2014-06-24 07:11:00

Tregua in Ucraina ma Kiev chiede arresto leader separatisti


Il presidente Usa Obama torna sulla crisi in Ucraina: in un colloquio telefonico ha chiesto al presidente Russo Putin un serio impegno per la pace o – ha assicurato – ci saranno nuove sanzioni. Un tribunale di Kiev ha emesso 11 mandati d'arresto contro altrettanti leader separatisti dell'Ucraina orientale. La decisione è arrivata dopo l’annuncio di una tregua decisa proprio insieme con gli stessi leader separatisti. Il servizio di Fausta Speranza

Tra i ricercati, il premier dell'autoproclamata Repubblica di Donetsk, Oleksandr Borodai. E proprio Borodai aveva partecipato poco prima della sentenza al vertice per una soluzione pacifica del conflitto nelle regioni sud-orientali dell'Ucraina, annunciando la tregua fino alla mattina del 27 giugno. Al vertice e nella lista nera, anche l'ex deputato del partito delle Regioni, Oleg Tsariov, che interviene per assicurare che ci saranno altri negoziati per cercare di mettere fine al conflitto tra i miliziani filorussi e le truppe di Kiev. E chiede che il prossimo turno si svolga a Sloviansk, una delle roccaforti separatiste al centro dei combattimenti degli ultimi mesi. Anche lì fucili e mortai taceranno per qualche giorno. E il cessate il fuoco riaccende le speranze che il piano di pace presentato la settimana scorsa dal presidente ucraino Poroshenko porti alla fine di un conflitto che da aprile ha provocato almeno 375 vittime.

Dei possibili sviluppi del piano di pace Fausta Speranza ha parlato con Daniele De Luca, docente di Storia delle relazioni internazionali all'Università del Salento:

R. - Serve innanzitutto che sia il presidente ucraino che il presidente russo, o meglio, i loro emissari, si siedano a un tavolo delle trattative. Mi sembra abbastanza azzardato lanciare un piano un giorno sì e l’altro pure senza che le parti in causa dialoghino. In più, bisogna vedere qual è il controllo delle due parti, ma soprattutto di una, cioè la Russia, sulle milizie che combattono contro i governativi.

D. – Infatti, Putin raccomanda a Kiev di tutelare i diritti dei filorussi e anche di interrompere qualsiasi azione militare…

R. – Sì, qui poi bisogna capire… E’ vero, bisogna salvaguardare le popolazioni filorusse, bisogna vedere però la Russia fin dove si vuole spingere: cioè vuole creare un nuovo "sistema Crimea" o vuole soltanto che in quelle aree ci siano forti autonomie e non ci siano vendette dopo il conflitto in corso? Sono domande che bisogna porsi, per capire chiaramente quali sono le intenzioni delle aree a forte presenza russa e qual è il loro futuro.

D. – Ban Ki-moon da parte sua appoggia il piano, promuove qualunque tentativo di dialogo e raccomanda la soluzione della questione umanitaria...

R. – Che forse, come al solito, l’Onu dovrebbe muoversi molto di più e in ogni caso in maniera assolutamente più decisa. Sul terreno si spara e non è di molto tempo fa l’abbattimento di un aereo ucraino. Ma anche ci sono immagini foto e prove della violenza delle risposte ucraine nei confronti delle popolazioni, e non soltanto dei miliziani, ma soprattutto delle popolazioni filorusse, e quindi a questo punto è inutile che Ban Ki-moon parli da New York. E’ necessario che si trovi un accordo all’interno del Consiglio di Sicurezza, per trovare una soluzione e affinché faccia una proposta senza aspettare che vengano fatte proposte dalle parti in causa che, in quanto tali, non sono in grado di fare una proposta oggettiva.

D. – Che dire dell’appello del presidente francese Hollande, e della cancelliera tedesca Merkel, a Putin, perché contribuisca al dialogo?

R. – Sono richieste assolutamente apprezzabili, ma che dimostrano anche una certa debolezza. Sembra strano, ma probabilmente la debolezza maggiore ce l’ha la Germania, per tutta una serie di legami che negli anni si sono sviluppati con la Russia, che sono naturalmente legami economici, energetici, e che portano i due Paesi, la Germania da una parte e la Francia dall’altra, a fare proposte, ma, poi, bisogna vedere quanta pressione possono fare questi due Paesi nel caso della Russia.








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