2014-06-29 14:14:00

Prima guerra mondiale: torna d'attualità l'opera di Benedetto XV


Un profeta dimenticato, ma che gli storici stanno riscoprendo come un grande Papa del secolo scorso. E’ Benedetto XV, di cui ricorre quest’anno il centenario dell’elezione a Pontefice avvenuta il 3 settembre 1914. In queste settimane, in cui si ricorda l’inizio della Prima guerra mondiale, il suo insegnamento e la sua opera tornano di straordinaria attualità. Luca Tentori ha sentito per noi il domenicano padre Massimo Mancini, docente di Storia della Chiesa nella Facoltà Teologica del Triveneto di Venezia. Il servizio:

Sotto il rombo dei cannoni di una guerra che incendiava l’Europa fu scelto come Pontefice, nel settembre 1914, il cardinale Giacomo Della Chiesa, arcivescovo di Bologna. E proprio la guerra, da lui definita come “inutile strage”, segnò profondamente la sua esperienza al soglio di Pietro. In poco più di sette anni di pontificato un’azione a tutto campo: non solo cercò di fermare il conflitto, ma rilanciò i rapporti con il mondo mediorientale e dell’estremo oriente, promulgò il nuovo codice di diritto canonico, attenuò i toni della vicenda modernista, riorganizzò le missioni e sostenne i cattolici nella vita politica. Ma il suo impegno più grande fu quello per la pace:

R. - E’ un Papa che in situazioni difficilissime, quando la Santa Sede non è riconosciuta sul piano internazionale, riesce ad essere un interlocutore valido ed efficace presso le potenze per arrivare alla pace. Anche se la pace si realizza solo dopo quattro anni di guerra. Benedetto XV invita tutti i popoli, tutti gli Stati in guerra alla pace. Non prende posizione per nessuno e questo è un aspetto che gli verrà rimproverato da non pochi. Il Papa sa che il suo compito di padre di tutti i cristiani è quello di portare tutti alla pace, senza parteggiare per una potenza invece che per un'altra e questo non viene capito.

D. - Non ci furono solo teorici appelli alla pace ma, grazie alla sua grande esperienza di diplomatico, Papa Della Chiesa si prodigò concretamente per risolvere i conflitti...

R. - Da un lato si occupa di offrire assistenza, per quanto possibile, a tutti coloro che sono danneggiati dalla guerra. Dall’altro dopo tre anni di guerra sanguinosa e tragica il Papa fa una proposta e invia una nota diplomatica a tutte le potenze in guerra, indicando delle soluzioni su problemi concreti. Ma questa sua proposta concreta venne rifiutata dalle potenze in guerra con la sola eccezione di Carlo I d’Asburgo. Non fu un successo certamente, ma fu un momento di profezia grande da parte del Pontefice.

D. - Capitolo missioni: anche qui Benedetto XV lasciò la sua impronta...

R. - Con la “Maximum illud” del 1919 Benedetto XV dà un nuovo impulso alle missioni nei diversi continenti, cercando di realizzare il progetto di un 'clero indigeno'. Quindi sacerdoti e vescovi appartenenti ai popoli: una missione che non sia più legata al colonialismo delle potenze europee, ma che invece lasci emergere le migliori risorse dei popoli da evangelizzare, per un messaggio autenticamente più evangelico.

D. - Fu un innovatore lungimirante anche riguardo all’impegno dei cattolici nella politica?

R. - Benedetto XV è anche un uomo che ha grande attenzione alla presenza dei cattolici nella politica dei diversi Paesi. Anzitutto in Italia, appoggiando la fondazione del nuovo Partito popolare italiano di don Luigi Sturzo. Il primo partito politico di ispirazione cattolica in Italia. Sotto il pontificato di Benedetto XV si ha anche l’inizio di trattative, seppure in maniera molto nascosta, per arrivare alla soluzione del grave problema della “Questione romana” che si trascinava da decenni e che era origine di conflitto tra l’Italia e la Santa Sede.








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