2014-06-26 10:30:00

Giornata contro la tortura, i medici: "Siamo tutti coinvolti"


Viene celebrata in tutto il mondo la Giornata Onu contro la tortura. In Italia l’associazione di volontari “Medici contro la tortura”, in collaborazione con Amnesty International,  assiste i rifugiati e i richiedenti asilo che nel loro Paese hanno subito violenze di ogni tipo. Solo nell’ultimo anno hanno curato più di cento persone. Maria Gabriella Lanza ha intervistato Vincenzo Ciccarini, medico volontario:

R. - Ci occupiamo di persone che hanno subito dei maltrattamenti e che ne portano ancora le conseguenze. Li accogliamo, si mette in moto un processo terapeutico-riabilitativo. Constatiamo se ci sono presenze di ferite, cicatrici, segni ancora visibili, sia fisici che psicologici, e avviamo un processo di riabilitazione e di recupero, in cui - come noi amiamo dire - da vittima il soggetto diventa poi, piano piano, testimone delle violenze subita e inizia lentamente il processo di recupero e di riabilitazione.

D. - Nell’ultimo anno quante persone avete curato?

R. - Nell’ultimo anno ci sono state una ventina di persone, su circa 150 persone che si sono presentate alla nostra osservazione: diciamo che, in genere, c’è una percentuale che oscillata tra il 10 e il 20% di persone che hanno realmente subito non violenze occasionali, ma violenze sistematiche e prolungate nel tempo.

D. - Tanti i rifugiati e i richiedenti asilo che si sono rivolti a voi: ci può raccontare una storia emblematica di una persona che avete curato fisicamente e psicologicamente?

R. - La storia di una giovane donna congolese, di Kinshasa, sposata con un militare e con due figli di 3 e 6 anni: circa tre anni fa, dopo un tentativo di colpo di Stato, viene arrestata sia lei che il marito, ma lei perde le tracce del marito. Viene torturata per circa un mese per farle confessare delle cose sull’attività del marito delle quali lei non era assolutamente al corrente: ridotta in condizioni tali che viene ricoverata in ospedale. Riesce a fuggire, si imbarca su un aereo con documenti falsi e arriva a Fiumicino. Alla fine è stata portata qui da persone che sapevano della nostra esistenza ed è stata presa in cura da noi. Ha avuto il riconoscimento dello stato di rifugiato e attualmente risiede in un centro di accoglienza e sta faticosamente cercando di ricostruirsi una vita e di far venire qui quel che resta della sua famiglia, i suoi due figli.

D. - La tortura non è qualcosa di lontano da noi e per questo è importante l’istituzione di una Giornata contro la tortura…

R. - Non dimentichiamo che in Italia, nonostante le battaglie che sono state fatte dal senso e dalle proposte di legge, ancora non esiste il reato di tortura. Nella stessa Italia ci sono stati svariati episodi di tortura, ma potremmo anche dire che le condizioni in cui, alcune volte, vengono lasciati questi profughi che arrivano da noi, prefigurano la continuazione di trattamenti inumani e degradanti.








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