2014-07-12 12:17:00

Colpito un orfanotrofio a Gaza: uccise 3 piccole disabili


Ancora scene di orrore a Beit Lahya, a nord di Gaza, dopo che l'aviazione israeliana ha centrato un orfanotrofio, provocando la morte di tre piccole disabili. Sono 118 i morti al quinto giorno di offensiva militare israeliana su Gaza. 282 case sono state rase al suolo. Dunque si vive nel terrore dei bombardamenti in queste ore nella Striscia. Antonella Palermo ha parlato con il parroco di Gaza, padre Jorge Hernandez:

R. – Questa notte i bombardamenti non si sono fermati nemmeno un minuto e ora si continua. C’è il pericolo imminente di un’invasione terrestre. Parte dell’esercito di Hamas è in attesa di questo ingresso, sarà una cosa bruttissima.

D. – Voi come vi state comportando in questi giorni?

R. – Da parte dei cristiani va vissuta, da un canto, come qualsiasi altro palestinese di Gaza che si trova sotto le bombe, in pericolo; d’altro canto, c’è la paura che ci sia all’interno qualche reazione contro i cristiani. Finora, grazie al Cielo, non hanno subito nessuna di queste cose, però vedendo un po’ il modus operandi di altre parti si può pensare a questo tipo di cose. Non possiamo uscire, ovviamente, io mi tengo in contatto con i parrocchiani esclusivamente attraverso il telefono. Siamo fedeli all'apostolato della presenza, ci rendiamo conto che ha un valore enorme, anche solo restare. Tante persone ci hanno chiesto di non andare via, e noi non andiamo via, tanto più di questo non si può fare. Intuivamo che la situazione sarebbe degenerata fino a questo punto, e non credo che finirà presto, qui nessuno purtroppo lo crede.

D. - Da più parti si invoca un intervento delle Nazioni Unite...

R. - Io vivo qui, conosco le persone, posso dire francamente che, per quanto ci si possa appellare ad un intervento delle Nazioni Unite, per la gente questo ora non ha nessuna importanza. E' un conflitto troppo antico che non ha nessun presupposto di conclusione, e l'aggravante ora è che Hamas è molto molto forte, ciò è preoccupante. 

D. - Dove è la soluzione?

R. - La soluzione per vivere in pace suppone la giustizia. C'è mancanza di volontà politica di dare a ciascuna parte il suo. In questo stato di cose non si può pensare la pace. 

D. - Di cosa avete bisogno con più urgenza?

R. - Abbiamo bisogno soprattutto di preghiere, qui l'unica speranza della gente è riposta in Dio, in un miracolo. Mi raccomando, chiedo a tutti di pregare per noi. 

Nella sua veste di inviato speciale del Quartetto (Stati Uniti, Russia, Ue e Onu) in Medio Oriente, Tony Blair e' giunto oggi al Cairo per una breve visita in cui discutera' con la dirigenza egiziana della situazione nei Territori palestinesi e degli sforzi dell'Egitto per giungere ad un cessate il fuoco a Gaza. Lo si e' appreso da fonti aeroportuali. Intanto Israele fa sapere che nei bombardamenti sono stati centrati 84 obiettivi, che considerano affiliati al terrorismo. Tra le vittime, molti civili ma anche esponenti di Hamas. Ai funerali di questi ultimi sembra sia comparsa la bandiera del gruppo Isil, il cosiddetto Stato islamico dell’Iraq e del Levante. Si tratta dei miliziani che hanno promosso in Iraq il 'califfato' islamico e che hanno un peso nel conflitto in Siria. Per capire le dinamiche regionali del fenomeno Fausta Speranza ha intervistato Germano Dottori, docente di Studi strategici all’Università Luiss:

R. – Credo che questo sia un fenomeno molto importante, che si lega alla grande campagna che è stata alimentata dall’Arabia Saudita contro la primavera araba e la crescita del fenomeno politico della Fratellanza musulmana nel mondo arabo. Per contrastare la Fratellanza musulmana, i sauditi non hanno in alcun modo badato a lesinare gli sforzi. Hanno scommesso tanto sulle forze laiche quanto sulle forze jihadiste e più radicali. Il fatto che si vedano le bandiere dell’Isis a Gaza, non mi stupisce, perché è una delle forze che possono essere utilizzate contro Hamas, anche se in questo momento Hamas, verosimilmente, verrà soprattutto attaccata, compressa, e magari anche liquidata dallo Stato ebraico. Sembra una cosa paradossale ma, in realtà, in questo momento, Israele e le sue forze armate stanno agendo da strumento della politica saudita in Medio Oriente.

D. - Dunque un fenomeno di regionalizzazione in qualche modo di questo progetto di califfato islamico?

R. – Da un lato, è stato un progetto regionale, quello della Fratellanza musulmana, ed è un progetto regionale quello pilotato dall’Arabia Saudita per portare la Fratellanza musulmana alla disfatta. In Egitto abbiamo avuto il colpo di Stato militare, visto con soddisfazione da Ryad, ed è culminato in un’elezione relativamente di successo; c’è un certo dissenso ancora in Egitto, ma l’ordine politico in Egitto è cambiato. Hamas è una costola della Fratellanza musulmana e non sono affatto stupito che si trovi in questo momento addosso lo stesso raggruppamento di forze che è stato scatenato sia contro la Fratellanza musulmana egiziana e siriana, sia, a latere, anche contro il progetto americano di procedere alla riconciliazione storica con l’Iran. Frenare questo processo e liquidare la Fratellanza musulmana sono due interessi fondamentali dell’Arabia Saudita che anche Israele condivide.

D. – I razzi che sono continuati a partire da Gaza verso Israele nonostante i moniti di Israele, partivano da frange estremiste: Hamas è nel governo insieme ad Abu Mazen e prometteva un impegno di pace in questa fase. E poi anche quanti hanno ucciso i tre giovani ebrei e quanti hanno trucidato il giovane palestinese. I raid rispondono a queste frange ma che altro cosa provocheranno?

R. – Io credo che siano cose diverse. L’assassinio dei tre coloni adolescenti in Cisgiordania è stato sicuramente concepito da elementi esterni ad Hamas che intendevano mettere in moto questa spirale di azioni e rappresaglie che stiamo vedendo svilupparsi in questi giorni. Una volta che la prima rappresaglia ha avuto luogo, per quanto molto circoscritta, ha permesso facilmente anche ad elementi interni ad Hamas di prendere il sopravvento. E’ chiaro che in questo momento è sotto scacco chi in Hamas aveva cercato la strada della riconciliazione con Fatah. Mi pare piuttosto evidente che Hamas si trovi in una condizione di straordinaria debolezza e, personalmente, non scommetterei molto sulla sua sopravvivenza politica al momento.








All the contents on this site are copyrighted ©.