2014-06-24 15:53:00

Pakistan. Bhatti: speriamo nel Consiglio per i diritti delle minoranze


In Pakistan, è stato definito un passo storico: la decisione della Corte suprema di ordinare al governo di istituire  il “Consiglio nazionale per i diritti delle minoranze”. Si tratterebbe di un organismo totalmente indipendente, incaricato di monitorare e proteggere la condizione dei cittadini appartenenti a minoranze etniche e religiose, a oggi in Pakistan vittime di violenza, persecuzioni, discriminazioni, prive di qualsiasi difesa istituzionale. Soltanto nel 2013, si sono contati 81 cristiani uccisi. Soddisfazione è stata espressa dai cristiani del Paese, che però manifestano cautela, così come fa Paul Bhatti, leader dell’Alleanza delle minoranze pakistane, intervistato da Francesca Sabatinelli:

R. – La decisione di difendere le minoranze è una decisione buona, dà la speranza che anche la Corte suprema si interessi per quanto riguardi gli atti di violenza contro i cristiani. In passato, la Corte suprema non ha mai preso alcuna posizione. Questo aspetto è molto positivo e noi siamo contenti di questo. Però, per quanto riguarda l’aspetto fondamentale, io credo che al giorno d’oggi sia necessario intervenire diversamente in Pakistan contro tutta questa violenza, tutto questo odio, tutto questo estremismo. Ci sono infatti dei soggetti, cresciuti in determinate istituzioni, che vivono per morire o uccidere e lì bisognerebbe che sia la Corte suprema, sia il governo prendessero una posizione per porre fine a questi atti di violenza. Anche se noi mettiamo 50 mila soldati attorno alle chiese, non saranno sufficienti finché non riusciremo a eliminare quella mentalità, quella ideologia fanatica che in Pakistan sta crescendo giorno dopo giorno: viene fatto il lavaggio del cervello e viene insegnato l’odio contro tutte le minoranze e contro le persone che si oppongono a questa ideologia. E’ necessario, quindi, che la Corte suprema prenda posizione contro tutto questo.

D. – Il fatto che la Corte suprema, come ci diceva lei, per la prima volta si sia pronunciata in modo così netto, segna un primo passo…

R. – Sì, questo sicuramente è positivo. Tantissime volte, anche in passato, il governo aveva preso alcune decisioni e poi nella pratica le minoranze sono sempre rimaste al punto dov’erano. Poi, oggi c’è una sofferenza grande da parte delle minoranze: ci sono tantissimi casi di accuse di blasfemia o di altre false accuse, per cui tantissime persone sono in prigione. E anche qui, per queste persone non si fa nulla. Il governo non ha disposto l’arresto nemmeno di una delle persone che hanno bruciato le case, di nessuno! Ci sono riprese video, si sa chi sono i colpevoli, ma attualmente di questi colpevoli nessuno è in prigione. Anche la stessa Corte suprema aveva preso nota di questo fatto, ma non vedo nessuna azione.

D. – Da anni, si chiedeva al governo di istituire una commissione indipendente. Non si sa, a oggi, chi la comporrà. Ma secondo lei, c’è veramente la speranza che sia del tutto indipendente?

R. – Speriamo, speriamo. Finché non vedremo risultati è prematuro dirlo, perché in passato tantissime cose sono state promesse e mai fatte. Però, speriamo, ci auguriamo che questa sia la volta buona. Perché questa è la decisione della Corte suprema ed è il governo a doverla applicare. E bisogna vedere come sarà costituita questa Commissione, che valori rappresenta, quale autorità possa avere e cosa possa fare. Io sono fermamente convinto che, per portare cambiamento in Pakistan, bisogna prima di tutto cambiare il sistema educativo, il tipo stesso dell’educazione. Finché non faremo questo, continueremo a combattere contro un’ideologia e questo è un pericolo, non solo per le minoranze, ma per tutto il Pakistan.








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