riconoscere il diritto di tutti i bambini ad avere una famiglia. Noi - aggiunge - difenderemo fino all'ultimo il loro diritto affinché la famiglia adottiva sia costituita da una sola mamma e un solo papà”. Giada Aquilino ha intervistato Paola Crestani, presidente del Ciai, Centro italiano aiuti all’infanzia, che dal 1968 si occupa di adozioni internazionali:

R. – Negli ultimi anni c’è stato un calo considerevole delle adozioni. E alcuni dati che sono stati illustrati proprio l’altro giorno in Parlamento dicono che c’è un ulteriore calo anche quest’anno. Sicuramente è un trend che c’è da qualche anno e non solo a livello italiano, ma anche a livello internazionale: anzi, diciamo che questo calo è iniziato prima negli altri Paesi di accoglienza - così si chiamano - dei bambini adottati e poi ha interessato anche l’Italia.

D. – Quali sono le ragioni?

R. – Sicuramente ci sono delle ragioni positive e cioè una maggiore attenzione da parte dei Paesi di origine dei bambini alla situazione dei piccoli che vivono in questi Stati e anche una maggiore sensibilità rispetto all’adozione nazionale o comunque a trovare delle soluzioni nella terra d’origine; si tratta di soluzioni che sicuramente sono meno traumatiche dell’adozione, che - noi ricordiamo - deve essere l’ultima possibilità da prendere in considerazione per un bambino che si trova in stato di abbandono. Poi ci sono anche altri motivi, che magari sono meno positivi, come il fatto che ci sia una situazione anche nei Paesi di accoglienza che rallenta un po’ la disponibilità da parte delle famiglie ad accogliere bambini che, sempre più in questi ultimi tempi, sono bambini “con bisogni speciali”: cioè che hanno una età sempre più alta - mediamente in Italia l’età dei bambini adottati è di circa 6 anni - o che hanno problemi di salute o che arrivano in gruppi di tre o più fratelli… Bambini per i quali servono delle risorse particolari e quindi non sempre le famiglie sono disponibili o ce la fanno ad accogliere bambini con queste situazioni.

D. – Quindi ragioni connesse alla crisi economica in corso. Ma ci sono anche motivi che possono essere ricondotti, per esempio, alla messa in discussione del modello stesso della famiglia?

R. – L’Istat ci dice che in questo ultimo anno ci sono state meno nascite, da ricondurre alla crisi economica. Anche per le adozioni questo può essere vero. Sicuramente la famiglia, il modello di famiglia, in Italia sta molto cambiando, mentre non è assolutamente cambiato il modello di famiglia che può aspirare all'adozione: il modello di famiglia che può adottare è una famiglia che sia coniugata e che dimostri una convivenza di almeno tre anni. Queste sono le uniche famiglie in Italia che possono adottare in questo momento.

D. – La Camera ha trovato un accordo che impegna il governo ad un’attenzione più profonda sul tema: si punta a maggiori risorse per la Commissione adozioni internazionali, ma anche agevolazioni burocratiche. Di fatto che accordo è?

R. – E’ un accordo che impegna il governo ad una maggiore attenzione ed è anche significativo di un’attenzione del Parlamento rispetto alle tematiche delle adozioni. Noi siamo convinti che per migliorare tutto il sistema delle adozioni internazionali in Italia la questione delle risorse alla Commissione adozioni sia fondamentale. Essa ha il fondamentale ruolo di regia di tutto il sistema di adozioni internazionali nel Paese. Per quanto riguarda, invece, aspetti più normativi e legislativi, come Ciai noi siamo convinti che la legge attuale sia fondamentalmente una buona legge e che sia ancora valida, nonostante abbia qualche anno: l’ultima modifica è del 2001. Sicuramente c’è bisogno di qualche miglioramento e di qualche aggiornamento, però riteniamo che l’impianto generale della legge sia ancora valido tutt’oggi.

D. – Quindi cosa serve al momento, anche dopo il "caso Congo"?

R. – Dopo il "caso Congo", in particolare, il ruolo della Cai si è rivelato fondamentale. Il fatto di poter migliorare i rapporti internazionali e tutti i legami che ci sono con i Paesi di accoglienza dei bambini è determinante, ma questo non lo si può fare senza fondi. Va ricordato sempre, infine, che le adozioni internazionali sono e rimangono una risposta importantissima per i bambini che sono in stato di abbandono.








All the contents on this site are copyrighted ©.