2014-06-28 12:32:00

L’Italia tra riforme e flessibilità da parte di Bruxelles


Questa è la "settimana chiave delle riforme”. Sono previsti incontri con Forza Italia, Movimento 5 stelle e parlamentari Pd. Lo ha detto il premier Matteo Renzi ai suoi a proposito dell'agenda politica della prossima settimana, aggiungendo: “Tocca a noi in Italia fare le riforme se vogliamo la flessibilità dall'Europa”. Sulle riforme su cui si gioca la credibilità del Paese, Fausta Speranza ha sentito l’economista Paolo Guerrieri, docente all’Università La Sapienza di Roma:

R. - Innanzitutto la riforma istituzionale è il primo test; poi in ordine - ma in realtà sono in qualche modo su un piano orizzontale - troviamo la riforma fiscale, cioè un fisco che prima di tutto sia più “amico” dei contribuenti onesti e che riduca una pressione fiscale che è a dei livelli, come sappiamo, proibitivi. Poi c’è il lavoro: bisogna snellire, rafforzare, da un lato, ma allo stesso tempo rendere più agevole il funzionamento dei mercati del lavoro. Per quanto riguarda il primo punto, è già una Legge Delega, il secondo sta per tramutarsi in Legge Delega. Inoltre c’è un’altra riforma che è stata appena varata che riguarda i costi della burocrazia della Pubblica Amministrazione. Questo è un altro macigno che da anni ostacola, cioè noi variamo moltissime leggi che rimangono sui tavoli in quanto non vengono fatti i decreti di attuazione e quindi queste leggi restano lettera morta. Infine metterei, come priorità assoluta, la giustizia civile.

D. - E quale flessibilità potremmo ottenere in tema di patto di stabilità dall’Europa?

R. - Su questo bisogna esser molto chiari: le regole noi le abbiamo fissate insieme agli altri Paesi; abbiamo detto che servivano a tutti, non siamo andati e non potremmo andare a chiedere adesso di non rispettarle, perché questo farebbe abbassare immediatamente la reputazione del nostro Paese. Quello che si può chiedere è la possibilità che di fronte ai concreti risultati - non solo annunci di riforma - ci si possa dare più tempo nella possibilità di assicurare certi traguardi in termini di aggiustamento dei conti pubblici, e soprattutto in termini di consolidamento e rientro dal grande debito che ci sovrasta.

D. - C’è ancora qualcosa che noi in realtà possiamo chiedere a Bruxelles?

R. - Due cose importantissime: le regole sono fondamentali, ma vanno applicate con tutti e devono riguardare tutti; non è stato fatto dalla Commissione con il presidente Barroso, soprattutto quando non ha applicato la regola nei confronti della Germania che doveva ridurre il suo enorme avanzo commerciale investendo di più per sé stessa e per l’Europa intera; questa è una prima cosa. Chiedere alla Commissione di fare l’interesse dell’intero sistema dell’area Euro dell’Unione Europea applicando le regole non solo ai Paesi “in debito”, ma anche ai Paesi creditori. Questa è una prima cosa. La seconda è di onorare gli impegni che hanno disatteso. Anche qui la Commissione Barroso ha disatteso gli impegni presi due anni fa in nome della crescita; aveva - in qualche modo - promesso che avrebbe sperimentato forme nuove di finanziamento a livello europeo, di investimenti europei; non è stato fatto, è stato fatto in misura ridicola. Queste sono due cose che una volta che si sarà insediata la nuova Commissione, un Paese, che naturalmente avrà le sue carte a posto, come l’Italia, non solo potrà, ma dovrà chiedere alla nuova istituzione.








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