2014-06-22 14:11:00

Mons. Galantino: per il Papa Chiese locali contano quanto quella universale


La netta presa di posizione di Papa Francesco contro la ‘ndrangheta alla Messa di Sibari ha trovato eco, poco prima, nelle parole di saluto rivoltegli dal vescovo di Cassano all’Jonio, mons. Nunzio Galantino, che ha detto che in Calabria la malavita organizzata “si nutre di soldi e malaffare, ma anche di coscienze addormentate”. Il presule traccia un bilancio della visita del Papa al microfono della nostra inviata, Fausta Speranza:

R. – Penso che questo invito a risvegliare le coscienze, a tener deste le coscienze, sia un invito sostanzialmente radicato nel Vangelo. Alla fine, essere cristiani vuol dire essere delle persone che consapevolmente dicono di “sì” a una proposta di amore, a una proposta di vita vissuta bene. E questo poi va coniugato giorno per giorno. E’ chiaro che, quando il Vangelo resta ai margini, quando il Vangelo resta sullo sfondo, uno sfondo molto molto lontano, quando il Vangelo diventa frasi fatte e slogan, le coscienze in quel momento non si nutrono del Vangelo, si nutrono di parole al vento.

D. – Papa Francesco è venuto in questa terra e ha dato un nome e cognome alla mafia, alla ‘ndrangheta: l’ha definita “adorazione del male”. Un messaggio fortissimo. Ora che il Papa ha lasciato questa terra, cosa rimane?

R. – Innanzitutto, a me è sembrato molto bello questo fatto, che il Papa abbia legato questa affermazione della ‘ndrangheta, o comunque la malavita, all’adorazione del male come contrapposizione all’adorazione del Cristo, del Signore, perché oggi è la festa del Corpus Domini e abbiamo utilizzato quel tipo di letture. Per cui, c’è la capacità del Santo Padre di aiutarci a leggere anche la Liturgia in maniera molto esistenziale: c’è veramente da imparare a dare carne, a dare ossa, a dare nervi alla Parola di Dio.

D. – Al cristiano, Papa Francesco ha detto: non puoi adorare Cristo e adorare il male. Alla Chiesa ha detto: dovete risvegliare la fede, che sia solidarietà, che sia carità. E alla politica ha detto: ricordatevi che l’impegno politico è servizio al bene comune…

R. – E’ chiaro che il politico, se è il politico cristiano, non può trarre ispirazioni da altro se non dal Vangelo. La Chiesa, in genere, non può trarre ispirazioni se non dal Vangelo, quando si tratta di decidere come e dove spendere le sue energie.

D. - Che dire però, mons. Galantino, della resistenza che si avverte sul territorio?

R. – Io penso che la resistenza purtroppo faccia parte della nostra natura: noi non amiamo essere scomodati, né come uomini né come credenti. Abbiamo le nostre carte da giocarci, se ce l’abbiamo, e questo basta… Invece, quando si prende sul serio il Vangelo – e il Papa ci sta invitando a fare questo – il Vangelo spariglia un po’ le carte della nostra vita. E quindi, dobbiamo muoverci diversamente.

D. - Qual è stata la risposta alla visita inaspettata del Papa?

R. – A me intanto piace dire una cosa, proprio guardando a quello che è successo – la mia venuta qui a Cassano, oppure la chiamata adesso a essere segretario della Cei e il modo in cui il Santo Padre mi ha chiamato e ha voluto, come ha detto lui stesso, venire qui per chiedere scusa. Questo dice una cosa molto importante e cioè che per il Santo Padre non vale soltanto la Chiesa universale, la Chiesa italiana, perché la Chiesa universale e quella italiana si nutrono delle Chiese particolari, si nutrono della chiesa diocesana. E qui, il Papa ci ha anche dimostrato come non bisogna cedere a una concezione anche ideologica e burocratizzata della Chiesa. Diciamocelo con franchezza: il Papa poteva tranquillamente dire: “Tu mi servi da un’altra parte e domani mattina vai da un’altra parte”. Invece, me lo ha chiesto e abbiamo insieme continuato a pensare che si potesse fare l’una e l’altra cosa. Lui, pur riconoscendo la fatica che questo comporta, ha detto: voglio ugualmente dire qualcosa a questa piccola comunità, perché inevitabilmente dovrà affrontare delle difficoltà, dovrà affrontare dei disagi. Quindi, anche lì io ci vedo un modo di concepire la Chiesa, una ecclesiologia precisa: la Chiesa non è una grande organizzazione dove bisogna sacrificare tutto. No, non si può sacrificare tutto! Non si può sacrificare l’affetto, la relazione, le presenze… Non si sacrificano queste cose. E il Papa questo ci ha insegnato.








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