2014-07-15 07:42:00

Proposta di tregua dell’Egitto per il conflitto a Gaza


Prosegue l’escalation militare a Gaza. Sette giorni dopo l’avvio delle operazioni, si contano almeno 194 morti e 1400 feriti, e, secondo l'associazione umanitaria Oxfam, 395mila civili in 18 località della Striscia sono senza acqua e servizi igienico-sanitari. Oltre il 70% dei decessi riguarda civili, di cui il 30% è rappresentato dai bambini. In grave difficoltà anche le strutture sanitarie: danneggiati 4 ospedali, 3 cliniche, un centro per disabili e 4 ambulanze. Intanto si discute sulla proposta di tregua presentata dall’Egitto e sostenuta dagli Usa.  Il governo israeliano fa sapere di accettare la proposta di tregua ma poi sottolinea che se Hamas non blocca i lanci di razzi la risposta sarà sempre forte.  Il servizio di Graziano Motta:

Non risparmiare né preghiere, né sforzi per “far cessare ogni ostilità e conseguire la pace”. Risuona ancora forte l’appello per la Terra Santa lanciato domenica da Papa Francesco. “Mai più guerra”, “con la guerra tutto è distrutto”, ha detto, ricordando pure che non è “avvenuto invano” l’incontro, tenutosi in Vaticano l’8 giugno, con i presidenti israeliano Peres e palestinese Abbas, il Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I. Sulle parole del Papa, Giada Aquilino ha intervistato il vescovo ausiliare di Gerusalemme dei Latini, mons. William Shomali:

R. – Sono parole giuste, che continuano il messaggio per la pace lanciato durante la sua visita in Terra Santa, ma anche durante la preghiera nei Giardini Vaticani. Il suo discorso di quel momento, veramente storico, rimane sempre valido: ha detto che fare la pace richiede più sforzo che fare la guerra e che, se gli sforzi umani non riescono, c’è un’altra possibilità, la preghiera. Il Papa rimane fiducioso che il Signore può trasformare i cuori, perché il problema è soprattutto di buona volontà. Il Signore può mettere questa buona volontà nei cuori.

D. - Il Pontefice ha detto che quell’incontro nei Giardini Vaticani non è “avvenuto invano”: perché?

R. – Perché la preghiera è sempre valida. Noi credenti sappiamo che una preghiera fatta con fede ha una potenza, una forza particolare. Soprattutto, quando è fatta dai ‘nemici’ stessi. Sono sicuro che la preghiera fatta da Abbas e da Peres era sincera, perché volevano uscire da questo incubo. Ma se i risultati non si fanno vedere l’indomani, non vuol dire che non ci siano risultati.

D. - E’ passato poco più di un mese da quella preghiera: sul terreno cosa è cambiato?

R. - Questo problema dura da 80 anni, dunque un anno di più, un anno di meno, su una lunga storia non è un ritardo. L’albero di ulivo che hanno piantato insieme nei Giardini Vaticani non produrrà frutti prima di 5 anni e questa è l’immagine della preghiera: può dare frutti più tardi, non a causa di una debolezza del Signore ma a causa di una cattiva volontà umana.

D. – Le violenze continue a cosa stanno portando, da una parte e dall’altra?

R. - Portano paura, più sangue, più sfiducia, più odio. Nessuno ci guadagna da questa violenza.

D. – Nella Striscia di Gaza c’è un esodo massiccio di famiglie che - come possono, con carretti, a piedi, chi è più fortunato con le auto - cercano di arrivare a Jabaliya, il campo profughi a nord di Gaza, per trovare rifugio nelle scuole dell’Onu. Qual è la situazione?

R. – La situazione è drammatica. Il parroco di Gaza ha pubblicato una lettera in cui descrive la situazione drammatica. C’è tanta paura, i bambini sono traumatizzati. Molte famiglie hanno perso la casa, molte non hanno cibo, non hanno soldi, non hanno acqua, non hanno elettricità. Sono sotto i colpi della guerra.

D. - I bilanci di queste ore rivelano che fra le vittime è elevata la percentuale di donne e bambini…

R. - Il bilancio cambia ogni giorno, ma non si può mettere in cifre la sofferenza.

D. - Come la Chiesa di Terra Santa è vicina alla popolazione?

R. - Quando potremo andare a visitare Gaza porteremo un po’ di aiuto umanitario. Ma sono gli Stati che hanno più mezzi per aiutare. Già l’Arabia Saudita è disposta a mandare aiuti per i poveri di Gaza, per la Croce Rossa di Gaza. Ma spero che quando ci sarà il cessate il fuoco noi, come vescovi, potremo andare a visitare la gente e dire loro che non li abbiamo dimenticati.

D. - In questo panorama di sofferenza, c’è un’immagine nella sua mente che può dare speranza per il futuro?

R. - Adesso la mia mente è sotto l’incubo di quelle immagini negative, ma la mia fede mi dice che il Signore è più pietoso degli uomini e Lui non permetterà che questa sofferenza duri: il Signore sente il grido degli offesi.








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