2014-07-12 09:00:00

Denuncia Caritas: a Milano torna la tratta delle donne albanesi


Aumentano le donne albanesi costrette a prostituirsi nelle strade di Milano. Un effetto dell’entrata dell’Albania nella area Schengen. Le ragazze possono, infatti, arrivare in Italia con semplici permessi turistici. In tutto più di 1.500 donne sfruttate dalla criminalità organizzata. Secondo la Caritas locale occorre creare una agenzia nazionale antitratta anche in previsione dell’eventuale entrata di Tirana nell’Unione Europea. Maria Gabriella Lanza ne ha parlato con suor Claudia Biondi della Caritas di Milano:

R. – Credo che per il fatto che ci sia una maggiore facilità di ingresso in Italia, si torni a ritenere la possibilità di prostituirsi qui come "un’opportunità". In fondo, il giro della criminalità non è mai sceso: è sempre stato molto attivo nel mercato della prostituzione, come nel mercato del traffico di esseri umani, come nel mercato della droga. Per quanto riguarda la prostituzione, in molti casi noi abbiamo riscontrato che i "protettori" sono albanesi e che controllano donne romene. Adesso, con la crisi e la facilitazione a venire, si ritorna ad utilizzare nel mercato anche le donne albanesi, che erano state appunto soppiantate, nel "giro degli albanesi", dalle donne romene, perché potevano entrare ed uscire con più facilità.

D. – Avete riscontrato un aumento del 6 per cento delle donne albanesi in strada...

R. – Ormaii è un trend che si sta verificando da alcuni anni. Le donne sono veramente in una situazione di mobilità, di nomadismo, perché le donne stesse ci raccontano di fare qualche mese qui, di essere poi trasferite in Francia, in Germania, in Spagna, in Olanda. Ecco, c’è anche qualcuna che è stata "in vetrina" sia in Belgio che in Olanda. C’è quindi una dinamicità notevole. Chi gode dell’opportunità di potersi muovere liberamente nell’area Schengen, sinceramente, facilita le reti criminali, che non hanno bisogno di troppe precauzioni per poter sfruttare le donne.

D. – Non solo prostituzione, queste donne sono costrette anche a spacciare droga...

R. – Alcune delle donne fanno uso di sostanze stupefacenti, perché la vita è particolarmente difficile. Qualcuna ci ha detto anche che spaccia.

D. – Ci sono anche ragazzine minorenni?

R. – Ci sono. Sembrano molto giovani. E’ chiaro che noi non possiamo avere la certezza che siano minorenni. Quando abbiamo la certezza che lo siano, facciamo intervenire la polizia.

D. – Qual è il lavoro che svolgete quotidianamente accanto a queste ragazze?

R. – Incontriamo le ragazze in strada. E’ un lavoro, questo, di avvicinamento delle donne, di offerta di relazione, che è sempre accolta a braccia aperte. C’è un bisogno estremo di relazioni. Le operatrici riferiscono che se non fossero loro ad interrompere alcuni colloqui, questi andrebbero avanti anche per lungo tempo. Per loro è anche un modo per riposare. Le donne, infatti, si siedono nella nostra macchina, chiacchierano, bevono qualcosa e in alcuni momenti si addormentano. Dopo di che l’offerta è l’uscita, se vogliono, oppure anche l’offerta di accompagnamenti sanitari. Molto spesso, infatti  sono donne che non hanno la possibilità di curare se stesse. Quindi abbiamo un servizio di ascolto. Le donne che vogliono lasciare la prostituzione o, comunque, vogliono una relazione, un po’ di sostegno, hanno a disposizione questo servizio, che è aperto tutti i giorni, con assistenti sociali che fanno colloqui di accompagnamento, di sostegno e colloqui di filtro per l’ingresso nelle strutture di ospitalità, che sia la nostra struttura o le altre.








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